Emiliano Alessandri

Emiliano Alessandri

esperto di relazioni transatlantiche e del Mediterraneo

Mezzaluna crescente o calante? La Turchia tra Europa e Medio Oriente

Stretta tra i vortici della crisi europea e del conflitto mediorientale, la Turchia, pur interessata da significative tensioni, si è dimostrata in grado di assorbire i contraccolpi meglio dei paesi arabi. La stabilità attuale non deve però trarre in inganno circa le prospettive future, segnate da sfide sia interne che esterne. Per scongiurare il rischio che il paese esca per sempre da una logica di cooperazione occorre che l’Europa mantenga un solido contatto con Ankara, impostando un rapporto realista con Erdogan e con l’élite post kemalista e riallacciando i rapporti diretti con la società turca.

 

Obama folgorato sulla via di Damasco?

Nell’arco di poche settimane la posizione della presidenza Obama nei confronti del conflitto siriano sembra essere passata prima attraverso una conversione all’intervento militare e poi una riconversione alla diplomazia. Fluttuazioni che svelano una debolezza dell’azione di Obama in Medio Oriente, ovvero la mancanza di un approccio politico e di lungo periodo nei confronti dei cambiamenti epocali che hanno luogo nella regione.

L'America e il mondo del secondo mandato di Obama

Nel corso del suo primo mandato, il presidente Obama ha dovuto correggere la rotta impressa alla politica estera dall’avventurismo di George W. Bush e si è al contempo impegnato a far prendere atto all’establishment di Washington che, in un mondo sempre più multipolare, gli Stati Uniti non potranno più giocare il ruolo preponderante avuto finora. Le sfide dei prossimi quattro anni, sui quali non peseranno più i condizionamenti di una possibile rielezione, determineranno la vera eredità politica di Obama che, per quel che concerne la politica estera, dovrebbe puntare sulla difesa di valori, come la democrazia, non in quanto imperativi morali ma per la loro valenza strategica.

Sospesa nel cambiamento: l’America alla vigilia delle elezioni

Il testa a testa fra Barack Obama e Mitt Romney registrato dai sondaggi in questi giorni rivela il dispiegarsi di una dinamica dagli effetti assai rilevanti: da un lato il recupero apparentemente inarrestabile di Romney, dall’altro l’esaurirsi del capitale di popolarità che Obama aveva saputo accumulare nel 2008. A una sola settimana dal voto è difficile prevedere quale sarà il suo esito; ed è ancora più difficile immaginare quale evoluzione potrebbe subire il Partito repubblicano nel caso in cui dovesse uscirne sconfitto.

Obama vince sulla politica estera

L’incontro sulla politica estera ha concluso il ciclo dei dibattiti presidenziali prima delle elezioni del 6 novembre. La sfida, vinta da Barack Obama, porta a 2-1 la partita fra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti. Se per Romney la battaglia si fa dunque più dura, il presidente è finalmente riuscito nell’intento di regalare ai suoi elettori un’idea per il futuro.

Obama contrattacca, ma non riesce a definire il futuro

Il presidente Obama è uscito vincitore dal secondo dibattito presidenziale. Tuttavia, la sua scelta di prediligere la difesa di quanto fatto durante il primo mandato alla presentazione di idee nuove non ha probabilmente contribuito a convincere gli indecisi e a entusiasmare l’elettorato. Romney, pertanto, non è ancora sconfitto.

Romney prova a ribaltare i giochi. E forse ci riesce

Il primo dei tre dibattiti televisivi fra i due candidati alle elezioni presidenziali statunitensi ha visto la vittoria del contendente repubblicano. Per una sera Mitt Romney è riuscito, ammorbidendo alcune posizioni del suo partito, a rubare al presidente americano il ruolo di paladino della classe media e ad allontanare da sé quello di difensore dei poteri forti. La sfida fra i due rimane pertanto del tutto aperta.

Il Medio Oriente e le presidenziali americane

I recenti fatti di Bengasi e le proteste internazionali provocate dal film su Maometto hanno appena scalfito la campagna presidenziale statunitense. Ma il Medio Oriente continua a rappresentare per gli Stati Uniti la regione chiave per la politica estera americana, dove non sono permessi atteggiamenti di rassegnazione o di rinuncia.

Mitt Romney: una vittoria a metà

La vittoria di Mitt Romney nell’atteso appuntamento del Super Tuesday probabilmente è  sufficiente ad avvicinarlo ancor di più alla nomination alla Convention del partito repubblicano, non è però stata completa e non placherà le manifestazioni di disagio interne al partito. Le primarie di ieri hanno soprattutto messo in luce i limiti dei diversi candidati, le debolezze del partito e la dispersione del voto repubblicano.

La Comunità atlantica alla ricerca di una nuova identità

Negli ultimi dieci anni, la posizione della Comunità atlantica e dell’Occidente sembra essersi indebolita. La crisi finanziaria e l’emergere di nuovi soggetti nel quadro internazionale, nonché il propagarsi di movimenti populistici e nazionalistici, costringono la democrazia america na e quelle europee a ripensare il proprio ruolo e ad abbandonare l’idea dell’unipolarità a favore del multilateralismo e di una nuova idea di leadership basata sul confronto.

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