Maria Cecilia Guerra

Maria Cecilia Guerra

già sottosegretaria al ministero dell’Economia e delle finanze, è deputata del Partito Democratico.

I sistemi di welfare europei fra nuovi e vecchi rischi sociali

Storicamente i sistemi di welfare nascono e si sviluppano per soddisfare i bisogni fondamentali delle persone e contrastare i rischi sociali che ne mettono in discussione il benessere. I rischi a cui le persone sono esposte, così come la valutazione del loro benessere e in definitiva di cosa debba essere considerato il loro diritto di cittadinanza, non sono però immutabili, variano in funzione del contesto economico, sociale, culturale, politico e religioso in cui ci si trova. Per queste ragioni, pur a fronte di tendenze comuni, i sistemi di welfare state dei diversi paesi europei faticano a convergere verso un unico modello.

Il Reddito di cittadinanza e la colpa di essere poveri

Il contrasto alla povertà e la possibile revisione del Reddito di cittadinanza (RDC) sono temi su cui, anche a sinistra, è opportuno aprire una riflessione. Anche in questa area politica non è infatti compiutamente superata l’idea che, fatti salvi i casi estremi di marginalità sociale, da affidarsi preferibilmente a enti di terzo settore, la povertà si risolva con il lavoro e non con politiche di tipo assistenziale. Non a caso l’avvio del primo programma nazionale e universale di contrasto alla povertà ha dovuto attendere molti anni, e cioè fino al 2017, prima di essere implementato, dopo le sperimentazioni avviate nel 2013 con la Nuova social card (NSC) e nel 2016 con il Sostegno all’inclusione attiva (SIA), e lo è stato con risorse del tutto insufficienti.

La riforma degli ammortizzatori sociali: lezioni dalla crisi pandemica

L’esplosione della pandemia ha posto il nostro, come gli altri paesi colpiti, nella necessità di approntare velocemente un insieme di strumenti finalizzati a impedire che uno shock temporaneo potesse determinare riduzioni permanenti dei livelli dell’attività economica e dell’occupazione. La finalità prioritaria degli interventi è stata garantire la continuità dei rapporti di lavoro con due strumenti: il blocco dei licenziamenti, accompagnato da ammortizzatori sociali in costanza del rapporto di lavoro, specifici per l’emergenza Covid e finanziati con la fiscalità generale. Disegnare questi ammortizzatori è stato un processo difficile, che ha messo in evidenza le debolezze del nostro sistema di tutela dei lavoratori, caratterizzato da un marcato orientamento sia settoriale (industria ed edilizia, per la Cassa integrazione guadagni ordinaria, CIGO) sia dimensionale (datori con più di 5 dipendenti per il Fondo di integrazione salariale, FIS, riservato alle imprese non coperte né da CIGO né dai Fondi di solidarietà bilaterali, FDS).

Meno tasse: dal pensiero liberale alle pratiche populiste

C’è un modo comune di guardare alle tasse, tipico del pensiero neoliberista, che si è affermato come culturalmente egemone nella narrazione politica, aprendosi non pochi varchi anche nel pensiero del centrosinistra. Si fonda sull’assunto fondamentale che ridurre le tasse sia sempre un bene, indipendentemente dalle modalità con cui lo si fa. E lo è per un insieme ampio di motivi che hanno a che fare, da un lato, con l’effetto positivo che il taglio delle tasse potrebbe esercitare sulla crescita economica, dall’altro con la necessità di liberare almeno parzialmente il contribuente da un onere considerato comunque vessatorio e iniquo.

Divergenze parallele. M5s e Lega alla prova della legge di bilancio

La necessità di raggiungere mediazioni e compromessi su punti di programma per cui vi è disaccordo costringe generalmente i governi di coalizione a adottare provvedimenti meno radicali di quelli che le singole componenti avrebbero adottato. Il governo Conte sembra invece seguire una logica diversa,  fondamentalmente spartitoria, in cui ciascuna delle due fazioni che lo compongono si riserva un campo di azione, a partire da una divisione equilibrata delle risorse in gioco, rispetto al quale l’altra si astiene il più possibile dall’intervenire. Ne scaturisce un’azione politica non solo priva di una visione organica ma anche molto spesso contradditoria, che tende a enfatizzare quella ricerca del consenso presso particolari categorie di contribuenti/cittadini che contraddistingue, non da oggi, l’agire politico.

Una generazione di outsider

Rispetto alla situazione di disagio che vivono in Italia le nuove generazioni, siano essi lavoratori, disoccupati o NEET, genitori, donne, stranieri, giovani provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati, le politiche intraprese continuano a mostrarsi poco lungimiranti, forse perché non adeguatamente supportate da un’analisi approfondita dei fenomeni su cui si intende intervenire. Indagare le ragioni che portano i giovani a diventare degli outsider rispetto alla stabilità economica, alla stabilità del lavoro, alla possibilità di compiere scelte di vita e alle tutele del welfare, diventa quindi presupposto essenziale per la definizione di misure di intervento che siano davvero efficaci.

L’impatto della riforma del lavoro

La discussione in corso sulla riforma del mercato del lavoro conseguente all’approvazione del Jobs Act si è incentrata soprattutto sulla relazione tra flessibilità e crescita economica. Aggiustare il livello e la composizione della forza lavoro per adattarla alle nuove esigenze del mercato e favorire così la crescita delle imprese può essere senz’altro utile al rilancio dell’economia. Non bisogna però sottovalutare l’aumento dei costi sociali che queste misure possono comportare, nonché le implicazioni sul sistema politico e sulla qualità della democrazia del nostro paese.

Politiche di contrasto alla povertà: il cammino intrapreso

Nonostante la crescita sempre più preoccupante della povertà, l’Italia è l’unico paese europeo in cui manchino misure efficaci per contrastarla. Una svolta importante si è avuta nel 2013 con l’elaborazione di un programma nazionale e universale di lotta all’indigenza denominato Sostegno all’inclusione attiva (SIA). Nonostante gli elementi di criticità emersi e le difficoltà di messa a punto delle procedure, i risultati della sperimentazione avviata sono incoraggianti e suggeriscono di non abbandonare il percorso intrapreso.