Italianieuropei 8/2012
Italianieuropei 8/2012

Agenda

Un ruolo per le banche

Focus

Lo sviluppo delle città

In questo numero

Incontri dei leader europei e dichiarazioni in difesa dell’euro si sono susseguiti frenetici per tutta l’estate e c’è ora grande attesa per il pronunciamento della Corte costituzionale tedesca del prossimo 12 settembre. La palla è quindi, di nuovo, in mani tedesche, e la Germania, per l’ennesima volta dall’inizio della crisi, si trova a dover decidere quali margini di flessibilità è disposta a concedere pur di offrire una chance di futuro alla moneta unica europea.

il Sommario

l' Editoriale

Editoriale 8/2012

La morsa della crisi non accenna ad allentare la sua presa. Le giornate di fine luglio in cui scriviamo queste pagine sono segnate, nuovamente, dall’andamento altalenante delle borse e degli spread e dal rapido susseguirsi di momenti di drammatica tensione cui si alternano rimbalzi e schiarite. Gli incontri fra i rappresentati delle principali istituzioni economiche comunitarie e nazionali si susseguono a ritmo serrato e, dopo gli importanti passi avanti registrati al Consiglio europeo dello scorso 28 giugno, il pressing diplomatico dei governi di Parigi, Madrid e Roma su Berlino, affinché sia data al più presto concreta attuazione alle misure concordate, si è fatto più intenso e pare dare i primi risultati.

gli Articoli

Prima pagina. La Germania e la crisi europea

La crisi di senso del progetto europeo

di Angelo Bolaffi

Avrebbe dovuto essere lo strumento per aiutare l’Europa a compiere il passo decisivo verso la sua unione e invece l’ha gettata nella crisi più grave della sua storia. Avrebbe dovuto avvicinare i popoli d’Europa, dando loro quello che mai avevano avuto in comune e, invece, li sta nuovamente mettendo “l’un contro l’altro armati”. L’euro, che avrebbe dovuto simboleggiare la raggiunta concordia europea, si sta rivelando fattore di divisione e di inimicizia: davvero una moneta della discordia. Come è stato possibile arrivare a questo punto? Cosa è successo per far sì che la moneta della “nuova unione” si sia trasformata in fattore di disunione?

Prima pagina. La Germania e la crisi europea

La Germania dietro le apparenze

di Beda Romano

La crisi debitoria ha rafforzato, o quanto meno confermato, molti pregiudizi nazionali, lasciando intravedere anche un crescente sentimento antitedesco in Europa. L’atteggiamento della Germania, che ai più appare intransigente e insensibile, presenta invece maggiori complessità: ha radici economiche e sociali, politiche e morali; incrocia l’amore per l’ordine, l’incapacità a gestire gli imprevisti, la necessità di prevedere il futuro e, forse, anche un moralismo della vita pubblica che altri paesi hanno probabilmente perso.

Prima pagina. La Germania e la crisi europea

La Germania, la crisi europea e i fantasmi del passato

di Vincenzo Visco

La Germania persiste, per ragioni di carattere economico, culturale e politico, nell’attribuire la responsabilità della crisi in corso all’eccesso di debiti pubblici, mentre è ormai noto come essa dipenda da quelli privati, contro cui l’austerità fi nora praticata risulta inutile e dannosa. È opportuno che il governo tedesco rinunci alla politica seguita fi nora e ispirata al motto “Deutschland über alles”, impraticabile nel mondo globalizzato anche per la potente Germania e che rischia di trasformarla, ancora una volta, nella causa della rovina dell’Europa.

Agenda. Un ruolo per le banche

Banche europee e debiti sovrani

di Edoardo Reviglio

C’è un fatto di grande rilievo, non ancora emerso pienamente nella crisi dell’eurozona, che potrebbe riequilibrare i rapporti fra paesi virtuosi e non, all’interno dell’Unione. Germania, Francia e paesi scandinavi sono certamente più virtuosi dal punto di vista fiscale, ma non lo sono affatto con le proprie banche, tanto che, se dovessero mettere mano alla questione con soldi pubblici, il loro debito si avvicinerebbe rapidamente a quello italiano. D’altra parte, le banche italiane hanno già fatto i loro “compiti” sul fronte del capitale senza (quasi) nulla chiedere ai contribuenti. Il loro problema è dato soprattutto dai titoli sovrani, perlopiù italiani. E allora, su questa base, è possibile tentare un compromesso a livello europeo.

Agenda. Un ruolo per le banche

Dalla crisi del debito privato a quella del debito pubblico

di Costanza Russo

Le banche svolgono un ruolo cruciale nel sistema economico e il rischio che alcune di esse potessero fallire ha indotto i governi a intervenire in aiuto degli istituti in crisi e a emettere nuovi titoli di debito per finanziare i piani di salvataggio. Si è innescata così una spirale perversa, per cui la crisi delle banche ha alimentato quella dei debiti sovrani e sta ora estendendo i suoi effetti all’economia reale e all’euro. La storia ci insegna che le crisi bancarie sfociano in crisi sovrane, che gli effetti sull’economia sono sempre gravi in termini di calo dell’occupazione, riduzione del credito e della crescita, e che colpiscono direttamente i cittadini. La storia insegna ma – come sosteneva Gramsci – non ha scolari.

Agenda. Un ruolo per le banche

Quale missione per le banche nel nuovo ordine economico mondiale?

di Ettore Gotti Tedeschi

Il tentativo degli ultimi trent’anni di sostenere il tasso di crescita del PIL nonostante il bassissimo incremento demografico ha portato alla crisi delle economie occidentali, cui gli Stati hanno cercato di reagire con varie strategie, tra le quali l’austerità, che però produce il più delle volte recessione. Eppure il nostro paese dispone di una risorsa formidabile, il risparmio degli italiani, che, se opportunamente investita, potrebbe rilanciare la nostra economia e risolvere molti degli attuali problemi.

Agenda. Un ruolo per le banche

Miti e realtà della crisi finanziaria

di Carlo Pinzani

Nonostante siano passati ormai cinque anni dall’inizio della crisi finanziaria – le cui cause possono essere in buona parte ricondotte alla progressiva deregulation dei mercati promossa dal neoliberismo e al suo più pericoloso prodotto, l’abnorme espansione degli strumenti finanziari derivati – la cultura neoliberista pare essere ancora egemone, almeno in Occidente. I risultati nefasti di trenta anni di fiducia incrollabile nella razionalità dei mercati e nella perniciosità degli interventi pubblici sono evidenti. È giunto il momento, per tutti i responsabili politici, di fare la loro parte.

Agenda. Un ruolo per le banche

Salvataggi, risanamenti e riforme

di Paolo Baratta

Delle tre fasi in cui vengono tradizionalmente affrontate le crisi bancarie, salvataggio, risanamento e riforma, l’ultima non è ancora stata attivata per quella in corso. La riforma deve introdurre una separazione tra tipi di intermediari sulla base delle operazioni attive autorizzate. Si formula poi la proposta del tutto innovativa della formazione di una banca centrale pubblica finalizzata alla regolazione delle amministrazioni pubbliche e delle loro public utilities. Un nuovo ruolo per la Cassa depositi e prestiti?

Agenda. Un ruolo per le banche

Le banche italiane: motore di sviluppo o settore in crisi?

di Alessandro Carpinella

Alla diffusa retorica che assegna alle banche il compito salvifico di iniettare risorse nell’economia per farla “ripartire”, si aggiunge in Italia quella secondo la quale le banche nazionali starebbero attraversando la crisi meglio di quelle europee, e sarebbero, quindi, più colpevoli di renitenza alla crescita. Si tratta di un assunto debole: il settore bancario italiano ha le sue fragilità (qualità del credito bassa, modelli distributivi costosi, vasta “questione del lavoro”, irrisolto nodo della proprietà) e dovrà affrontare un complesso percorso di ristrutturazione industriale nei prossimi anni. Ci attende, probabilmente, una fase di assestamento economico caratterizzato da bassi tassi di crescita del credito all’economia. E forse non sarà un male.

Focus. Lo sviluppo delle città

Sviluppo urbano e crisi ecologica

di Roberto Della Seta

Il torrenziale sviluppo urbano degli ultimi decenni ha ingigantito, talvolta determinato, problemi ambientali legati al consumo di risorse naturali, all’inquinamento, alla produzione e alla difficoltà di smaltimento dei rifiuti: problemi che investono, pur con caratteri assai diversi, sia i paesi più poveri dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia, sia l’Occidente e il mondo industrializzato. La salvezza del nostro pianeta dipenderà, nei prossimi anni, da come cambieremo le nostre città.

Focus. Lo sviluppo delle città

Architettura e paesaggio: alcune considerazioni

di Vittorio Gregotti

L’architettura non è altro che l’intervento dell’uomo sul paesaggio e compie pienamente il suo ufficio solo quando il luogo su cui si è intervenuti non è più pensabile senza le modifiche che esso ha subito. La relazione tra infrastrutture e paesaggio è dunque un aspetto fondamentale di ogni operato architettonico e ha orientato, ad esempio, il progetto della nuova Università della Calabria. Tuttavia, il declino della “civilisation machiniste” ha avviato una crisi delle arti contemporanee che investe la stessa architettura.

Focus. Lo sviluppo delle città

Il paesaggio postmoderno: un problema italiano

di Franco Purini

Il restauro, la produzione e la rappresentazione del paesaggio sono le strade da percorrere per recuperare il trentennale ritardo dell’architettura e dell’urbanistica italiane nei confronti di quelle europee, dalle quali non si potrà ormai prescindere. Il postmodernismo e la globalizzazione pongono infatti problemi che devono essere affrontati con urgenza prima che il nostro diventi un paese senza paesaggio.

Focus. Lo sviluppo delle città

La città degli architetti e quella di chi vi abita

di Paolo Desideri

Il divario tra la sensibilità degli architetti che costruiscono le case e quella della gente che deve abitarvi è ormai divenuto incolmabile e dipende tanto dalla drastica diminuzione della domanda di architettura di qualità, quanto dal diffuso individualismo dell’uomo contemporaneo. Questa impasse ha di fatto coinvolto il mercato della progettazione, ormai stagnante, il cui rilancio è legato all’impiego di capitale privato nei grandi processi di trasformazione urbana, sino a un suo necessario uso anche nelle opere pubbliche.

Focus. Lo sviluppo delle città

Politiche urbane e modernizzazione delle città. Gli accordi in funzione urbanistica

di Paolo Urbani

Tra i mutamenti che hanno coinvolto l’ordinamento urbanistico vi è la figura dell’“accordo in funzione urbanistica” introdotto dall’articolo 11 della legge 241/1990. Si tratta della maggiore innovazione nel settore, poiché l’urbanistica da “autoritativa” diviene “contrattata”. Alcuni aspetti, tra i quali, in primis, la “riconversione urbana”, sono alla base di questa svolta legislativa. Tuttavia, bisogna porre attenzione a che interesse pubblico e interesse privato mantengano un equilibrio adeguato.

Focus. Lo sviluppo delle città

Le città del mondo: prove di futuro

di Livio Sacchi

Da Singapore a Stoccolma, da Istanbul a New York, dagli Emirati Arabi Uniti alla Scozia sono molti gli esempi di nuove soluzioni ecosostenibili al vivere urbano. L’irreversibile e veloce processo di inurbamento, infatti, presenta una sfida per le città che dovranno in futuro affrontare i problemi connessi alla crescita demografica nel pieno rispetto dell’ambiente.

Focus. Lo sviluppo delle città

La città come sistema autosostenibile: dall’approccio ecologico a quello paesaggistico

di Alessio D’Auria

La città rappresenta un ecosistema caratterizzato da un flusso costante di materia ed energia in entrata e in uscita, il cui bilancio finale è però, a differenza di quanto avviene per l’ecosistema naturale, sempre squilibrato. Considerare il fenomeno urbano dal punto di vista del suo rapporto con le risorse naturali vuol dire quindi fare i conti con il suo essere attualmente un sistema dissipativo di risorse. La sfida urbana del XXI secolo sta nel saper invertire questa tendenza, combinando il miglioramento della qualità della vita con il raggiungimento di un equilibrio più sostenibile fra sistema urbano e ambiente di riferimento.

Focus. Lo sviluppo delle città

Crisi della cultura urbanistica e nuove realtà metropolitane

di Margherita Petranzan

La crisi dell’urbanistica italiana è dovuta tanto al venir meno del rapporto tra la cultura e la politica, quanto a una mentalità ancora non al passo con le principali realtà europee e che non vuole riconoscere nelle migrazioni di gruppi sociali una risorsa. Anche i contrasti fra Stato e Regioni in ambito normativo e il mancato avviamento della riforma delle città metropolitane contribuiscono alla crisi. Una soluzione potrebbe venire dall’attivazione di un ministero per le Città, di cui si delineano qui alcuni compiti.

Focus. Lo sviluppo delle città

Conservare la città

di Paolo Marconi

Nell’immaginario collettivo i terremoti possono essere associati agli eventi bellici per il desiderio che generano di rimozione collettiva dell’evento tragico attraverso la volontà di ricostruire ciò che è crollato “com’era e dov’era”. Compito degli architetti è quello di cimentarsi con la ricostruzione degli edifici più prestigiosi e più cari agli abitanti dei centri urbani abbandonati o terremotati, rimediando a eventuali errori tecnici di costruzione e rifacendoli meglio di come furono realizzati in condizioni di povertà e d’ignoranza.

Focus. Lo sviluppo delle città

Vivere nella città sotto il segno della globalizzazione

di Anna Lazzarini

La globalizzazione ha trasformato radicalmente i paesaggi urbani. La rete modifica i processi di produzione, diffusione e scambio, l’articolazione spazio-temporale, le forme della comunicazione e della cultura. La città è il luogo in cui queste trasformazioni si rendono visibili, è il contesto privilegiato in cui si intersecano locale e globale, luoghi e flussi. Ma sono soprattutto gli spazi pubblici, da sempre i luoghi in cui l’esperienza urbana si dispiega, a concentrare contraddizioni, ambivalenze e potenzialità che questi processi portano con sé.

Focus. Lo sviluppo delle città

La città e la rivoluzione informatica

di Antonino Saggio

Il passaggio dalla città industriale a quella informatica – in cui la rete ha preso il posto della catena di montaggio, la mixité ha sostituito lo zoning, il computer la macchina e la narrazione la monofunzionalità – ha avuto tra le sue conseguenze anche la dismissione di vaste aree che l’architettura contemporanea ha il dovere di recuperare e rivalorizzare in sintonia con le esigenze attuali. Un esempio, in tal senso, è il progetto della Urban Green Line.

Focus. Lo sviluppo delle città

Le politiche per la città: un approccio di genere

di Chiara Sebastiani

Le politiche urbane hanno ricadute diverse su uomini e donne: esse riflettono rapporti di genere, ovvero differenze di ruoli basate sul sesso, nascoste da una presunta neutralità. Ciò vale in particolare per la pianificazione urbana. Un approccio di genere alle politiche urbane non corrisponde solo a principi di equità ma contribuisce alla costruzione di una città migliore per tutti.

Focus. Lo sviluppo delle città

Piano pubblico, progetti privati: una possibile sintesi tra pianificazione e mercato

di Riccardo Conti

In merito alle politiche urbane, l’ultimo decennio è stato caratterizzato, in Italia, dal progressivo abbandono della programmazione, dalla rinuncia a politiche strutturate e dall’asservimento dell’azione pubblica alle dinamiche della rendita. Se la ricetta fondata sul binomio “piano-capitale pubblico” propria della città “socialdemocratica” non appare oggi più credibile, non è certo desiderabile sostituirla con l’accoppiata “mercato-progetto”. Nuove forme di partenariato pubblicoprivato possono rappresentare la chiave per sviluppare efficaci politiche di rinascita urbana.

Focus. Lo sviluppo delle città

Perché creare un’agenzia nazionale di rigenerazione urbana

di Giovanni Caudo

Il rilancio delle città italiane deve partire da due presupposti fondamentali: da un lato, riappropiarsi della città abitata, bloccando il fenomeno dell’espansione illimitata delle aree urbane ed eliminando l’inquinamento dovuto agli spostamenti, e, dall’altro, contrastare la finanziarizzazione immobiliare. I Comuni, che pure hanno già fatto molto, non sono da soli in grado di svolgere questo compito. La dismissione del Fondo immobiliare nazionale avviata di recente potrebbe offrire il destro per la creazione di un’agenzia nazionale di rigenerazione urbana: essa costituirebbe l’auspicato collegamento tra le città e il governo centrale.

Focus. Lo sviluppo delle città

Politiche urbanistiche e politiche energetiche: allineare finalità e strategie

di Stefano Stanghellini

La strategia di rigenerazione urbanistica, ovvero di riqualificazione delle aree degradate, che, malgrado le difficoltà di attuazione, va privilegiata rispetto al consumo di suolo extraurbano, attraversa una fase di stasi a causa della forte crisi economica e della vetustà e inadeguatezza degli strumenti di indirizzo utilizzati. Ispirandosi all’esempio fornito dalle più innovative esperienze realizzate nel campo della politica energetica, è possibile immaginare nuove formule e dispositivi normativi di incentivazione a un più corretto ed equilibrato utilizzo del bene “suolo”.

Dizionario Civile

Notizia

di Fiorenza Sarzanini

Una fotografia può trasformarsi in una notizia: basta uno scatto, l’occhio che cattura un gesto, una faccia o un avvenimento. Si deve fissare il dettaglio che lentamente prende forma, si arricchisce e si materializza. Proprio da qui, dall’importanza di un’immagine – che spesso vale più di tante parole – bisogna partire per comprendere che cosa è davvero una notizia. Tutto quello che interessa i cittadini è una notizia. Non importa che sia totalmente inedita; fondamentale è che le informazioni fornite siano autentiche e chiare. Meglio ancora se l’insieme degli elementi serve a spiegare in maniera completa ciò che sta accadendo, sfruttando al meglio la descrizione di retroscena utili a comprendere che cosa ha determinato un fatto.

I libri di Italianieuropei

L’ineguaglianza tra economia e politica. Recensione a Joseph E. Stiglitz, The Price of Inequality,

di Sergio Fabbrini

Quali sono le ragioni che hanno condotto a una drammatica ineguaglianza nei principali paesi occidentali – e negli Stati Uniti in particolare? Il volume del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz costituisce una formidabile e documentata critica delle politiche di deregolamentazione dei mercati (definite generalmente come neoliberiste, da non confondere con neoliberali) che sono state introdotte prima negli Stati Uniti e poi in Europa negli anni Ottanta del secolo scorso. Secondo Stiglitz, negli Stati Uniti, l’esito di quelle politiche è stato una drammatica redistribuzione del reddito a favore dell’1% “super ricco” della popolazione, con relativo impoverimento del rimanente 99%.