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Pubblica amministrazione, quale riforma.

Mercoledì 1 dicembre alle ore 10:00, la Fondazione Italianieuropei ha organizzato il confronto dal titolo "Pubblica amministrazione, quale riforma.".

Articoli del numero 5/2021

Del numero 5/2021 di Italianieuropei sono disponibili integralmente gli articoli di Renato Brunetta, Marianna Madia, Renzo Guolo, Silvia Colombo, Nicolò Carboni, Enzo Di Nuoscio.



 

Pubblica amministrazione, quale riforma. 11 settembre, venti anni dopo. Italianieuropei 5/2021

Pubblica amministrazione, quale riforma L’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza richiede alcune importanti riforme di contesto, tra cui fondamentale è quella che riguarda la Pubblica amministrazione. Ma se c’è ampio consenso circa gli obiettivi della riforma, che mira ad una PA più efficiente, efficace, digitalizzata e snella grazie ad interventi di semplificazione e sburocratizzazione, una riflessione più approfondita appare necessaria per definire nel dettaglio gli interventi da compiere e le migliori modalità di azione.

11 settembre, venti anni dopo A due decenni di distanza dagli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono si impone una riflessione su quanto accaduto nell’area del pianeta in cui più che altrove si è concretizzata la reazione statunitense a quella aggressione. È infatti nel Grande Medio Oriente dei conflitti afghano e iracheno, della guerra civile siriana, della destabilizzazione libica, degli avvicendamenti al potere innescati dalle Primavere arabe, nell’oblio che ha avvolto il conflitto israelo-palestinese che si possono intravedere le conseguenze geopolitiche più rilevanti di quanto avvenuto in quella tragica mattina americana del 2001.

Valutazione e concretezza per cambiare e crescere

Sulla necessità di una profonda riforma dell’amministrazione, di un suo processo di “modernizzazione”, si è molto ragionato negli ultimi venti anni e si discute ancora oggi. Un processo lento e difficile; nel tempo rafforzato dal maturare della consapevolezza della centralità del principio di buona amministrazione e dalla crescente aspirazione all’efficienza e all’efficacia dell’azione amministrativa in ragione del mutato rapporto con il cittadino. Da mero destinatario della sua azione a vero e proprio centro del rapporto, grazie a un percorso nel quale la rilevanza del risultato nella soddisfazione dei bisogni dei cittadini costituisce l’innovazione più profonda del modo di concepire l’attività e l’organizzazione della pubblica amministrazione; di ripensarla.

La scelta del lavoro pubblico

Ripartono le politiche del personale, dopo il decennio della stretta economica e dopo la pandemia. Ma in che modo? Si tratta di riavviare un motore spento per lungo tempo, oppure di progettare un nuovo modello di propulsore? A mio parere, la seconda è l’unica strada percorribile, perché durante gli anni di ibernazione del “concorso pubblico” si sono determinate significative mutazioni di contesto di cui solo adesso assumiamo piena consapevolezza.
Siamo stati per lungo tempo abituati a ritenere che il datore di lavoro pubblico fosse dotato di un grande privilegio: per ogni posto di lavoro offerto, una pluralità di candidature tra le quali scegliere. Un presupposto parecchio vantaggioso perché, ad un selezionatore illuminato, consente di scegliere all’interno di un’ampia gamma di possibilità.

Semplificazione: l'urgenza di un cambio di paradigma

La crisi vissuta con l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha reso ancora più evidente l’urgenza di rimuovere i vincoli burocratici, che ostacolano la ripresa e lo sviluppo del paese. Senza una drastica semplificazione delle procedure, la realizzazione degli obiettivi del PNRR rischia di “impantanarsi” nella palude della burocrazia. La ripartenza dell’Italia richiede, quindi, scelte coraggiose e una capacità di innovazione senza precedenti, in grado di superare le resistenze alla semplificazione e introdurre quei rimedi strutturali di cui il paese ha urgente necessità.
Un esempio per tutti: la durata delle procedure di valutazione ambientale (oltre due anni con punte che arrivano ai sei anni) e di autorizzazione per gli impianti di produzione di energie rinnovabili è incompatibile con la transizione energetica (59 miliardi di euro di investimento nel PNRR).

Riformare la PA con nuovi metodi e contenuti

La Commissione europea, nell’ambito del semestre europeo, ha più volte raccomandato all’Italia di innovare le pubbliche amministrazioni ma con scarsi risultati. Gli ingenti fondi che finanziano il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) introducono una condizionalità economica che rende la pressione europea molto più incisiva. Questo ha indotto l’Italia ad assumere nel Piano, sottoposto alla Commissione europea il 30 aprile 2021, un formale impegno a modernizzare strutturalmente la propria burocrazia con scadenze predefinite. Il rispetto di queste scadenze è condizione per l’erogazione delle diverse tranche dei fondi del Next Generation EU per cui l’Italia avrà ottime ragioni per mantenere le promesse fatte.

Il potenziamento della capacità amministrativa: ripensare la gestione e l’organizzazione

Il cambiamento delle istituzioni non è un fatto meccanico. Non è un fatto prodotto soltanto da norme. Non è un fatto soltanto di geometria organizzativa. È qualcosa di più profondo, è qualcosa che attiene alle idee e al sentire degli uomini. Le istituzioni sono composte da uomini e donne. Il modo di essere delle istituzioni è anche il portato delle loro culture, del loro modo di porsi e della loro idea di Stato. Quindi, i cambiamenti del modo di operare delle strutture burocratiche sono difficili, coinvolgendo una moltitudine di persone. Ma quali sono le caratteristiche delle PA italiane alla vigilia dell’attuazione del PNRR?

Una amministrazione pubblica migliore, più efficace e più efficiente

Siamo alla vigilia della gestione del più grande investimento di risorse per l’ammodernamento del paese. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta, al di là degli aspetti di retorica politica che accompagnano le discussioni pubbliche, anzitutto una sfida di credibilità del nostro apparato pubblico nella gestione e nell’attuazione delle misure. Il livello di attesa, soprattutto nella dimensione europea, sulla capacità del sistema paese di sfruttare il credito che, non senza fatica e scetticismo, ci è stato concesso è tuttavia proporzionale all’occasione che abbiamo per tentare di rimettere in ordine i nostri “fondamentali” e recuperare rispetto ai partner europei in termini di sviluppo economico, competitività ed efficienza nei settori strategici.

Un’opportunità imperdibile per rafforzare l’azione amministrativa delle città

Il tema della riforma della Pubblica amministrazione torna finalmente a occupare l’agenda politica di governo e Parlamento. È del tutto evidente che, nella attuale situazione, proprio dalla capacità di efficacia ed efficienza della PA dipendono le prospettive di ripresa e di rilancio verso il futuro del nostro paese. In particolare dal modo in cui sarà affrontato il rapporto tra le generazioni interessate, da come si trasferiranno le competenze tra le generazioni, da come giovani e anziani interagiranno per l’integrazione socio-culturale nel processo di riforma. Non a caso neanche trenta giorni dopo il giuramento del governo Draghi, il 10 marzo scorso, è stato firmato dal premier e dal ministro della Funzione pubblica, insieme alle parti sociali, il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale.

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