Italianieuropei 2-3/2016
Italianieuropei 2-3/2016

Agenda

Il cammino della Repubblica

Focus

Giovani senza lavoro, la generazione perduta

In questo numero

Iniziava settanta anni fa l’avventura democratica e repubblicana dell’Italia. Un’avventura a cui tutti i cittadini, uomini e donne, erano finalmente chiamati a partecipare con eguale dignità e responsabilità. Fu, quella, una stagione di straordinario impegno da parte di una classe dirigente capace di guardare oltre le divisioni di parte e con sguardo lungo al futuro e al benessere del paese. Oggi è difficile rintracciare quello slancio comunitario. Perciò è opportuno cogliere l'occasione delle celebrazioni per ritrovare quello spirito che è stato alla base della Costituente e della Costituzione.

il Sommario

gli Articoli

Agenda. Il cammino della Repubblica

La scelta repubblicana nella ricostruzione della democrazia italiana

di Sergio Mattarella

Compie settanta anni la scelta repubblicana del popolo italiano, che pose le basi del nostro ordinamento democratico e diede maggior forza a quei principi personalisti e solidaristi che poi divennero l’anima della Costituzione. Il 2 giugno del 1946 fu un punto di svolta, e al tempo stesso un traguardo storico. Il cammino unitario della nazione poté riprendere dalle macerie lasciate dalla dittatura, dopo le atrocità della guerra e dell’occupazione nazista, grazie a quello spirito di cittadinanza, di condivisione, di corresponsabilità che scaturì proprio dalla professione repubblicana. La lotta di liberazione e il diffuso desiderio di pace e di libertà erano riusciti a cementare un nuovo sentimento patriottico, mostrando agli italiani un bene comune capace di andare oltre le ideologie e gli interessi diversi.

Agenda. Il cammino della Repubblica

Settanta anni dalla nascita della Repubblica. Elogio di una classe dirigente

di Giorgio Napolitano

Nei mesi cruciali che segnarono la nascita della Repubblica italiana, la nuova classe dirigente che aveva assunto su di sé le sorti della nazione risorta a indipendenza, libertà e democrazia, diede grandi e molteplici prove di sapienza e, con saggezza e lungimiranza, riuscì a garantire continuità di istituti storici e di risorse umane tra lo Stato ereditato dal fascismo e quello postfascista. L’opera di quella classe dirigente illuminata è durata fino agli ultimi decenni del Novecento. Ma da ormai non pochi anni è aperto un cantiere da cui resta difficile prefigurare quel che nascerà e si consoliderà nell’assunzione di responsabilità di lungo periodo per le sorti del nostro paese.

Agenda. Il cammino della Repubblica

Protagoniste nonostante tutto. Il difficile cammino del voto alle donne

di Anna Finocchiaro

A settanta anni dall’introduzione del suffragio universale in Italia è possibile tracciare un bilancio del complesso e intricato cammino compiuto dalle donne per conseguire il diritto di voto. Un percorso non certo ininterrotto e privo di ostacoli verso la vita democratica; tuttavia, le grandi lotte civili di questi anni non sono state infeconde e, nonostante ancora molto debba essere fatto, si può ragionevolmente pensare che costituiscano non solo un patrimonio cui ispirarsi ma la testimonianza dell’irriducibile tensione delle donne italiane a essere, tra molte difficoltà, soggetto protagonista della scena pubblica.

Agenda. Il cammino della Repubblica

Le madri della Repubblica italiana. Nilde Iotti nell’Assemblea costituente

di Livia Turco

La Repubblica italiana ha dei padri e delle madri. Tra queste ultime un ruolo di assoluta protagonista spetta senza dubbio a Nilde Iotti. Eletta all’Assemblea costituente il 2 giugno 1946 – per la giovane costituente la più grande “scuola di democrazia e di sentimenti” –, fu tra le promotrici delle grandi battaglie delle donne, ideatrice di una politica innovativa sulla famiglia, sulle tutele da costruire per essa e sulla emancipazione femminile. Si contraddistinse anche per il suo impegno sul tema delle riforme costituzionali.

Agenda. Il cammino della Repubblica

I caratteri originari della Repubblica nel mondo bipolare

di Silvio Pons

I tratti peculiari della Repubblica democratica nata all’indomani del secondo conflitto mondiale e figlia della lotta antifascista furono profondamente segnati dalla collocazione del nostro paese nel nascente ordine bipolare e dalla divisione in blocchi contrapposti dello spettro politico nazionale che ne derivò. La storia della democrazia italiana fu segnata da questo dato originario, ma non fu mai sovvertita da esso. I padri della Repubblica compresero i vincoli e le interdipendenze internazionali come un dato inevitabile del mondo globale e come il necessario tessuto di una democrazia moderna; governarono e civilizzarono le divisioni storiche e le potenziali conflittualità della comunità nazionale, consapevoli che l’Italia non è costituita da due nazioni, ma da una sola.

Agenda. Il cammino della Repubblica

La fine della funzione costituente dei partiti

di Agostino Giovagnoli

A settanta anni di distanza, l’esperienza dell’Assemblea costituente conserva grande fascino. Appare un esempio cui continuare a ispirarsi. Sorprende, in particolare, la capacità che ebbero allora i partiti di accantonare calcoli angusti e interessi limitati, superando fortissime contrapposizioni ideologiche per realizzare un “compromesso costituzionale” di grande respiro. Ne è scaturita una Costituzione che ha mantenuto nel tempo notevole vitalità, sopravvivendo alla scomparsa delle forze che lo hanno generato. Ma la memoria della fase costituente pone oggi un problema scomodo. L’accordo tra i partiti che ha portato alla Costituzione ha rappresentato l’espressione più alta di una democrazia consensuale che in Italia è stata abbandonata dall’inizio degli anni Novanta. È subentrato un bipolarismo aspramente conflittuale e poco compatibile con la funzione costituente dei partiti. Con questo problema è necessario misurarsi, se si vogliono ricordare la Costituente e la Costituzione in modo non meramente celebrativo o retorico.

Agenda. Il cammino della Repubblica

Regionalismo e sistema delle autonomie, dalla costituente a oggi

di Nicola Antonetti

Il tema del rapporto tra governo centrale e sistema delle autonomie ha segnato, con alterne vicende, la storia del nostro paese dalla fase costituente fino ai giorni nostri. Siamo oggi di fronte al manifestarsi di una convergenza di giudizi scettici sull’esperienza regionalistica che, denunciandone gli sprechi e le inefficienze, invocano il suo superamento a favore dello Stato centrale. Occorre però interrogarsi sul senso di questa inversione di rotta nel momento in cui vediamo spostarsi verso l’UE il ruolo potestativo e organizzativo esclusivo degli Stati e sui rischi che può comportare una ulteriore marginalizzazione di forme istituzionali intermedie sul piano della identità e della coesione sociale, e quindi della democrazia.

Agenda. Il cammino della Repubblica

Cronache di una stagione straordinaria

di Rosa Iervolino Russo

Pubblichiamo di seguito il racconto, intimo e particolarissimo, dei giorni eccezionali del referendum Monarchia-Repubblica e della stagione costituente visti con gli occhi di una ragazzina napoletana che eletti in quella Assemblea aveva entrambi i genitori. E che avrebbe poi vissuto, da protagonista, alcune delle pagine più intense, oltre che terribili, della storia della nostra democrazia.

Focus. Giovani senza lavoro, la generazione perduta

La disoccupazione giovanile si combatte in Europa

di Brando Benifei

La disoccupazione giovanile è un fenomeno preoccupante che, pur registrando in Italia picchi insostenibili, riguarda tutta l’Europa. Ed è appunto sul piano europeo che occorre agire per contrastarlo efficacemente, sia con misure specifiche come un sussidio comune di disoccupazione per l’eurozona o Garanzia giovani – il programma dell’Unione europea che mira a fornire ai ragazzi tra i 15 e i 29 anni un’offerta di lavoro, di formazione, di proseguimento dello studio o di tirocinio entro quattro mesi dall’inizio del periodo di disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione – sia con più ampi provvedimenti a sostegno della crescita economica e della trasformazione tecnologica del sistema produttivo.

Focus. Giovani senza lavoro, la generazione perduta

Proteggersi dai rischi. Nuove competenze e modi di lavorare per il mercato che cambia

di Luisa De Vita

La complessa ristrutturazione dei sistemi occupazionali e dei tradizionali sistemi di protezione sociale non solo ha completamente ridefinito modi, tempi e aspettative legate al lavoro, ma ha anche reso necessaria una riarticolazione delle competenze, sia per aumentare le proprie chance professionali sia per autotutelarsi all’interno di un sistema in cui la protezione dai rischi, ad esempio di disoccupazione, è sempre più bassa.

Focus. Giovani senza lavoro, la generazione perduta

Riattivare i NEET: da vittime della crisi a protagonisti della crescita

di Alessandro Rosina

L’Italia sta perdendo i suoi giovani, quelli che, con un’età compresa tra i 20 e i 30 anni, si formano meno, lavorano meno, guadagnano meno e fanno meno carriera, vivono meno esperienze di autonomia e hanno meno figli rispetto ai coetanei degli altri paesi avanzati. Tra questi, i NEET, persi nel nebuloso percorso tra l’uscita dalla scuola e l’ingresso nel mercato del lavoro, sperimentano le condizioni peggiori e vivono l’angoscioso paradosso di vedersi trasformati da potenziale risorsa per la crescita in costo sociale. Alcune misure, come il programma Garanzia giovani, sono già state messe in campo per contrastare il fenomeno. Ma non bastano. Occorre fare di più e decidere se in Italia le nuove generazioni sono le principali vittime di un paese rassegnato al declino o se vogliamo che siano le risorse principali di un paese che vuole tornare a crescere e a essere competitivo.

Focus. Giovani senza lavoro, la generazione perduta

Sud e lavoro: istruzione e produzione per spezzare i circoli viziosi

di Giuseppe Provenzano

Negli ultimi anni di durissima crisi economica, che ha colpito il Sud più del resto del paese, le difficoltà di accesso al mercato del lavoro, caratteristiche dei livelli più bassi di istruzione, si sono diffuse anche tra giovani in possesso di un bagaglio di formazione robusto, in particolare nel Mezzogiorno. Si è determinata così un’enorme sottoutilizzazione di capitale umano, uno “spreco” di intelligenze, che comporta un inevitabile deterioramento delle conoscenze e un avvitamento nelle dinamiche del sottosviluppo. Ciò rivela che non basta investire soltanto in istruzione per uscire dalla trappola del sottosviluppo meridionale, e che invece, per superare la strutturale carenza di occasioni di lavoro qualificato al Sud, occorrono investimenti pubblici, politiche dell’innovazione e nuove politiche industriali mirate alla modifica del modello di specializzazione verso produzioni a maggior valore aggiunto e contributo di conoscenza.

Focus. Giovani senza lavoro, la generazione perduta

Disallineamento formativo e professionale. Il paradosso italiano

di Emmanuele Massagli

Uno dei più discussi aspetti della difficile situazione dei giovani nel mercato del lavoro occidentale e, in particolar modo, in quello italiano, è il disallineamento formativo e professionale, inteso come la distanza tra i profili formati dal sistema di istruzione e formazione e la richiesta di competenze specifiche del mercato del lavoro. In Italia, pur essendo di fronte a un fenomeno rilevante di overeducation, le aziende lamentano la difficoltà di trovare profili adeguati a soddisfare le loro esigenze. Come spiegare questo apparente paradosso? E come intervenire per contrastare il fenomeno?

Focus. Giovani senza lavoro, la generazione perduta

Dalla scuola al lavoro, quello “buono”

di Andrea Ranieri

Che si debba strutturare in modo proattivo il rapporto tra formazione e lavoro è auspicato da tempo da più parti. Nella realtà, però, ciò che si è fatto finora non solo si è rivelato insufficiente ma, quando si è realizzato un cambiamento, esso è stato improntato all’adeguamento dei percorsi formativi alle esigenze del mondo del lavoro esistente. Forse è necessario, invece, invertire i termini della questione e provare, dalla scuola, dall’università, dal mondo della formazione, superando ogni autoreferenzialità, a impegnarsi ancora di più nella progettazione dei percorsi formativi, nell’analisi sul cambiamento dei mestieri e delle professioni, nell’interazione con le sedi in cui si progetta lo sviluppo locale.

Focus. Giovani senza lavoro, la generazione perduta

La fuga all’estero dei ricercatori italiani al tempo della meritocrazia

di Antonio Bonatesta

Da oltre quindici anni il tema della “fuga dei cervelli” si è imposto nel dibattito pubblico italiano. Ciò è accaduto sulla scorta dell’aneddotica e della narrazione sensazionalistica, senza che si affermasse, di contro, una reale comprensione del fenomeno. Che entità ha assunto l’abbandono dei cervelli nel nostro paese? Quali figure e quali settori interessa? Questo flusso unidirezionale di risorse e conoscenza può mettere a rischio le potenzialità di sviluppo del nostro sistema economico?

Focus. Giovani senza lavoro, la generazione perduta

“Cervelli in fuga” e gap tecnologico dell’Italia

di Daniela Palma

Rispetto all’attività di ricerca l’Italia sperimenta un singolare paradosso: pur di fronte alla crescente consapevolezza che essa sia essenziale per la crescita di un’economia avanzata e che quella che viene svolta nel nostro paese sia di buona qualità, viviamo una fase di “fuga” dalla ricerca. Registriamo, in ragione della limitata spesa privata nel settore e dei considerevoli tagli alla spesa pubblica, una sempre minore capacità di produrre alta formazione e nuove conoscenze, che risultano però, comunque, in eccesso rispetto a quanto il nostro sistema produttivo è in grado di assorbire, ancorato com’è a settori a medio-bassa intensità tecnologica.

Focus. Giovani senza lavoro, la generazione perduta

Ricercatori via dall’Italia: dove e perché

di Maria Carolina Brandi

A indurre gli scienziati a muoversi verso paesi diversi da quello di origine sono sostanzialmente due ragioni: in primo luogo la possibilità di svolgere una attività scientifica di alto livello e con un finanziamento adeguato e, in misura minore, migliori prospettive salariali e di carriera. Alla luce di ciò, il dato relativo alla spesa per ricerca in proporzione al PIL, del solo 1,29% per l’Italia, spiega meglio di tante altre considerazioni perché per il nostro paese non si possa parlare di una fisiologica mobilità della ricerca quanto, piuttosto, di una vera emorragia verso paesi con sistemi magari anche simili al nostro, ma che investono di più e meglio nel settore.

Internazionale. Terrorismo e migrazioni dall’Africa dimenticata

Le sfide alla sicurezza nella fascia saheliana: una storia che ci riguarda

di Nicoletta Pirozzi

Dalla fine del regime di Gheddafi in Libia, nella fascia saheliana si sono sviluppate pericolose connessioni tra gruppi criminali locali e organizzazioni terroristiche, alimentate dalla debolezza dello Stato centrale insieme all’azione spesso inadeguata della comunità internazionale, in primo luogo europea, che hanno portato a un rapido deterioramento della situazione di sicurezza. Quali soluzioni dovrebbe proporre l’Unione europea per sradicare fenomeni di cattiva governance, povertà, corruzione ed emarginazione sociale nei vicini Stati saheliani che hanno un impatto significativo a livello politico, sociale e di sicurezza sui cittadini e sui governi europei?

Internazionale. Terrorismo e migrazioni dall’Africa dimenticata

Stabilizzare il Corno d’Africa per combattere il terrorismo nel continente

di Mario Raffaelli

Sebbene il Corno d’Africa, per ragioni geografiche oltre che per il ruolo svolto nell’affermazione dell’islamismo jihadista nel continente, possa rappresentare uno snodo cruciale per la stabilizzazione della regione e per la lotta al terrorismo internazionale e all’ISIS, sembra essere scomparso dal dibattito politico internazionale. Occorrerebbe invece pensare e attuare una risposta internazionale che, attraverso sviluppo economico, promozione di scambi commerciali, investimenti economici e consolidamento delle istituzioni pubbliche e della società civile, consenta di superare le situazioni locali di marginalizzazione e di contrastare la capacità dei movimenti radicali di sfruttarle.

Internazionale. Terrorismo e migrazioni dall’Africa dimenticata

Una guerra fondata su una duplice radicalizzazione: la Somalia di fronte ad al Shabaab

di Roland Marchal

Sebbene con un andamento altalenante, che ha visto alternarsi fasi di crisi ad altre di rinascita e consolidamento, l’organizzazione jihadista al Shabaab da anni controlla saldamente una porzione importante del territorio somalo e alimenta una guerra sporca, apparentemente senza fine e che rischia di estendersi anche ai paesi vicini. Le ragioni del suo rafforzamento vanno ricercate da un lato all’interno del paese, nelle vicende della guerra civile che ne ha brutalizzato la società, dall’altro negli errori degli attori regionali e internazionali che hanno, di fatto, favorito nel paese la radicalizzazione religiosa e politica.

Internazionale. Terrorismo e migrazioni dall’Africa dimenticata

Il leone etiopico nella regione in fiamme

di Erik C. F. Burckhardt

Fondamentale crocevia commerciale, l’Etiopia ha rappresentato per anni un teatro di crisi, conflitti, guerre e calamità naturali. Sin dall’antichità numerosi imperi si sono succeduti intorno al percorso del Nilo, che nasce nel territorio dell’attuale Etiopia e scorre attraverso i paesi della regione fino al delta egiziano. È in questa regione che l’Islam e il Cristianesimo si sono propagati fin dagli albori. Più volte si sono scontrati, ma anche incontrati. E ancora oggi, questo paese riveste per l’Italia e per l’Europa una cruciale importanza strategica.

Internazionale. Terrorismo e migrazioni dall’Africa dimenticata

Il vicinato dell’Europa si allarga: il Corno d’Africa, la Penisola Arabica e il Mar Rosso

di Umberto Tavolato

Le politiche e la sicurezza del Corno d’Africa sono oggi più che mai intrecciate con quelle della Penisola Arabica e danno vita, nei fatti, alle dinamiche del Mar Rosso, un’area geopolitica interdipendente. Per poter giocare un ruolo di primo piano in questa regione, l’Unione europea deve ora tessere relazioni più intense con i paesi del Golfo. Si tratta di un’area geografica che non è mai stata tanto importante come oggi per l’Europa, particolarmente da quando il confinante Nord Africa lotta per riprendersi dalle conseguenze delle rivoluzioni arabe e la vicina Libia rimane in piena crisi. Senza la dovuta attenzione, questa regione rischia di trasformarsi in un ulteriore polo di instabilità, rendendo l’Europa ancora più esposta alle minacce del radicalismo religioso, del terrorismo, dell’insicurezza marittima, dei traffici illegali, oltre che a ulteriori flussi migratori.

Internazionale. Terrorismo e migrazioni dall’Africa dimenticata

All’origine delle migrazioni

di Lorenzo Nannetti

Per gestire il problema migratorio occorre comprenderlo a fondo in tutti i suoi molteplici aspetti e quindi soffermarsi non solo sulle politiche europee di accoglienza e integrazione, ma anche sulle condizioni economiche, sociali e politiche in cui versano i paesi di origine dei flussi e quelli di transito. Scopriamo così che mentre noi focalizziamo la nostra attenzione unicamente su ciò che avviene nel Mediterraneo e ai nostri confini, la soluzione del problema andrebbe cercata al di là di quanto accade in questo specchio d’acqua: da un lato, nella pacificazione della Siria; dall’altro, avviando un percorso di sviluppo socioeconomico e per la risoluzione dei conflitti in Africa.

Internazionale. Terrorismo e migrazioni dall’Africa dimenticata

Cambiamenti climatici, conflitti e migrazioni nel bacino del Nilo

di Emanuele Fantini

I tassi di crescita a due cifre delle economie di diversi paesi africani e le opportunità offerte dai loro mercati hanno generato negli ultimi anni una nuova ventata di “afro-ottimismo”. Nonostante ciò, le tradizionali visioni apocalittiche legate a carestie, epidemie e conflitti continuano a influenzare l’immaginario collettivo sull’Africa. Il tema dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze in termini di siccità, alluvioni, conflitti per l’accesso a risorse sempre più scarse e moltitudini di profughi ambientali in fuga da calamità naturali contribuisce ad alimentare tale immaginario. Occorre però problematizzare questa lettura perché i conflitti e le migrazioni legate alle risorse e ai cambiamenti climatici non sono fenomeni meramente ambientali, quanto piuttosto questioni squisitamente politiche, generate dall’interazione tra natura e società, sempre più mediata dalla tecnologia e dai capitali.

Dizionario civile

Accoglienza

di Bruno Forte

Il termine “accoglienza” rimanda al latino “colligere”, che vuol dire raccogliere, prendere, ricevere e mettere insieme. A questa parola e anteposta una “ad”, che puo intendersi come un rafforzativo, quasi a voler dire un piu ampio, profondo e articolato atto dell’assumere e tenere unito, o – come altri intendono – nel senso della preposizione che conferirebbe al termine una piu evidente dinamicita, indicando un movimento di raccolta finalizzato al centro, rappresentato dal soggetto stesso dell’atto di accogliere. Nel latino “colligere”, inoltre, l’azione del mettere insieme (“legere” come “cogliere, leggere, stabilire il nesso fra piu cose o parole”, in modo da produrre ordine, organicita o significato) e evocata specialmente nel suo tendere all’unificazione (com’e espresso dal “cum” iniziale del composto).