Garanzia giovani: utile ma non risolutiva

Di Brando Benifei Martedì 23 Dicembre 2014 15:28 Stampa

Cos’è Garanzia giovani? Una misura importante di contrasto alla disoccupazione giovanile che però non è in grado, di per sé, di creare posti di lavoro. È un tassello importante che potrà dispiegare pienamente il suo potenziale quando si deciderà di dare corso a una politica più ampia e incisiva  per l’occupazione.


Garanzia giovani è una misura significativa e importante, ma per valutarla correttamente bisogna comprenderne le finalità. Bisogna capire cos’è e cosa, invece, non è. Innanzitutto, occorre dire che si tratta di una misura che di per sé non è in grado di creare posti di lavoro e, quindi, di risolvere il problema strutturale della disoccupazione giovanile. A tal fine sarebbero necessarie politiche industriali di larga scala a livello europeo e una massiccia ripresa degli investimenti. Da questo punto di vista, pur con tutti i limiti che presenta – limiti che si spera potranno essere superati –, la proposta del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker di attuare un piano europeo di investimenti da 315 miliardi di euro va nella direzione giusta. Caricare Garanzia giovani di aspettative legate alla creazione di nuovi posti di lavoro sarebbe deleterio e rischierebbe di incrementare ulteriormente la sfiducia nella capacità di azione dell’UE nel momento in cui non fossero raggiunti i risultati sperati.

L’obiettivo e lo specifico contributo positivo offerti dalla Garanzia giovani vanno ricercati altrove. A un primo livello, essa rappresenta chiaramente il tentativo di offrire un aiuto concreto ai giovani che sperimentano una situazione di grande difficoltà. I livelli di disoccupazione giovanile, già in passato più elevati rispetto alla media, sono saliti in seguito alla crisi, in particolare nei paesi periferici dell’eurozona, a livelli insostenibili. L’allarmante fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment and Training) ha ormai assunto dimensioni pervasive. Numerose ricerche dimostrano come un prolungato periodo di inattività influenzi in modo permanente le prospettive future di carriera, i guadagni e il benessere dei giovani in questione. Diventa inoltre sempre più difficile inserirsi nel mercato del lavoro dopo un lungo periodo di inattività. Da questo punto di vista risulta chiara l’utilità della Garanzia giovani: fornendo agli interessati opportunità di lavoro o di formazione evita, da un lato, tale dannoso periodo di inattività e, dall’altro, aiuta a sviluppare competenze che permettano un inserimento futuro. Non si tratta di un sussidio di disoccupazione, ma di un tassello che dovrebbe andare a inserirsi in un quadro più vasto di politiche per il lavoro.

Dal punto di vista istituzionale, Garanzia giovani rappresenta infatti un’importante occasione, soprattutto per un paese come l’Italia, per rafforzare le politiche attive per il lavoro e, tra l’altro, per avviare una riforma di quello che è sempre stato un elemento debole all’interno del sistema, ovvero i centri per l’impiego. In questa prospettiva, molto rimane ancora da fare e l’implementazione di Garanzia giovani si trova ancora a un primo stadio.

A livello europeo, l’attuazione di questo progetto è avvenuta finora in maniera diseguale, andando a inserirsi in contesti molto diversi. Ciò, in realtà, vale anche per l’Italia, in cui le Regioni che avevano un retroterra più solido in materia di politiche attive del lavoro sono state generalmente in grado di trarre maggiore beneficio da questa nuova opportunità. Anche per le altre Regioni, però, questa può rappresentare l’occasione per avviare un processo di riforma che inevitabilmente avrà bisogno di tempo per essere portato a termine.

Un ulteriore aspetto positivo è rappresentato dal fatto che Garanzia giovani è una misura europea in grado di modificare l’immagine dell’Unione, di mostrare che dall’Europa può venire anche un contributo concreto e positivo per affrontare le difficoltà che i cittadini sperimentano. Analogamente all’Erasmus, che viene percepito come una delle politiche europee più positive, anche Garanzia giovani può essere un’occasione per migliorare un’immagine dell’UE oggi fortemente logorata. Certo, come detto prima, se l’Europa si limitasse a questo tipo di politiche su scala “micro”, senza intraprendere azioni decise e più vaste per dare una soluzione duratura alla crisi economica, tutto ciò rischierebbe di essere vano e di avvalorare le critiche, spesso parzialmente giustificate, che vengono mosse a un’Unione considerata miope e distante dai cittadini. E anche le estensioni auspicabili (come l’aumento dei fondi dedicati e l’aumento dell’età dei beneficiari fino a 30 anni) non possono sicuramente sostituire un più profondo cambiamento della politica economica europea.

Solo all’interno di una strategia complessiva più vasta, una politica come Garanzia giovani può produrre i migliori risultati.

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