Editoriale. Vero e verosimile

Di Italianieuropei Lunedì 26 Settembre 2011 17:20 Stampa
Editoriale. Vero e verosimile Illustrazione: Marina Sagona


«La verità vince sempre» dichiarò pochi mesi fa il presidente del Consiglio. Un’affermazione che, in questo inizio settembre segnato dalla corsa del paese lungo l’orlo del baratro, ha il sapore della beffa, della terribile profezia che si avvera. Quanta falsità e ignoranza erano contenute nelle parole di chi, per mesi, ci ha raccontato che la crisi finanziaria internazionale non avrebbe avuto ricadute sull’economia italiana, che la crisi non era reale ma psicologica, che «stiamo meglio degli altri», che il momento peggiore era ormai alle spalle e che l’Italia l’aveva superato forte dei suoi solidi fondamentali economici? Tanta, si direbbe a giudicare dall’entità delle manovre finanziarie che il Parlamento ha dovuto varare in questi mesi e dai continui aumenti dello spread con i titoli di Stato tedeschi.

I dati allarmanti sulla situazione economica del paese, sulla sua scarsa crescita, sull’aumento delle diseguaglianze, sul crollo dei consumi delle famiglie e del fatturato delle aziende, sull’aumento della disoccupazione, della sottoccupazione, della precarizzazione diffusi negli scorsi mesi dalle fonti più diverse (dal Centro Studi Confindustria all’IRES-CGIL, passando per la Banca d’Italia, l’Istat e la Caritas diocesana) sono stati sistematicamente ignorati. Scientemente ignorati. Eppure nessuno, nel governo, si è sottratto all’esercizio retorico della citazione dei dati, allo snocciolare numeri evidentemente scelti ad arte per sostenere la tesi che tutto andasse per il meglio, che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi, che il malessere così diffuso tra fasce tanto ampie della popolazione fosse frutto di un’errata percezione della realtà.

La menzogna alimentata dall’occultamento e dall’uso strumentale dei dati si è così trasformata in propaganda. Quella propaganda di cui sempre si nutre il populismo, e che dal punto di vista del consenso – va riconosciuto – ha dato i suoi frutti; almeno fino a quando la verità – che, appunto, vince sempre – non ha mostrato il conto, rivelando quanto distorta fosse la descrizione della realtà che ci veniva propinata.

Sarebbe però sbagliato pensare che gli esiti degli eventi di questi giorni siano sufficienti a renderci immuni dal rischio di ricadere in futuro nel medesimo errore. Crediamo possa essere utile invece portare la riflessione più a monte, interrogarci sul rapporto esistente fra la realtà e la percezione che di essa hanno e riportano i media, gli intellettuali, la politica.

I temi che questa riflessione richiama sono molteplici: in prima battuta entrano in gioco le modalità di conoscenza della realtà, la capacità dei dati – per come essi vengono raccolti, analizzati, riportati, diffusi – di rappresentarla. E poi, cosa ancora più importante, entrano in gioco le modalità di interpretazione di questa “fotografia”: in che misura l’elaborazione di una chiave interpretativa della realtà è frutto di una sua reale conoscenza (ammesso, appunto, che questa sia possibile) o di una sua preconcetta e strumentale mistificazione? Da queste riflessioni su “Vero e verosimile” vogliamo partire per provare a ritrovare la strada, per capire cosa fare, come agire per tirare fuori il paese dal pantano in cui sta affondando e in cui rischia di morire.