Gianfranco Pasquino

Gianfranco Pasquino

professore emerito di Scienza politica.

Consenso

Consenso, non solo in politica, significa accettazione e approvazione, di regole e leggi, di decisioni e comportamenti. Il consenso viene dal basso, ma deve essere conquistato da coloro che stanno in alto ovvero vogliono arrivarci e restarci, di solito il più a lungo possibile. Costoro, i politici, soprattutto quelli che non hanno altro mestiere, si curano del consenso, in tempi recenti lo agognano in maniera ossessiva e spasmodica. La campagna elettorale permanente è per l’appunto il prodotto e, al tempo stesso, lo strumento con il quale rincorrono, cercano di catturare e di ingabbiare il consenso del popolo, dell’opinione pubblica, dei mass media.

Partiti sopravvissuti. Da democratizzare

Non possono esistere partiti senza democrazia né democrazia senza partiti. La crisi di identità in cui questi ultimi sembrano sprofondati è in gran parte frutto della loro scarsa capacità di rinnovamento, di cui l’incompiuta democratizzazione è un elemento determinante. Molto può essere fatto intervenendo sul fronte normativo per regolamentare la vita e il funzionamento interno dei partiti. Ma non basta. Occorre agire anche sul terreno elettorale, dove solo un sistema maggioritario basato su collegi uninominali potrebbe essere in grado di allargare la partecipazione e il confronto a tutti i cittadini, favorendo una effettiva democrazia di partito e di sistema.

Le diverse forme della critica alla politica

L’antipolitica, fenomeno carsico della storia italiana, ricompare assumendo forme ed espressioni sempre diverse. A partire dal fascismo fi no al quarantennio nel quale DC e PCI occuparono gli spazi di governo e opposizione, essa ha continuato a scorrere sotto la superfi cie della politica. Grillo non è oggi la causa dell’antipolitica, tuttavia la sfrutta sapientemente da consumato “imprenditore politico”. Per fronteggiare la sua sfi da occorrerebbe attuare una impegnativa riforma della legge elettorale basata su collegi uninominali.

Il buon esempio delle primarie democratiche

All’inizio dell’autunno 2003 nessuno dei corrispondenti italiani dagli Stati Uniti, la maggior parte dei quali competenti e brillanti, rinunciò a scrivere una serie di accorati articoli su «Biancaneve e i sette nani», anche incoraggiato dai commenti della stampa statunitense. Naturalmente, Biancaneve era la senatrice democratica dello Stato di New York Hillary Rodham Clinton e i sette nani i candidati democratici che si apprestavano a entrare nella kermesse delle primarie. Biancaneve li avrebbe guardati con occhio incuriosito e persino affettuoso, e poi sarebbe «scesa in campo» lei stessa per evitare il disastro del Partito democratico.