Visualizza articoli per tag: francia

Francia in rivolta. La legittimazione spezzata

La riforma delle pensioni, voluta dal presidente Macron, non è una vicenda come le altre, non è solo un tasto dolente come è avvenuto in altri paesi europei, ma un banco di prova generale sia sul piano delle istituzioni che della società per la particolare situazione economica e politica in cui si è sviluppata.
La seconda presidenza Macron, iniziata un anno fa, ha registrato una novità importante, rivelando un consenso inferiore rispetto alla prima elezione e alle elezioni legislative subito seguite; il presidente ha perso la maggioranza assoluta in Parlamento, mantenendo una maggioranza relativa, per l’affermarsi di due opposizioni (il Rassemblement National di Marine Le Pen, estrema destra) e la NUPES (Nouvelle Union populaire écologique et sociale, alleanza delle sinistre guidata da J. Luc Melenchon, con declinazione estrema).

Francia e Italia a confronto: chi cattura la protesta?

Le elezioni legislative in Francia e le amministrative in Italia hanno riservato in parte sorprese, ma rivelato clamorosamente umori e preferenze dell’elettorato che le recenti elezioni legislative italiane hanno ampiamente confermato, provocando un terremoto nel sistema politico, sulla scia di una tendenza già tracciata da tempo in diverse democrazie occidentali. Esse sono dunque un precedente significativo, una sorta di prologo che precede appunto le nostre elezioni legislative e che ci aiuta a comprenderne l’esito, sottraendolo alla dimensione della semplice cronaca politica.

 

Macron: la vittoria e le spine

Macron è stato rieletto il 24 aprile presidente dei francesi con il 58,5% dei voti, mentre la sua sfidante Marine Le Pen, estrema destra, ne ha ottenuti il 41,5%. Il sapore della vittoria è durato solo una sera nella scenografia maestosa della Tour Eiffel che replicava quella più sovrana del Louvre nel 2017 alla prima vittoria. Un risultato questo che fa riflettere sulla campagna che l’ha preceduto, sull’oggi, sul domani. La distanza fra il presidente e la sua sfidante è di circa 17 punti, che non sono pochi, ma lontano appare l’esito del 2017 quando egli venne eletto con il 66,2% dei voti e un’astensione più bassa dell’elettorato.

Jospin, la vittima francese della Terza via

Da quando, nel dicembre 2014, è diventato membro del Conseil Constitutionnel, l’organismo che vigila sulla costituzionalità delle leggi della République, Lionel Jospin ha definitivamente acquisito il ruolo del “vecchio saggio”. Per l’ex leader socialista, oggi ottantenne, si tratta in effetti del coronamento di una vita di passione e impegno, un riconoscimento che, a distanza di oltre un decennio, mitiga senza annullare la delusione ancora viva per la clamorosa sconfitta alle elezioni presidenziali del 2002.

La crisi del Labour

Il Partito Laburista inglese condivide con gli altri partiti socialisti del continente europeo una crisi che ha in realtà origini comuni: l’abbandono del pensiero tradizionale della sinistra a favore della promozione del libero mercato, dell’individualismo, delle privatizzazioni e della deregolamentazione in ambito economico. Questo allontanamento dalle origini ha fatto perdere al Labour una parte importante del sostegno delle classi lavoratrici, soprattutto dopo che la crisi finanziaria internazionale del 2008 ha reso manifesta la fragilità del modello di sviluppo economico proposto. La difficoltà a individuare e proporre una ricetta alternativa credibile e una leadership affidabile fa sì che oggi, pur di fronte a un governo conservatore estremamente debole, il Partito Laburista abbia poche possibilità di tornare presto al governo del paese.

La rinuncia a riformare il capitalismo: alla radice della crisi della sinistra scandinava

Anche nei paesi nordici le socialdemocrazie sono in difficoltà, pressate non tanto dalle forze liberal-conservatrici, anch’esse in crisi, quanto dalla crescita del consenso per i partiti della nuova destra. Ciò può essere imputato alla loro rinuncia a perseguire parte del proprio compito storico: riformare il capitalismo riducendone le irrazionalità, costringere le imprese alla competitività affermando diritti e salari forti, perseguire la mobilità del lavoro ma verso l’alto e ottenere così, alla fine, maggiori livelli di eguaglianza. Restituire centralità alla questione sociale e al tema della riforma dell’economia consentirebbe, perciò, di recuperare alle forze socialdemocratiche una parte considerevole del loro tradizionale consenso.

Crisi del PSOE, crisi della Spagna

La situazione politica spagnola è sicuramente emblematica dello stato di crisi strutturale e identitaria in cui la politica, assieme alle forze che se ne sono fatte tradizionalmente interpreti, si è inviluppata inesorabilmente. Soprattutto il PSOE rischia di pagare un prezzo elevato incalzato com’è dalla pressione di formazioni di ispirazione populista come Podemos. La crisi economica, che la ripresa del PIL degli ultimi due anni non sembra aver fatto superare, continua a rendere sempre più incerta la condizione dei ceti medi; lo stesso si può dire dei giovani, le cui prospettive non appaiono affatto promettenti. E delle loro esigenze, delle loro speranze, delle loro aspettative né il PSOE né altre formazioni tradizionali sono in grado di farsi interpreti.

Le sfide di Syriza e le grandi difficoltà dei socialisti greci

La situazione politica in cui la Grecia è venuta a trovarsi a seguito della crisi economica profonda che ha colpito tutto il paese a cominciare dal 2009 appare quanto mai confusa. La lotta politica, se si escludono talune vivaci iniziative di rilancio a opera di leader come Fofi Jennimatà, che guida il raggruppamento socialista del PASOK, sembra sempre più incerta. Non solo formazioni storiche quali appunto il PASOK – e altre ancora anche nell’area opposta – appaiono in affanno, ma anche gli altri schieramenti, soprattutto quelli di nuovo conio come SYRIZA, costituitosi nell’interregno tra la crisi e l’irruzione della Troika sullo scenario, non se la passano meglio.

Il grand malaise della sinistra francese

La Gauche francese vive un momento di grande difficoltà, di cui la rinuncia di Hollande a ricandidarsi per la presidenza è solo il più eclatante e recente segnale. Il rischio concreto è che non riesca ad arrivare al ballottaggio e che i suoi elettori siano costretti a scegliere, per l’elezione del prossimo presidente, tra la destra popolare di François Fillon, la destra populista di Marine Le Pen e l’astensione. Quella del Partito Socialista Francese è una crisi grave, che va inquadrata nel contesto più ampio della crisi della sinistra mondiale, considerata a torto o a ragione da una parte crescente dell’elettorato corresponsabile dell’impoverimento provocato in Occidente dalla globalizzazione. E in quello del “grand malaise” di un paese che non riconosce più se stesso e la propria identità. Che sente di non contare più nulla e di non essere più nulla.

La SPD, un “junior partner” di tutto rispetto. Per ora

Spesso si dimentica che, in Germania, il partito socialdemocratico è al governo dal 2013, come parte di quella Grande coalizione che sostiene il governo di Angela Merkel. Allo stesso modo si dimentica che, proprio in ragione della presenza della SPD al governo, negli ultimi anni sono state realizzate importanti riforme nei settori dello Stato sociale, del mercato del lavoro e dell’istruzione. Sembrerebbe una condizione ideale per il partito socialdemocratico tedesco; ma la realtà è più complessa. La sua annosa partecipazione come partner minore a governi a guida cristiano-democratica non solo non fa risaltare l’azione politica che la SPD sta conducendo, ma contribuisce a liberare spazio alla sinistra del partito socialdemocratico. Di tale spazio sembra temporaneamente trarre profitto la Linke che, insieme al partito populista della AfD a destra della CDU-CSU, rappresenta l’insoddisfazione di una parte rilevante dell’elettorato nei confronti della Grande coalizione.

Prec.
1

le Pubblicazioni


copertina_1_2024_smallPuoi acquistare il numero 1/2024
Dove va l'Europa? | L'approssimarsi del voto per il rinnovo del Parlamento europeo impone una riflessione sulle proposte su cui i partiti e le famiglie politiche europee si confronteranno | Leggi tutto