Il sogno di Dilma

Di Rossana Miranda Sabato 06 Novembre 2010 21:40 Stampa
Il sogno di Dilma Foto: Dilma Rousseff
Rossana Miranda commenta i risultati delle elezioni che si sono svolte in Brasile il 31 ottobre 2010.

 

Il sereno tornò già nel settembre 2010, quando Dilma Rousseff iniziò l’ultima, vittoriosa, battaglia contro il cancro linfatico che le era stato diagnosticato. Lo racconta il giornalista Luiz Maklouf Carvalho in “Dilma, Giovanna d’Arco in Brasile”, pubblicato sulla rivista brasiliana “Piauí”. Quel trattamento era molto meno invasivo della chemioterapia che l’allora candidata presidenziale aveva già affrontato e che le aveva fatto perdere i capelli, l’appetito, la calma e, forse, anche i sogni di gloria. Un paziente nelle condizioni di Dilma aveva un 10% di non farcela: un margine basso, ma che forse aveva bisogno di una exit strategy politica. Eppure, né il presidente Luiz Inácio Lula da Silva né il Partito dei Lavoratori hanno mai pensato a un piano “B”. “Perché in politica, la sola idea di un piano “B”cancella immediatamente il piano “A”. «Per questa ragione la candidata è Dilma», aveva detto il ministro delle Comunicazioni, Franklin Martins a Maklouf Carvalho.
E avevano visto bene. Adesso il presidente Lula da Silva può fare un respiro profondo, riposare per un breve tempo e rimboccarsi le maniche per iniziare ad occuparsi di altre questioni, magari regionali. Il continente è una zona di squilibri politici, economici e sociali, con rischi di autoritarismo non da poco. La sua missione principale degli ultimi mesi è stata compiuta: passare il testimone al suo braccio destro, Dilma Rousseff, che però è più a sinistra di lui. Con oltre il 55% dei voti, è la prima donna eletta capo dello Stato in Brasile. Sarà alla guida del paese più potente del continente latinoamericano dal 1° gennaio del 2011. Questa vittoria è soprattutto la continuazione della cosiddetta “Era Lula” che ha fortificato il Brasile, in termini di prosperità economica ed uguaglianza sociale. Più di 30 milioni di persone sono uscite dalla condizione di povertà e la classe media costituisce  più della metà della popolazione.
L’ex sindacalista e operaio, Lula, ha sempre mantenuto un profilo moderato, coltivando un largo consenso. Nel nome della continuità, prima e dopo di lui. Uno dei suoi punti di forza è stato quello di dare continuità al programma politico del suo predecessore, Fernando Henrique Cardoso, per non creare traumi e dare proseguimento ad un progetto di politica macroeconomica. Ha promosso quello che era stato fatto bene, lasciandolo intatto, non ha fatto tabula rasa per differenziarsi. Una prova di maturità politica che ha messo l’interesse collettivo al di sopra di quello di partito e individuale.
Nel solco di questa linea, Rousseff ha annunciato – subito dopo la sua elezione – un aumento dello stipendio minimo sindacale nel 2011 e del sussidio per oltre 13 milioni di famiglie che si trovano in condizioni di povertà. Il resto della politica di lotta all’inflazione e di stimolo del Prodotto Interno Lordo avrà il marchio Lula. Forse alcuni aggiustamenti sul piano della politica estera saranno necessari, viste le uscite poco felici di Lula per quanto riguarda la vicenda dei prigionieri politici a Cuba e la morte del dissidente Orlando Tamayo Zapata. Intanto, a una settimana dal ballottaggio, Dilma Rousseff è stata scelta dalla rivista nordamericana “Forbes” come la leader più influente dell’America Latina. All’estero non è un nome molto conosciuto al momento ma ha tutte le carte in regola per imporre la sua narrazione.
Nata a Belo Horizonte, di madre brasiliana e padre bulgaro, ha una storia personale piena di avventure e disavventure che l’hanno segnata. Quando aveva 17 anni entrò a far parte dell’organizzazione trotzkista “Militante del Commando di Liberazione Nazionale” e del gruppo maoista “Avanguardia Rivoluzionaria Palmares”. La sua fu una partecipazione attiva. Con luci e ombre. Sulla sua pelle, ha patito la vita clandestina, la persecuzione, la tortura. Poi, il dramma del cancro. Alla fine, ha vinto contro tutto e tutti. Senza avere mai un piano “B”. Da sempre, ha avuto un solo proposito, un unico sogno e per esso ha lottato mettendo in gioco la propria vita: costruire un Brasile più giusto e ugualitario, un paese migliore. Che farà bene a tutta l’area latinoamericana.

 

Foto da Dilma Rousseff

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