Italianieuropei 9/2011
Italianieuropei 9/2011

Agenda

Integrazione e identità

Focus

Le infrastrutture: una scelta strategica

In questo numero

La scelta del leader non è mai cosa da poco. In quest’epoca di estrema personalizzazione della politica, però, le qualità dello sfidante di Berlusconi o di chi verrà dopo di lui faranno la differenza. Sulle modalità per la scelta del candidato del centrosinistra, e in particolare sullo strumento delle primarie di coalizione, i pareri si dividono e lo scontro diviene aspro. Una riflessione su pregi e difetti delle primarie è quindi quanto mai opportuna. 

il Sommario

l' Editoriale

Editoriale 9/2011

La scelta del leader non è mai cosa da poco. In quest’epoca di estrema personalizzazione della politica, però, le qualità dello sfidante di Berlusconi o di chi verrà dopo di lui faranno la differenza. Sulle modalità per la scelta del candidato del centrosinistra, e in particolare sullo strumento delle primarie di coalizione, i pareri si dividono e lo scontro diviene aspro.

gli Articoli

in Copertina. Quale modello per le primarie?

Non è un concorso di bellezza per aspiranti premier

di Nichi Vendola

La crisi economica sta mettendo a dura prova le democrazie europee; la situazione “di emergenza” sembra giustificare lo smantellamento dello Stato sociale e avalla derive populiste. Di fronte a un tale scenario i cittadini chiedono a gran voce di essere ascoltati: serve un comune impegno per rigenerare il tessuto morale e civile della politica.

in Copertina. Quale modello per le primarie?

La mistica dei gazebo

di Michele Prospero

Le primarie, e in particolare le primarie di coalizione, non sempre sono simbolo di una politica aperta e partecipata; esse sembrano rispondere a una declinazione leaderistica della politica, che può creare disordine nel rendimento delle istituzioni di rappresentanza. Ecco perché può essere utile, come invocato da più parti, apportare validi correttivi per arginare rischi e inconvenienti di questo strumento, valutandone l’utilità e mantenendo distinte le figure degli iscritti e degli elettori.

in Copertina. Quale modello per le primarie?

Alle origini delle primarie

di Mattia Diletti

Nate in America nei primi anni del Novecento, oggi le primarie potrebbero costituire uno strumento istituzionale importante per lo scenario politico italiano. Ma siamo sicuri che il problema di fondo sia la scelta o meno delle primarie? Occorre piuttosto domandarsi se vi sia un reale progetto che le sottenda e ricercare una soluzione per ricominciare a fare società anche con la politica.

Agenda. Integrazione e identità

Musulmani di seconda generazione: sintesi di una ricerca esplorativa

di Mario Abis

La ricerca promossa dall’Associazione Genemaghrebina mostra un volto inedito dell’immigrazione islamica nel nostro paese: cosa pensano gli immigrati di seconda generazione dell’Italia, e quali strategie di adattamento mettono in atto per conciliare la loro doppia appartenenza? A emergere è soprattutto un forte desiderio di reciprocità: integrazione, sì, ma nel rispetto delle proprie tradizioni.

Agenda. Integrazione e identità

Giovani musulmani in Italia: un’integrazione possibile?

di Gianfranco Fini

Per vincere la sfida dell’integrazione, l’Italia deve superare i modelli tradizionali dell’assimilazionismo e del multiculturalismo comunitario, in favore di politiche di inclusione sociale e mediazione culturale. L’esperienza di altri paesi insegna che non c’è integrazione senza reciprocità e che per sviluppare un modello di integrazione inedito si deve partire dal presupposto che i giovani di seconda generazione vivono una doppia appartenenza culturale e che dunque il rispetto dell’altro e la disponibilità alla condivisione sono condizioni essenziali.

Agenda. Integrazione e identità

La via italiana all’integrazione

di Giorgia Meloni

La terza via all’integrazione, alternativa a multiculturalismo e assimilazionismo, valorizza le identità e passa per una doppia appartenenza: è una via tutta italiana, che affonda le radici nella storia del paese. Per realizzarla è indispensabile promuovere il rispetto reciproco, senza rinunce e in nome di una laicità positiva dello Stato.

Agenda. Integrazione e identità

La riforma della cittadinanza: un’altra legislatura persa

di Renato Finocchi Ghersi

L’attuale legislatura ha deluso la speranza di vedere finalmente approvate norme atte a regolare in modo adeguato il problema della concessione della cittadinanza agli stranieri e soprattutto alle seconde generazioni. Purtroppo, gli interessi elettorali sembrano ancora prevalere sulla necessità sempre più urgente di definire anche nel nostro paese un modello di integrazione efficace e in grado di favorire una pacifica convivenza civile.

Agenda. Integrazione e identità

Seconde generazioni tra aspirazione alla modernità e reazione identitaria

di Renzo Guolo

La mancanza di efficaci politiche di integrazione culturale e la retorica xenofoba del discorso pubblico alimentano reazioni antagoniste nei giovani immigrati di seconda generazione, ostacolando la coesione sociale. Solo inclusione e cittadinizzazione possono evitare che simili sentimenti collettivi sfocino in conflittualità aperta.

Agenda. Integrazione e identità

Giovani, immigrati e musulmani: il futuro delle seconde generazioni

di Khalid Chaouki

Le seconde generazioni musulmane in Italia costituiscono un campione molto interessante perché appartengono contemporaneamente a diverse sfere identitarie, a partire dal loro essere giovani, figli di immigrati e musulmani. Ciascuna di queste “categorie” rappresenta, per il vissuto del giovane musulmano figlio di immigrati, un insieme di elementi potenzialmente utili a far sviluppare una forte capacità di interazione e un pieno inserimento nelle dinamiche della società italiana. Al contempo, però, esse possono diventare fattori di isolamento e allontanamento dal resto della società.

Agenda. Integrazione e identità

Nuove strategie di inclusione per un’Europa “interculturale”

di Giancarlo Bosetti

È tempo per la politica europea di affrontare la “questione immigrazione” in un’ottica di lungo periodo; le derive estremiste della destra e le incertezze della sinistra devono lasciare il posto a strategie di dialogo interculturale, inclusione e tolleranza. La pacifica indifferenza non è una soluzione.

Agenda. Integrazione e identità

Un futuro con le seconde generazioni

di Marcella Lucidi

La società italiana si trova a dover ripensare il futuro interculturale del paese, abbandonando strategie difensive e riconoscendo agli immigrati di seconda generazione pari opportunità e diritti, a cominciare dalla cittadinanza. Solo così l’Italia può aspirare a crescere e a esprimersi nel nuovo contesto globale come una comunità civile e democratica.

Agenda. Integrazione e identità

Laicità dello Stato e simboli religiosi

di Michela Marzano

Da anni, la questione del velo è al centro del dibattito politico in diversi paesi europei; persino in Francia, da sempre modello per eccellenza dello Stato laico, il rifiuto e la paura dell’“altro” si traducono in leggi restrittive e dalla palese inefficacia. È ormai chiaro che l’unica via verso la coesione sociale è la tolleranza.

Agenda. Integrazione e identità

Genitori e figli

di Karima Moual

In un’Italia in cui le politiche di integrazione sono ancora inefficaci e solo parzialmente risolutive, i giovani immigrati, di prima o seconda generazione, devono lottare per essere accettati non solo dalla società di accoglienza, ma anche dalla propria famiglia, spesso incapace di tollerare il distacco dalla tradizione. Per molti di loro l’unica soluzione è ancora oggi la scelta tra l’una e l’altra.

Focus. Le infrastrutture: una scelta strategica

Infrastrutture: come ridisegnare la collettività

di Patrizio Bianchi

Discutere di infrastrutture significa porre al centro dell’attenzione i beni della collettività, veicolo di cittadinanza e di modernizzazione di un paese. Solo un ritorno alla concretezza e all’economia reale potrà aiutarci a superare la crisi e a trovare stabilità nel nuovo mondo globale; solo un’opera di “ricostruzione” e “integrazione” potrà avviarci verso un cammino di crescita.

Focus. Le infrastrutture: una scelta strategica

Infrastrutture in Italia: un’analisi di strategie e priorità

di Bernardino Chiaia

L’Italia è tuttora caratterizzata da un netto ritardo infrastrutturale che richiede una più attenta programmazione economica delle opere, in particolare delle reti di trasporto, nonché l’individuazione di un’Autorità specifica per le infrastrutture capace di accentrare le competenze. Una tale progettazione sarà possibile solo adottando una visione globale, non affetta da localismi e interessi particolari, che permetta di investire con una maggiore consapevolezza dei risultati.

Focus. Le infrastrutture: una scelta strategica

Legislazione efficace e buone pratiche amministrative per le infrastrutture in Italia

di Luisa Torchia

Tempi di realizzazione, costi e qualità delle infrastrutture sono da sempre un problema per l’Italia, e le strategie di riduzione e regolazione non hanno dato i frutti sperati. È necessario superare la conflittualità che sempre accompagna la realizzazione di opere grandi e piccole: l’amministrazione deve garantire la partecipazione di tutte le parti in causa e fornire informazioni attendibili e complete.

Focus. Le infrastrutture: una scelta strategica

Quale nuovo Piano nazionale per le infrastrutture?

di Edoardo Reviglio

Imparando dagli errori del passato, in particolare dalla “generosa” ma illusoria stagione della programmazione, si propone la necessità di un nuovo Piano nazionale per le infrastrutture, basato su alcune linee di azione: un ripensamento moderno sulla scelta delle infrastrutture che possono realmente incidere sulla crescita dell’economia, una riflessione sulla finanza di progetto e una valutazione realistica del contributo che ci possiamo attendere dai privati; infine, una serie di interventi mirati per facilitare i processi politico-amministrativi necessari per realizzare le opere.

Focus. Le infrastrutture: una scelta strategica

La politica delle infrastrutture e il coordinamento tra i livelli di governo

di Vincenzo Cerulli Irelli

Tenendo conto della complessa articolazione dei livelli di governo sul piano nazionale e comunitario, seppure con non poche difficoltà, è possibile per l’Italia raggiungere quello sviluppo delle infrastrutture pubbliche che è stato a lungo inseguito. Solo uno stretto coordinamento tra centri decisionali può consentire la conquista di un punto di equilibrio tra esigenze locali, nazionali ed europee.

Focus. Le infrastrutture: una scelta strategica

Assetto regolatorio delle reti

di Giuseppe Coco

La ristrutturazione dell’assetto regolatorio delle reti di pubblica utilità è un processo in atto da più di vent’anni; tuttavia governance regolatoria insoddisfacente, privatizzazioni incomplete e liberalizzazioni non riuscite hanno impedito alle riforme di raggiungere i risultati attesi. La riuscita del nuovo assetto dipende dalla qualità istituzionale del paese.

Focus. Le infrastrutture: una scelta strategica

Appunti per città “accessibili”

di Riccardo Conti

In città allargate e disperse come quelle odierne è necessario ripensare l’approccio politico alle problematiche infrastrutturali anche in chiave ambientale e sociale; il concetto di grandi opere va superato e ai principi di “mobilità” e “logistica” bisogna aggiungere quello di “accessibilità”. Diventano indispensabili nuove politiche di governance, per riappropriarsi dello sviluppo urbano e guidare l’Italia verso una nuova unità.

Focus. Le infrastrutture: una scelta strategica

Contro la lettura in chiave NIMBY dell’opposizione alle opere sgradite

di Michele Roccato

A differenza di molti paesi stranieri, nei quali la costruzione di opere potenzialmente sgradite vede il ricorso alla concertazione tra proponenti e popolazione locale, in Italia prevale ancora un approccio tecnocratico fondato sull’assenza di dialogo tra le parti e sull’errata convinzione che le opposizioni locali siano mosse da istanze egoistiche e scientificamente infondate. Ma un approccio alternativo, e più efficace, è possibile.

Il caso italiano. Prove di unità sindacale

28 giugno 2011: un passo verso l’unità sindacale

di Guglielmo Epifani

Dopo anni di divisioni e accordi separati, l’intesa raggiunta il 28 giugno apre le porte a un percorso unitario; la rappresentatività reale diventa requisito fondamentale di legittimazione sindacale, in risposta a un bisogno di trasparenza sempre più vivo, e la contrattazione tra le parti sociali si svincola dall’azione di governo.

Il caso italiano. Prove di unità sindacale

Accordo interconfederale e articolo 8: un’occasione di crescita e sviluppo

di Giuseppe Gherzi

L’accordo interconfederale, sebbene abbia lasciato aperte alcune questioni fondamentali per completare il quadro delle nuove relazioni sindacali, rappresenta un passo importante per quel che concerne gli assetti della contrattazione collettiva. Alle parti sociali coinvolte spetta ora la responsabilità di cogliere l’opportunità che deriva da tale accordo e dall’articolo 8 del decreto legge 138/11, per realizzare il migliore adattamento delle regole in conformità ai diversi contesti aziendali.

Il caso italiano. Prove di unità sindacale

Le relazioni industriali tra prove di riforma e tentativi di destrutturazione

di Mimmo Carrieri

L’intesa raggiunta con l’accordo interconfederale potrebbe essere un primo importante passo verso la modernizzazione delle relazioni industriali. La decisione ora spetta al governo: continuare a sostenere l’aziendalizzazione contrattuale o promuovere quella concertazione con le parti sociali che, sola, permette di raggiungere un compromesso equilibrato?

Il caso italiano. Prove di unità sindacale

Accordo del 28 giugno: l’Italia apre le porte agli investimenti stranieri

di Pietro Ichino

L’Italia si rivela sempre meno capace di attirare investimenti stranieri sul territorio nazionale; ciò penalizza non soltanto lavoratori e imprenditori, ma anche l’intero paese, che subisce le conseguenze negative della globalizzazione senza beneficiare di quelle positive. Un ripensamento del sistema delle relazioni industriali appare allora ineludibile.

Il caso italiano. Prove di unità sindacale

Le nuove relazioni industriali tra autonomia collettiva e (improvvido) intervento del legislatore

di Adalberto Perulli

La ritrovata unità d’intenti tra le principali confederazioni sindacali impatta fortemente sulle relazioni industriali in Italia, che dal 28 giugno 2011 possono aspirare a maggiori rappresentatività e autonomia; tuttavia la forzata “americanizzazione” delle relazioni collettive, voluta dalla legislazione vigente, costituisce una potenziale fonte di pericolo per il diritto del lavoro così come oggi lo conosciamo.

Le idee

Legge bavaglio: questione di privacy o di “affari” di Stato?

di Fiorenza Sarzanini

È lecito nutrire il sospetto che dietro al disegno di legge “anti-intercettazioni” voluto dal presidente del Consiglio non ci sia alcun progetto strutturato; le intercettazioni andrebbero vietate non perché rappresentano uno strumento inutile o dannoso, ma perché in alcuni casi svelano quello che si vorrebbe rimanesse segreto. Il vero problema, dunque, non è la limitazione della privacy, ma il ruolo pubblico messo al servizio di quello privato.

Le idee

L’Europa e le donne

di Alessandra Perrazzelli

In Italia, come nel resto dell’Europa, è ancora evidente una disparità di genere che confina le donne a ruoli di secondo piano, sia nel mercato del lavoro che nel mondo scientifico e dell’innovazione. Occorrono proposte concrete per incrementare e migliorare l’occupazione femminile; forse, come sostiene Viviane Reding, se avessimo avuto più “Lehman Sisters” non avremmo assistito a una crisi finanziaria globale.

Dizionario civile

Debito pubblico

di Roberto Artoni

Nel Trattato di Maastricht il debito pubblico è definito come «il debito lordo di tutte le attività di tutte le unità che rientrano nelle pubbliche amministrazioni». All’interno del debito complessivo la suddivisione correntemente adottata distingue fra monete e depositi, titoli a breve termine, titoli a medio e lungo termine e altre passività. In Italia, a fine 2010 il debito pubblico ammontava a 1843 miliardi di euro corrispondenti al 119% del Prodotto interno lordo, per larga parte concentrato in titoli a medio e lungo termine (il 77% del totale); la vita media residua del debito in tutte le sue componenti era di quasi otto anni.

Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni

Il dottore, Appicciafuoco e l’Italia preindustriale

di Luigi Ananìa

Io ero un ragazzo e li guardavo sempre il dottore e Appicciafuoco, ambedue nati negli anni Venti del Novecento. Li guardavo che parlavano in piedi l’uno di fronte all’altro all’ombra dei pini o in un campo appena falciato nel periodo della fienagione. | di Luigi Ananìa per la rubrica "Rivisitare l’Italia nei suoi 150 anni".

Steve Jobs (1955-2011)

Doppio lutto. La scomparsa di Steve Jobs e lo spegnersi di un paese

di Antonio Menniti Ippolito

Tutto il mondo piange Steve Jobs. L’uomo valeva, è fuor di dubbio, e tutto l’aiutava a diventare l’icona che era e che in misura ancora maggiore oggi è: una sorta di Gandhi o di Mandela, addirittura una specie di alternativa maschile alla Monroe. Ma tutti lo sanno, ed è inutile dirlo: è più conveniente vivere che morire, anche per impedire i fanatismi, le esagerazioni, i lumini o i disegnini con la mela fuori dai centri commerciali, il dolore a comando o ostentato.

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