Italianieuropei 4/2016
Italianieuropei 4/2016

Agenda

Nero d’Europa

Focus

Sviluppo sostenibile, città maestra

In questo numero

Con la complicità della crisi, economica e politica insieme, le forze di estrema destra guadagnano terreno in numerosi paesi europei. Partiti che si collocano ideologicamente al di fuori dei canoni classici della democrazia liberale, e che la osteg­giano apertamente, diventano attori cruciali della vita politica del continente.

il Sommario

gli Articoli

Agenda. Nero d’Europa

Il vento radical-populista che scuote le democrazie

di Fortunato Musella

I partiti dell’estrema destra per la prima volta conquistano larghe fette dell’elettorato, candidandosi per la guida di alcuni dei più importanti paesi occidentali. Riallacciandosi allo spirito populista del tempo, fanno leva sulla crisi della rappresentanza e su importanti cambiamenti strutturali della società. Una sintonia che tuttavia non assicura la legittimità di forze che fanno traballare, dall’interno, le democrazie europee.

Agenda. Nero d’Europa

Le ragioni del successo populista: ipotesi a confronto

di Marco Tarchi

La capacità delle forze populiste di sfruttare dal punto di vista elettorale le esplosioni di emotività collettiva suscitate dall’opposizione all’immigrazione e dalla protesta antipolitica non basta a spiegarne pienamente il successo. Diverse sono le ipotesi interpretative a riguardo, che da una parte sottolineano la capacità di questi partiti di combinare il radicalismo verbale e la politica simbolica con gli strumenti del marketing politico, dall’altra tendono a spiegarne il ruolo crescente inserendoli all’interno dello scenario più generale di trasformazione della politica nelle società postindustriali, da un’altra ancora ne evidenziano la capacità di risposta all’inquietudine di molti cittadini europei di fronte a fenomeni ai quali non erano preparati, in primo luogo la trasformazione delle società in senso multietnico e multiculturale.

Agenda. Nero d’Europa

Di padre in figlia. il Front National dei Le Pen come destra nazional-populista

di Nicola Genga

La categoria del populismo non basta a esaurire il discorso sul Front National; una forza politica che si richiama al rifiuto dell’establishment e alla critica della democrazia rappresentativa ma ha radici profonde nell’elettorato d’oltralpe, anche perché interpreta in modo radicale valori quali il nativismo, l’autoritarismo e il populismo, che rientrano nel patrimonio culturale della destra moderata e sono presenti, più rarefatti, nell’intera società francese.

Agenda. Nero d’Europa

Austria. La nuova destra della nazione

di Bruno Luverà

Da Haider a Hofer, il successo della destra austriaca passa per l’antipartitocrazia, il rifiuto degli immigrati, l’eurofobia e il nuovo, accattivante stile della leadership. Contro l’invasione dello straniero si passa dal concetto di “Fortezza Europa” a quello di “Fortezza nazione” fino all’“Heim”, spazio domestico da difendere per tenerlo puro e sicuro. Con Hofer la campagna populista dei nazional-liberali si modernizza attraverso i social e una serie di messaggi incentrati sul partito della nazione, la difesa della famiglia tradizionale, il richiamo ai simboli religiosi del cattolicesimo. Scudi identitari offerti alla piccola borghesia, agli artigiani, agli operai, vittime predestinate della globalizzazione e della UE.

Agenda. Nero d’Europa

La nuova destra nordica: una questione europea

di Paolo Borioni

Presenti, sebbene marginali, fin dagli anni Settanta del secolo scorso, le forze della destra populista nordica si sono consolidate quando le classi dirigenti hanno smesso di difendere il sistema sociopolitico alla base della democrazia europea e l’assunto fondativo della centralità del lavoro nel confronto con il capitale. Da quel momento, complici i tagli al welfare attuati dai governi della destra neoliberale e la capitolazione delle forze socialdemocratiche all’idea che il declino dell’occupazione stabile e del welfare fosse naturale e persino salutare, crescevano l’esclusione sociale, l’ansia e l’incertezza soprattutto tra le classi lavoratrici. Nel contesto di una grave crisi europea, economica da un lato e migratoria dall’altro, tutto ciò ha prodotto nei cittadini dei paesi nordici il timore di un’invasione illimitata, l’emergere di un atteggiamento di chiusura verso lo straniero che tradisce il meglio della loro storia e l’affermazione di forze che riunificano i due filoni del populismo di destra, quello nativista e quello antifiscale.

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

Le aree urbane, motore di sviluppo e innovazione ambientale

di Edoardo Zanchini

È dimostrato che proprio le città possono essere il campo di un rilancio economico fondato su innovazione e riqualificazione degli spazi urbani capace di creare e attrarre le imprese della green economy oltre che un turismo fuori dai soliti circuiti delle città d’arte. Perché ciò accada è però necessario compiere un grande salto in avanti nelle politiche, superando l’approccio basato sugli interventi incrementali business as usual, cambiando il paradigma della mobilità, chiudendo il ciclo dei rifiuti, attuando una rivoluzione nella generazione energetica distribuita all’interno degli agglomerati urbani, riqualificando il patrimonio edilizio e realizzando abitazioni a prezzi accessibili all’interno delle città.

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

Trento, la città veloce e lenta allo stesso tempo

di Alessandro Andreatta

Nell’ultimo decennio Trento è stata protagonista di un cambiamento profondo che ne fa oggi una delle città italiane con la più alta qualità urbana. Dopo aver preso atto che il suo futuro non sarebbe stato manifatturiero, la città ha saputo reinventarsi, puntando su un altro tipo di sviluppo, capace di valorizzare le caratteristiche ambientali di città alpina, la vocazione culturale di città di frontiera, la vivacità della giovane università. Oggi persegue con sempre maggior forza l’obiettivo di diventare una città della conoscenza, smart e sostenibile; una città veloce, che punta sulla formazione, sulla ricerca, su uno sviluppo innovativo e, nello stesso tempo, lenta, con un’elevata qualità della vita, delle relazioni, e ritmi a misura delle persone.

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

Bari, presente e futuro di una città che vuole crescere

di Antonio Decaro

In due anni di amministrazione, tanti sono gli interventi attuati per risolvere i problemi concreti e attuali dei cittadini e, al contempo, per dare a Bari solide fondamenta per costruire un futuro in cui la città possa essere elemento propulsore della crescita e dello sviluppo della comunità e del territorio. Per trasformarla in una realtà dinamica, solidale e sostenibile. Dinamica perché in grado di attirare competenze e di innescare processi di sviluppo economico e culturale; solidale, ossia in grado di offrire servizi adeguati, garantendo le stesse opportunità a tutti i cittadini e operando per incrementarne il benessere; sostenibile perché tutela il suolo, l’aria, l’acqua, l’energia e per ciò stesso la qualità della vita dei suoi abitanti.

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

Città, risorse locali e sviluppo del Mezzogiorno

di Carlo Trigilia

Tra i vantaggi che la globalizzazione porta con sé vi è la creazione di nuove domande, più ricche ed esigenti, che molto apprezzano quel capitale territoriale che numerose città grandi e medie, anche al Sud, dimostrano di possedere. In particolare nel Mezzogiorno, però, la dotazione di capitale locale non si traduce automaticamente in valorizzazione, proprio perché viene meno il ruolo cruciale delle città, la loro capacità di agire da catalizzatore, da trasformatore delle risorse locali in occasioni di sviluppo. Che cosa frena la capacità di valorizzazione delle risorse locali nelle città, specie in quelle del Sud, nonostante esse presentino livelli di dotazione a volte non dissimili da quelli del Centro-Nord, e in alcuni casi addirittura superiori? Quali implicazioni ciò comporta per le politiche di sviluppo?

 
Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

Essere grandi non basta. Potenzialità e contraddizioni dello sviluppo urbano

di Roberto Camagni

Osservando il quadro europeo si percepisce a prima vista quanto svettino le città in termini di prodotto interno lordo pro capite rispetto ai territori regionali e nazionali in cui si inseriscono. Ma di quali città stiamo parlando? Quali sono i motori dello sviluppo? Analisi recenti rivelano che gli elementi propulsori della crescita urbana non risiedono tanto nelle mere dimensioni quanto nella capacità di generare innovazione nella città centrale e nel suo più ampio sistema metropolitano, nella crescita demografica di tale sistema, nel saper cooperare con altre città nel campo della ricerca e della tecnologia ma, soprattutto, nella volontà di fare fronte alle contraddizioni che questa crescita genera in termini di aumento delle diseguaglianze, esclusione e polarizzazione a scapito delle periferie.

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

Creative, intelligenti e resilienti. Le città per i tempi che cambiano

di Maurizio Carta

La città è da sempre luogo privilegiato di una comunità che costruisce relazioni feconde, produce nuove economie e accelera l’innovazione. Negli ultimi decenni l’urbanistica più responsabile e innovativa ha accettato la sfida di progettare città capaci di tornare a essere circolari e non dissipative, generatrici di valori e non erosive di qualità. Città che consumino meno suolo, che riducano le emissioni di gas serra, che non erodano le risorse naturali e culturali, che perseguano strategie più sensibili al contesto, integrate e, soprattutto, in grado di contribuire attivamente al raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Le città devono perseguire la strada di una creatività generatrice fatta di attenzione per i luoghi, di condivisione di conoscenze, di cura delle identità, di recupero di relazioni e di riattivazione di produzioni.

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

La qualità della vita in una grande città

di Giampaolo Nuvolati

Il concetto di qualità della vita è da tempo al centro della riflessione accademica e delle politiche pubbliche. In particolare, i problemi che oggi interessano le metropoli e che ne condizionano la vivibilità sono in trasformazione e riguardano non tanto o non soltanto la disponibilità di risorse quanto una più facile e concreta accessibilità alle stesse. Quest’ultimo obiettivo può essere perseguito dai singoli individui grazie all’acquisizione di competenze tecnologiche e alla sperimentazione di pratiche individualizzate nell’affrontare la complessità urbana, ma anche attraverso la ricostituzione di tracce di comunità, di compartecipazione dei cittadini nella risoluzione delle principali questioni che caratterizzano il vivere collettivo.

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

La multidimensionalità dello sviluppo urbano sostenibile

di Alessio D’Auria

Cosa significa sviluppo sostenibile? Dal punto di vista ambientale è il risultato di tutte le azioni necessarie a migliorare le performance ambientali riducendo le emissioni climalteranti, combinando il miglioramento della qualità della vita urbana con una significativa riduzione dell’input di energia fossile e di materiali e dell’output di rifiuti. Ma non basta. Implica soprattutto un modo diverso di pensare la vita e la politica, in un quadro di crescita economica durevole in equilibrio permanente con il contesto ambientale e di eguaglianza sociale e culturale tra gli uomini. La sua caratteristica principale, la sua forza dirompente e realmente innovativa sta nella sua multidimensionalità.

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

Smart city e nuova agenda urbana

di Matteo Lepore

Per decenni abbiamo creduto che i livelli di governo locale non potessero rappresentare un ambito soddisfacente per rispondere alle problematiche del pianeta, cercando soluzioni strutturali attraverso i modelli sovranazionali, le interconnessioni digitali, la combinazione di formule finanziarie. Esiste invece un nesso tra la qualità della vita nelle comunità e le strategie di sviluppo di un sistema territoriale di più o meno vaste dimensioni. È arrivato il tempo di definire una nuova agenda urbana per sistematizzare l’allineamento tra città e paesi, ribaltando il paradigma e indicando in modo definitivo le aree urbane come fattore chiave nel futuro economico e sociale di Stati e continenti. Di questo va tenuto conto anche nel dibattito sulle smart city, dove al venir meno dell’attenzione delle istituzioni si contrappone l’attivismo dei grandi player tecnologici e delle grandi piattaforme digitali private. A quando una visione dove le reti e le tecnologie siano messe effettivamente a servizio esclusivo del bene comune e dei cittadini?

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

Quale mobilità per le città sostenibili

di Federico Tomassi

Grande è l’insoddisfazione, tra chi vive nelle città italiane, per la cattiva qualità dell’aria e la pessima performance dei trasporti pubblici. Dovrebbe naturalmente derivarne una forte domanda di “mobilità sostenibile”, ossia di sistemi di accessibilità urbana capaci di conciliare il diritto alla mobilità con l’esigenza di ridurre l’impatto ambientale, sociale ed economico dell’attuale modello, fondato sull’uso massiccio dei veicoli privati e su un trasporto pubblico generalmente di scarsa qualità e basso appeal. Ne trarrebbero giovamento l’ambiente, l’economia del territorio, la salute e la qualità della vita dei cittadini. Se i vantaggi sono così evidenti, perché allora non tutte le città imboccano questa direzione? E soprattutto, perché proprio le città italiane sembrano indietro rispetto al resto d’Europa?

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

Periferia, la città del nostro tempo

di Alessandra De Cesaris

Le periferie, nelle loro differenti forme e figurazioni, rappresentano circa i 4/5 delle nostre città. Nelle periferie vive la maggioranza della popolazione e quella che noi chiamiamo periferia è la città del nostro tempo. Appartengono alle periferie la città pianificata, quella degli insediamenti di edilizia sociale realizzati in Italia e in tutte le città del mondo e la città spontanea, quella della dispersione che ha invaso enormi porzioni di territorio con insostenibili consumi di suolo. E se in Italia una serie di azioni – secondo principi spesso troppo rigidi di tutela e conservazione – sono state messe in pratica per il recupero dei centri storici, le politiche e le strategie per la riqualificazione delle periferie stentano a decollare.

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

La minaccia terroristica e la cultura come possibilità di riscatto

di Valentina Montalto

Gli attacchi terroristici degli ultimi mesi hanno, tra l’altro, messo a nudo il fragile equilibrio su cui poggiano le città contemporanee, sempre più divise tra centro e periferia e fondate su forme di segregazione che impediscono un comune percorso di sviluppo e crescita. Può la cultura – e in particolare la diversità culturale tipica delle città contemporanee – avere un maggiore o migliore ruolo nelle politiche di sviluppo locale? È possibile tornare a pensare alla cultura come a uno strumento di integrazione e di coesione? Di quale cultura le città hanno bisogno per fronteggiare l’attuale crisi economica e di valori? E quali politiche possono rendere la cultura motivo di coesione e orgoglio condiviso?

Focus. Sviluppo sostenibile, città maestra

Cambiamento climatico, resilienza e politiche urbane

di Alessandro Coppola

Anche il concetto di resilienza urbana sta subendo un processo di ridefinizione. L’emergere di un approccio socio-ecologico capace di riconoscere la forte interdipendenza fra fattori sociali e fattori ecologici nel funzionamento di un dato ecosistema ha progressivamente permesso uno spostamento di enfasi da una definizione della resilienza quale capacità di resistere a un determinato shock per poi ritornare alle precedenti condizioni di equilibrio a una sua nuova definizione quale capacità di rispondere a shock e stress esterni attraverso la costruzione e attivazione di una durevole capacità adattativa. Una capacità messa oggi alla prova innanzitutto dai cambiamenti climatici in merito ai quali, se guardiamo all’elaborazione e implementazione di strategie di resilienza urbana, già possono essere identificate numerose esperienze di successo.

Dizionario Civile

Costituzione italiana

di Ugo De Siervo

La nostra Costituzione, analogamente a quella di molti paesi dell’Eu­ropa continentale, risente di alcune scelte fondamentali operate in vari paesi nelle fasi costituenti successive alla seconda guerra mon­diale, allorché si dovette rivisitare a fondo il precedente costituzio­nalismo liberaldemocratico. Già nei decenni precedenti alcuni paesi democratici avevano cominciato a modificare l’originario costituzio­nalismo, man mano che si affermava il faticoso processo di demo­cratizzazione e di mutamento degli originari Stati liberali. Se, infatti, le vecchie carte costituzionali degli Stati del primo liberalismo (fra cui era lo Statuto albertino) erano funzionali all’egemonia di ridot­ti gruppi dirigenti, largamente insensibili alle esigenze egualitarie, e pertanto l’assetto dei poteri era assai sommario ed erano carenti le stesse tutele di molte situazioni soggettive, le successive faticose tra­sformazioni di alcuni Stati liberali avevano prodotto l’accrescimento notevole della partecipazione popolare e resi più complessi i circuiti decisionali, ma anche fatto emergere un progressivo gigantismo degli apparati burocratici e della finanza pubblica in relazione alle prime espansioni degli interventi pubblici nel sociale e nell’economia.