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Dove va l'Europa? Presentazione Italianieuropei 1/2024

Mercoledì 27 marzo alle ore 18:15, la Fondazione Italianieuropei ha organizzato la presentazione dell'ultimo numero della rivista Italianieuropei in un incontro in diretta streaming dal titolo "Dove va l'Europa?"

Articoli del numero 1/2024

Del numero 1/2024 di Italianieuropei sono disponibili integralmente gli articoli di Romano Prodi, Aurore Lalucq, Paolo Guerrieri, Maria Cecilia Guerra, Chiara Geloni, Carlo Galli.



 

Il caso argentino: perde pezzi e velocità il governo Milei

Il caos che incombe sul domani dell’Occidente anticipa un suo concreto scenario in Argentina, il maggior paese dell’emisfero meridionale americano dopo il Brasile; ai margini interni del principale mercato capitalista, gli Stati Uniti. L’Eldorado promesso lungo un secolo a milioni di emigranti italiani, una società tra le più evolute del continente, un’economia matura ma squilibrata, patisce senza anestesia la vulnerabilità del sistema democratico. La questione immediata per i suoi 48 milioni di abitanti è se una vittoria nelle quadriennali elezioni politiche può essere trasformata da colpi di mano legislativi in un sovvertimento del sistema istituzionale.

Guardare al mondo con occhi mai indossati prima

Riprendere il cammino interrotto della giustizia sociale e coniugarlo con la giustizia ambientale o ecologica. Un imperativo di fronte al precipitare delle cose. Per farlo servono: il coraggio di credere e comunicare valori e visione mobilitanti di un modo migliore e più giusto di vivere; la capacità di indicare e praticare le proposte radicali che, con un rinnovato metodo democratico, consentano di cambiare rotta e muovere verso questa visione. Se ascoltiamo e siamo capaci di capire angosce e incertezze di tutte e tutti noi di fronte al turbinio delle trasformazioni climatiche, tecnologiche e geopolitiche e la rabbia di chi sta male e non può neppure vedere un futuro differente e migliore, se ci scrolliamo di dosso il cinismo individualista in cui il neoliberismo ci ha avvinto, privatizzando persino la speranza, allora, ma solo allora, ci sarà chiaro che valori e visione mobilitante e proposte radicali sono l’unica, realistica strada.

Costruire un campo vincente

Per capire perché a detta di tanti osservatori l’opposizione al governo Meloni sia da considerarsi addirittura inesistente, e comunque farla sia un mestiere così particolarmente duro e ingrato, si può forse partire da tre flash temporali. Proviamo ad elencarli, e conviene cominciare dalla fine.
Intanto, il futuro è un’ipotesi. Nel senso che l’obiettivo finale non è condiviso. Il cosiddetto “Campo largo”, la cui indeterminatezza, com’è stato notato, è dimostrata fin dal fatto che ancora non gli si è trovato un nome migliore, non ha – come vedremo – confini chiari e condivisi.

Politica a sinistra?

C’è vita a sinistra? Esiste ancora uno spazio politico nel quale si organizzino forze dotate di pensiero critico, di capacità analitica, di progettualità orientata alla trasformazione in senso progressivo dei rapporti sociali? Ovvero, esiste ancora una politica che da una parte riconosca con realismo le contraddizioni del presente e dall’altra non le accetti come naturali, individuando sia uno spazio di azione emancipativa sia soggettività adeguate e interessate al cambiamento, a un’alternativa di paradigmi economici e sociali?

Costruire le alleanze. L’errore di cercare uno scontro a due

A un anno dalla sua scalata ai vertici del PD, Elly Schlein è ancora alle prese con la predisposizione di una strategia efficace per rimediare alla grave sconfitta incassata a settembre del 2022. Oltre alla scelta di correre in solitudine, e quindi nella assoluta certezza di andare incontro alla umiliazione al cospetto di una destra che invece si presentava saldamente coalizzata, Letta ha impostato le scelte del PD attorno a due pilastri: la rivendicazione dell’agenda Draghi come bandiera del riformismo di governo e l’operazione di sdoganamento della destra radicale. Riguardo alla discontinuità con l’atlantismo radicale imposto da Draghi, il PD non ha mutato l’atteggiamento.

La ricostruzione dello spazio politico e democratico: il diritto di contare

Sì, perché la democrazia è utopia, un’utopia che i grandi movimenti e partiti di massa e il costituzionalismo moderno hanno tentato di rendere possibile, spesso non riuscendoci. La fine del secolo scorso ha segnato, insieme alla crisi dei partiti di massa, il superamento del primato della politica a vantaggio dell’economia e della finanza globale, slegate dai vincoli normativi degli Stati nazionali e promotrici di un ordinamento sovranazionale che ha svuotato ruolo e funzioni dello Stato di diritto. Ma senza l’utopia democratica, senza l’ambizione folle e invincibile di costruire, anche di fronte alla vittoria del “turbocapitalismo globale”, un mondo più giusto e più uguale, un mondo in cui l’idea di giustizia e uguaglianza, in dignità e diritti, e quindi il diritto all’autodeterminazione dei popoli e l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica

Sociale, verde, giusta: l’Europa che vogliamo

Non è presto per riflettere sull’Europa perché l’Europa riguarda tutti noi e tutti i programmi futuri. È la nostra sfida. Completare l’Europa e realizzare un’Europa federale è la sfida di noi riformisti, altrimenti non abbiamo futuro. Soprattutto un’Europa che sia unita, forte, grande e che torni a essere rilevante nel mondo. La tristezza maggiore che ho provato, da quando sono uscito dalla politica e insegnando negli Stati Uniti e in Cina, è stato constatare come il grandissimo interesse mostrato dai ragazzi nei primi tempi verso l’Europa si sia via via affievolito a causa dell’irrilevanza progressiva che l’Europa ha avuto nel mondo di fronte ai giganti Stati Uniti e Cina.

Un vero bilancio, una fiscalità e un Tesoro europei: condizioni necessarie per il futuro della UE

Il 2024 sarà un anno cruciale. Mentre si sono ricostituite le logiche dei blocchi, rafforzando ulteriormente le tensioni geopolitiche, l’anno 2024 vedrà svolgersi due elezioni che potrebbero redistribuire le carte del gioco del potere mondiale. Negli Stati Uniti, lo spettro del ritorno di Donald Trump aleggia sulle elezioni di fine anno, con tutti i rischi e i cambiamenti che comporterebbe per la democrazia americana, le sue istituzioni e l’Europa. Le recenti dichiarazioni del candidato Trump lasciano temere un abbandono del popolo ucraino e dell’Europa alle ambizioni bellicose della Russia.

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