Silvia Colombo

Silvia Colombo

è Senior Fellow allo IAI-Istituto Affari Internazionali.

I movimenti islamisti tra crisi interne, pluralizzazione e tendenze post islamiste

A vent’anni dall’11 settembre 2001, dallo shock degli attacchi terroristici di matrice jihadista sul suolo americano, dall’avvio della guerra al “terrore”, dalle ultime in ordine di tempo esperienze americane di esportazione della democrazia con le armi in Afghanistan e Iraq, dall’avverarsi dello “scontro di civiltà” e dalle campagne di demonizzazione nei confronti dell’Islam ciò che sta accadendo in Afghanistan in questi mesi e settimane suona come il rintocco della campana che segna la fine di un’era. Un’era in cui gli Stati Uniti in particolare ma in generale tutto il mondo cosiddetto occidentale avevano cercato di mettere in atto quella che sembrava l’unica strategia possibile per difendersi dalla forza materiale e ideologica – penetrante, violenta e totalizzante – dell’estremismo di matrice islamista incarnato dai talebani e da al Qaeda prima e dalle varie manifestazioni dell’ISIS poi.

La crisi libica nel contesto regionale: dinamiche, attori e prospettive

Le ripercussioni della crisi libica si propagano ben oltre i confini del paese nordafricano e investono gli Stati vicini, in primo luogo Egitto e Tunisia – dove si estendono le attività terroristiche dello Stato Islamico e degli altri gruppi jihadisti che si addestrano in Libia –, per arrivare in Europa, dove è in corso una gravissima crisi migratoria, che ha proprio sulle coste libiche uno dei suoi epicentri. Il rischio, qualora l’esito del debole processo negoziale condotto dalle Nazioni Unite non sia positivo, è che la Libia diventi uno Stato fallito, mettendo a repentaglio la sicurezza dell’intera regione.