Ettore Siniscalchi

Ettore Siniscalchi

giornalista.

Un governo “tecnocratico e sociale” per una nuova transizione spagnola

Dopo una lunga crisi politica, con quattro elezioni generali in cinque anni, la Spagna ha finalmente un governo con pieni poteri. È il primo governo di coalizione della sua storia contemporanea – bisogna risalire alla seconda Repubblica per trovare un precedente – ed è un governo progressista, frutto dell’accordo tra i due principali partiti della sinistra “vecchia e nuova”, il Partido Socialista Obrero Español (PSOE) e Unidas Podemos. Un esecutivo che rompe un blocco politico non più sostenibile sul piano interno e internazionale – il paese non aveva nuova legge di bilancio da due anni – ma che per molti motivi è importante per la Spagna, e di cui è quindi giusto salutare la nascita.

Crisi del PSOE, crisi della Spagna

La situazione politica spagnola è sicuramente emblematica dello stato di crisi strutturale e identitaria in cui la politica, assieme alle forze che se ne sono fatte tradizionalmente interpreti, si è inviluppata inesorabilmente. Soprattutto il PSOE rischia di pagare un prezzo elevato incalzato com’è dalla pressione di formazioni di ispirazione populista come Podemos. La crisi economica, che la ripresa del PIL degli ultimi due anni non sembra aver fatto superare, continua a rendere sempre più incerta la condizione dei ceti medi; lo stesso si può dire dei giovani, le cui prospettive non appaiono affatto promettenti. E delle loro esigenze, delle loro speranze, delle loro aspettative né il PSOE né altre formazioni tradizionali sono in grado di farsi interpreti.