Arturo Varvelli

Arturo Varvelli

è Senior Policy Fellow all’ECFR.


Libia, una crisi a più livelli

Nonostante gli sforzi diplomatici degli ultimi mesi da parte degli europei e della Germania in particolare, l’attuale confronto militare in Libia sembra destinato a non risolversi nel breve periodo. L’attacco alla capitale libica il 4 aprile 2019 da parte del Libyan National Army (LNA) di Khalifa Haftar non ha sortito l’effetto sperato, ossia quello di una rapida presa di Tripoli. In tutti questi mesi le milizie della capitale hanno dapprima fatto resistenza, prendendo tempo per organizzarsi e coordinarsi; poi, hanno iniziato a contrattaccare, riportando risultati positivi a Tarhouna e Gharyan, i due avamposti di Haftar vicino a Tripoli.

La penetrazione dello Stato Islamico in Sirte e Cirenaica

Lo Stato Islamico ha trovato nel paese nordafricano un terreno fertile per la propria espansione, anche se, a differenza dell’Iraq e della Siria, in questo caso non è possibile parlare di effettive conquiste territoriali. In Libia, infatti, l’IS ha approfittato della presenza di gruppi jihadisti radicali, che sono stati reclutati dal califfato. La diffusione di movimenti e rivendicazioni jihadiste, tuttavia, non va ricondotta a un reale estremismo religioso, quanto alla ricerca di un canale per l’espressione delle insoddisfazioni causate dalla drammatica situazione politica e socioeconomica del paese. Qualunque sia l’esito dei negoziati condotti dall’ONU è improbabile che nel breve periodo la Libia venga stabilizzata e persiste il pericolo di un’alleanza funzionale fra i diversi gruppi islamisti radicali presenti nel paese.

La pericolosa transizione della Libia

La morte dell’ambasciatore americano in Libia Chris Stevens nel consolato americano di Bengasi il 12 settembre scorso, alla vigilia della nomina del nuovo premier libico, apre nuove e inquietanti prospettive sulla transizione politica della Libia post Gheddafi. Nonostante le elezioni per il Congresso nazionale tenutesi il 7 luglio 2012 abbiano avuto un relativo successo, la stabilità e il futuro della Libia appaiono ancora molto incerti. Il primo presupposto per una transizione pacifica e democratica, cioè l’affermarsi di condizioni di sicurezza sufficienti al mantenimento della pace e dell’integrità territoriale – derivanti dal monopolio dell’uso della forza da parte dello Stato – non è ancora soddisfatto. Inoltre, diversi fattori disgreganti o centrifughi, quali la presenza delle milizie, l’opposizione degli ex gheddafiani e la crescente minaccia terroristica, sembrano porre sfide di difficile soluzione.