La “variabile Schettino”

Di Antonio Menniti Ippolito Venerdì 20 Gennaio 2012 16:40 Stampa
La “variabile Schettino” Foto: MegaBrendan17

Il naufragio della Concordia mostra che non esisteva sulla nave alcun antidoto all’imprevisto assoluto, rappresentato nel caso specifico dal comportamento irresponsabile del suo comandante. Alle colpe del singolo vanno però aggiunte molte altre negligenze e distrazioni, queste sì rappresentative dello scenario quotidiano italiano.

 

L’incredibile episodio della nave Concordia ha portato non pochi a recuperare l’immagine dell’italiano rappresentato da Alberto Sordi in molte sue pellicole. L’italiano arrogante e menefreghista, debole con i forti e forte con i deboli, capace di negare l’assoluta evidenza, talvolta tuttavia capace di qualche nobiltà. Si può dire che è una ormai automatica citazione di cui non se ne può più? Perché trita e ritrita e perché gli italiani sono intanto mutati. Rispetto agli anni Cinquanta e Sessanta sono molto più consapevoli di quel che sono e anche di ciò che è il mondo in cui si trovano: tale consapevolezza li rende assai più colpevoli, qualora abbiano atteggiamenti censurabili, di quanto non fosse nel tempo di Alberto Sordi. Gli italiani rappresentati da questi erano ridicoli e degni di qualche compassione, la loro versione attualizzata no.

Ma per una volta non dedichiamoci alla retorica sul “carattere dell’italiano” e ragioniamo in chiave diversa. Quello che la tragedia ha dimostrato è che non esisteva su quella nave, nel sistema di quel genere di marineria, alcun antidoto alla “variabile Schettino”. Di che si tratta? Dell’imprevisto assoluto rappresentato appunto qui da un uomo che ha enormi responsabilità, che è probabilmente passato attraverso un duro apprendistato e una accurata selezione, che però provoca un danno immenso per un imperdonabile errore o, peggio, per uno stupido gioco, e il cui comportamento successivo aggrava fortemente il disastro già creato. Ci sono i morti, e soprattutto questo rende ogni cosa ingiustificabile, ma esiste anche un danno economico immenso: centinaia di milioni per la nave persa, i costi di tutte le attività di recupero, di smantellamento, la crisi che conosceranno le crociere, la disoccupazione che colpirà il personale ecc.

Nel cartoon “L’era glaciale” da un piccolo gesto di un roditore derivano conseguenze straordinarie e questo è quello che è successo sulla nave Concordia dopo il default del suo comandante. Ma la responsabilità è tutta sua? No. La colpa è di un sistema che non è in grado di fronteggiare la “variabile Schettino”, che non è stato capace di compensare il caos organizzativo che era attorno al comandante impazzito, ma che ha pure mancato sistematicamente di sorveglianza e controlli. Chiude poi il quadro la benevolenza del Gip. Un assurdo totale in una situazione realizzatasi che ci espone al ludibrio mondiale.

Insomma, la “variabile Schettino” ha creato la tragedia perché regolamenti e procedure non la prevedevano, perché il sistema tollerava forse da sempre la pericolosissima pratica degli “inchini”, perché la disciplina di bordo di quella nave da crociera non prevedeva evidentemente possibilità di censura da parte di ufficiali che, a quanto pare, al pari del comandante, hanno lanciato l’allarme con criminale ritardo e, in più, hanno abbandonato la nave anzitempo contravvenendo a quella che anche per i profani quale chi scrive – ma, verrebbe da dire, pure per un bambino – è l’obbligo per chi ha responsabilità di comando, di essere l’ultimo ad abbandonare la scena. Neppure le Capitanerie di porto, le autorità locali che vedevano svolgersi quelle pratiche valutavano con la dovuta eccezione il rischio della “variabile Schettino”. Nessuno vedeva, nessuno sapeva? Impensabile. Piuttosto, probabilmente, si celebrava l’abilità, l’estro dei responsabili. Il loro coraggio e non la loro folle incoscienza.

Insomma, alle colpe del comandante si sono aggiunte molte altre negligenze e distrazioni. Una soluzione parrebbe esserci. Pensiamo a situazioni meno critiche, allo scenario quotidiano in cui ci troviamo immersi. In ogni realtà, troviamo che le cose funzionano (se funzionano) grazie alle qualità di uno o più individui, dotati di talento o d’altro: capacità di improvvisare creativamente risolvendo situazioni, o senso di sacrificio e del dovere, senso di responsabilità ecc.

Da noi spesso tutto è affidato al singolo: il senso di responsabilità non è rafforzato da procedure o sanzioni che lo rendano non volontario ma obbligatorio, l’organizzazione non prevede che le qualità di uno siano sopperite dall’obbligatorietà anche per i meno dotati di applicare le regole pena conseguenze. Un sistema del genere, una disorganizzazione compensata, è quello più esposto alla “variabile Schettino” e le conseguenze sono evidenti a tutti, in cronache quotidiane che ci presentano casi altrettanto incredibili, sia pur meno clamorosi, con pericolosa assiduità. Una appropriata organizzazione dovrebbe impedire i sacrifici individuali che oggi consentono alle cose in qualche modo di marciare, dovrebbe evitare che errori individuali possano creare inconvenienti o addirittura catastrofi. Con questo il rischio della “variabile Schettino” se non annullato, sarebbe certo reso più remoto. Ma sarà possibile cambiare? L’organizzazione tedesca o giapponese da noi sono spesso solo al centro di compiaciute barzellette.

 


Foto: MegaBrendan17

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