L'Egitto do al-Sisi dalla rivoluzione alla controrivoluzione

Di Gennaro Gervasio Mercoledì 05 Novembre 2014 17:04 Stampa

Quando si pensa al colpo di Stato del luglio 2013 che portò alla deposizione del presidente Morsi e al ritorno dei militari al potere si cade spesso nell’errore di considerare semplicisticamente gli eventi come un golpe volto a interrompere la transizione democratica post Mubarak. Una tale interpretazione tende a sottovalutare le responsabilità dei Fratelli Musulmani, le loro scarse capacità di governo e di gestione del dissenso popolare fino all’uso di strumenti coercitivi. Ancorché diverso  da quello precedente al 2011, anche al-Sisi ha costituito un regime violento e repressivo, che ha, ancora una volta, tradito le aspettative di quanti auspicavano il completamento del processo rivoluzionario. Eppure, proprio il suo essere un prodotto della rivoluzione indica che il governo di al-Sisi, molto più debole di quanto appaia in superficie, sta contribuendo a riconfigurare radicalmente il sistema di potere egiziano. E ciò lascia sperare in una nuova ascesa dell’attività politica dal basso in senso democratico e riformista.

 

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