Un futuro migliore per l'Italia: da dove ripartire. Il lavoro

Di Italianieuropei Lunedì 04 Ottobre 2010 11:48 Stampa


L’emergenza occupazionale esige il superamento dell’atteggiamento attendista dell’attuale governo. Basta aspettare immobili le ricadute occupazionali di una ripresa economica che stenta a decollare. La ripresa va sostenuta e accompagnata da provvedimenti che favoriscano sì la creazione di nuova occupazione, ma che garantiscano anche che quella creata sia “buona” occupazione. Per far questo occorre contrastare la precarietà e l’abuso di contratti atipici, estendere i diritti e le protezioni ai lavoratori atipici, sostenere l’inserimento lavorativo di giovani e donne, attuare politiche di formazione e riqualificazione, riformare il welfare per adeguarlo alle nuove esigenze del mondo del lavoro.

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Disoccupazione, sottoccupazione e precarietà sono i tratti del volto triste che ha assunto il mondo del lavoro in questi anni di crisi economica. I disoccupati sono ormai più di due milioni, i lavoratori precari hanno raggiunto nel 2009 quota due milioni e mezzo e non si contano i lavoratori, giovani e meno giovani, anche molto qualificati, che si arrangiano con impieghi di ogni tipo.
Si tratta di fenomeni che erano già presenti nel nostro paese e di cui abbiamo già discusso nel Quaderno sul Lavoro pubblicato a settembre del 2009. La crisi li ha resi però intollerabili.
Le ripercussioni di questa situazione e i danni che essa arreca alla vita sociale e democratica del paese sono enormi.
Il lavoro, infatti, non solo è fonte di sostentamento per ogni famiglia, presupposto per l’educazione e la creazione di opportunità per i figli, elemento essenziale affinché ogni progetto di vita individuale e famigliare possa essere immaginato e realizzato, ma è soprattutto parte essenziale dell’esistenza di ogni individuo, manifestazione concreta delle sue capacità, ambito dell’agire umano nel quale ancora si riversano sogni, aspettative, ambizioni, oltre che il modo prevalente dei singoli di rapportarsi con il resto della società e contribuire alle dinamiche democratiche.
Che fare? Una prima soluzione è quella di adottare misure che rendano più vigorosa una ripresa economica ancora troppo debole.
Ma questo non è sufficiente. Confidare solo sull’azione taumaturgica della ripresa sarebbe però un errore. In primo luogo perché, come dimostra l’aumento delle disuguaglianze verificatosi nell’ultimo decennio, non è detto che la produzione di nuova ricchezza vada a beneficio dei lavoratori; in secondo luogo perché accontentarsi di un dato positivo solo dal punto di vista quantitativo (maggiore occupazione) senza interrogarsi sulla qualità di questo lavoro significherebbe, ancora una volta, chiudere gli occhi di fronte al modo perverso in cui la flessibilità è stata declinata nel nostro paese. Per la politica, perciò, l’obiettivo primario di creare “nuova” occupazione va di pari passo con quello di fare in modo che quella creata sia “buona” occupazione. Per fare questo è necessario:

  • contrastare l’abuso di contratti atipici da parte delle aziende attraverso misure che rendano più convenienti, da un punto di vista sia economico che operativo, i contratti a tempo indeterminato;
  • introdurre una base comune di diritti e protezioni (malattia, infortuni, maternità, ferie ecc.) per tutti i lavoratori;
  • favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani e donne, attraverso introduzione di misure fiscali e normative che promuovano il “primo inserimento” per i giovani e l’ingresso (o reingresso) delle donne al lavoro;
  • riformare il sistema di welfare per adeguarlo alle nuove esigenze dei lavoratori, attraverso strumenti di sostegno al reddito per le fasi di riallocazione dei lavoratori; il potenziamento dei servizi e del contributo economico per l’attività di cura di bambini e anziani;
  • adottare politiche attive di formazione e riqualificazione della forza lavoro.


Al di là dei singoli provvedimenti è però necessario che la politica, e in particolare le forze di centrosinistra e i sindacati, si riapproprino del loro compito di dare rappresentanza a tutte quelle componenti del variegato nuovo mondo del lavoro che ne sono rimaste prive.

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Editoriale:


Il tema del lavoro verrà approfondito nel n. 4/2010 di Italianieuropei che sarà in edicola e in libreria dal 16 ottobre.
E' disponibile qui in anteprima l'editoriale di Massimo D'Alema: La centralità politica del lavoro


Documenti:


Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Piano triennale per il lavoro

Sviluppo, lavoro, welfare: le proposte del Pd per il “diritto unico” del lavoro


Interventi:


L’alienazione nel lavoro in epoca postfordista
di Michela Marzano | Anticipazione dal n. 4/2010 di Italianieuropei

Il lavoro della democrazia, la democrazia del lavoro di Vando Borghi | Anticipazione dal n. 4/2010 di Italianieuropei

Il progetto per la transizione a un regime di flexicurity di Pietro Ichino | Dal Quaderno sul Lavoro

Il contratto unico a tempo indeterminato di Tito Boeri e Pietro Garibaldi | Dal Quaderno sul Lavoro


Crisi e occupazione nel mondo:


Friedrich Ebert Stiftung

 
Flexicurity auf Europas Arbeitsmärkten – Der schmale Grat zwischen Flexibilität und sozialer Sicherheit

European Trade Union Institute

How do institutions affect the labour market adjustment to the economic crisis in different EU countries?

Wages in the crisis

Center for American Progress


Equal Pay for Breadwinners

Extending Unemployment Insurance Benefits 101  

Policy Network

Jobs, industry and opportunity: Growth strategies after the crisis 

Solidar

Non-standard employment relations or the erosion of workers’ rights

Precarious Labour. Legal and Policy Frameworks at EU Level

The changing labour market in Germany in times of crisis

Youth unemployment in a time of crisis. Briefing on the situation in Lithuania

 

 

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