Mario Del Pero

Mario Del Pero

insegna Storia internazionale all’Institut d’études politiques-Sciences Po di Parigi.

Stati Uniti e Cina: una nuova strategia del “contenimento”?

La relazione con la Cina costituisce oggi la chiara priorità strategica, politica e in una certa misura elettorale che pare informare l’azione internazionale dell’Amministrazione Biden. Relazione, si afferma, nella quale vi sono spazi ancora possibili di collaborazione – pensiamo ad esempio all’iniziativa globale e multilaterale contro il cambiamento climatico – ma in cui l’aspetto competitivo e antagonistico sarebbe divenuto ormai predominante. E competizione, questa tra le due potenze superiori del sistema internazionale, che Washington sembra interpretare in chiave sempre meno amichevole e collaborativa; nella quale prevale (e si ostenta) il convincimento che si debba agire con fermezza nel contrastare Pechino, contenendone l’influenza e limitandone la capacità di condizionamento dell’ordine mondiale.

 

La politica estera dell’Amministrazione Biden: quali prospettive?

Cala il sipario sull’Amministrazione Trump. E su di una politica estera caratterizzata, almeno formalmente, da una rottura radicale rispetto alla tradizione dell’internazionalismo statunitense. Nel lessico abborracciato e primitivo di Donald Trump, ma anche nei principali documenti strategici della sua Amministrazione (a partire dalla National Security Strategy del dicembre 2017), il messaggio di questi ultimi anni è stato essenziale e semplice: a chi guida gli Stati Uniti spetta il compito di recuperare la sovranità dolosamente perduta attraverso politiche unilateraliste, centrate sulla chiara definizione dell’interesse nazionale, l’impegno a perseguirlo senza remore e la consapevolezza che quella internazionale è un’arena brutale e competitiva, un gioco a somma zero contraddistinto dalla presenza, netta e inequivoca, di antagonisti certi, su tutti Cina, Russia e Iran.

 

I nove di Little Rock e la questione razziale negli Stati Uniti

Volgendo lo sguardo indietro si può vedere quanto il percorso di integrazione razziale negli Stati Uniti sia stato lungo, contorto e faticoso. Di questo percorso – che a giudicare dalle reazioni all’elezione di Obama e da alcune delle spinte che hanno portato Trump alla presidenza è lontano dal compiersi – è una tappa importante l’episodio che nel 1957 ha riguardato la battaglia di nove studenti afroamericani di Little Rock per vedere riconosciuto il loro diritto all’istruzione su un piano di parità con i coetanei bianchi. Cosa ha rappresentato questa vicenda per la storia delle forze progressiste americane e non solo?

Le elezioni di mid-term 2014: un referendum sull'operato di Obama

Le elezioni di metà mandato dello scorso novembre hanno fatto registrare una sconfitta del Partito democratico americano più grave di quanto si temesse. La mancata percezione da parte dell’elettorato dei benefici della ripresa economica, le controverse scelte di Obama in politica estera e la disaffezione degli americani verso la politica e i suoi rappresentanti, in primis il presidente, sono le principali ragioni dell’esito negativo di una tornata elettorale che gli avversari repubblicani hanno trasformato in una sorta di referendum sull’operato di Obama. Quali lezioni è possibile trarre da questo voto in vista delle presidenziali 2016?

Obama, la crisi ucraina e le relazioni tra Russia e Stati Uniti

Una delle priorità della politica estera dell’Amministrazione Obama era il rilancio delle relazioni con la Russia. Lo scoppio della crisi ucraina ha rivelato, però, quanto fragili fossero le basi di questo tentativo di “reset”, come dimostrato anche dallo scarsissimo volume di scambi commerciali tra i due paesi. La reazione americana alla crisi – sulla quale hanno pesato fattori come un inconscio riflesso anti-russo, il legame con la nuova Europa postcomunista, il peso di un internazionalismo liberale e interventista e timori di ordine geopolitico – ha raccolto un consenso unanime all’interno degli USA, ma rischia adesso di acuire ulteriormente lo scontro tra le due potenze.

Obama: le ragioni della vittoria e gli scenari futuri

Il successo di Obama, più ampio delle attese, è frutto sì della efficace strategia elettorale messa in campo dal candidato democratico, ma soprattutto della capacità di quest’ultimo di rispondere ai cambiamenti culturali e demografi ci che stanno alterando lo scenario politico ed elettorale americano e che i repubblicani, ormai relegati a partito dei maschi bianchi, non riescono a intercettare e rappresentare. È alle attese di questo elettorato, composto di minoranze, donne e giovani, che Obama dovrà rispondere nel suo secondo mandato.

Occupy Wall Street

Il movimento Occupy Wall Street probabilmente non sopravvivrà a lungo. Esso tuttavia ha avuto il merito di iniziare alla politica una nuova generazione di americani e di riportare al centro del dibattito politico statunitense una questione troppo a lungo trascurata: quella dell’enorme crescita delle diseguaglianze.

Quanto è fragile l’egemonia statunitense?

A dieci anni di distanza dagli attentati dell’11 settembre 2001 studiosi ed esperti continuano a interrogarsi sul reale impatto di quell’evento. Sui suoi effetti sulle relazioni internazionali così come sulla politica estera degli Stati Uniti. | Di Mario Del Pero per il focus "A dieci anni dall’11 settembre" del numero 7/2011.

Politica, parole e violenza

Il confronto politico negli Stati Uniti è sempre stato aspro, ma l’ulteriore deterioramento e imbarbarimento cui si assiste in questo periodo, possono essere spiegati, secondo Mario Del Pero, dalle nuove forme di comunicazione e dalla difficile situazione economica e sociale in cui versa il paese.

Ma Obama è ancora alla fase 1...

Mario Del Pero commenta l'articolo di Robert Kagan, America: Once engaged, now ready to lead, apparso sul “Washington Post” lo scorso 1° ottobre.