Il Venezuela al voto. Un test per Chavez e per l’opposizione

Di Francesca D'Ulisse Venerdì 24 Settembre 2010 18:31 Stampa

Il Venezuela torna alle urne per rinnovare i 165 parlamentari dell’Assemblea nazionale e i 12 rappresentanti del Parlamento latinoamericano.

 

Dal punto di vista formale si tratta di un test elettorale importante perché segna il ritorno dell’opposizione all’Assemblea nazionale dopo il boicottaggio del 2005, quando i partiti contrari a Chavez non si sottoposero al giudizio degli elettori per protesta contro la mancanza di garanzie minime di libertà, trasparenza e affidabilità del sistema e lasciarono lo spazio a un’unica onda monocolore. Dal punto di vista politico lo è certamente di più perché i risultati di domenica mostreranno se, e in che misura, si possa già parlare del declino di una leadership finora granitica e inattaccabile, quella del Presidente Chavez.

Le proposte programmatiche
Durante la campagna elettorale il governo ha fatto leva sulla continuità, sulle riforme “bolivariane” già realizzate (le nazionalizzazioni di imprese nei settori bancario, petrolifero, alimentare, industriale e commerciale; la riforma costituzionale; l’istruzione; la riforma del sistema finanziario; e i programmi sociali dei primi anni del governo, las Misiones, che avevano effettivamente ridotto la povertà) con l’obiettivo di approfondire la trasformazione del sistema economico e sociale del paese verso un socialismo del Ventunesimo secolo, francamente mai declinato nei suoi profili storici e programmatici. I sondaggi parlano di 110 deputati eleggibili (dei 140 uscenti). La sicurezza, le riforme economiche e la difesa dei diritti umani sono invece gli slogan dell’opposizione riunita nella coalizione Mesa de Unidad Democrática, al cui interno, però, convivono partiti politici – dal Copei (il partito di ispirazione socialcristiana), al Movimento al Socialismo e Azione Democratica, uniti a nuove compagini come Podemos, Un Nuevo Tiempo o Causa Radicale – con origine e obiettivi diversi, e una visione del paese altrettanto articolata. La Mesa chiede di dare un segnale forte contro le derive della politica chavista. Potrebbe eleggere tra i 60 e i 70 deputati.

Gli effetti della “cura bolivariana”
Nonostante le enormi riserve petrolifere (le seconde al mondo dopo quelle dell’Arabia Saudita) e il superavit accumulato in questi anni, il Venezuela è tra i paesi del continente che più soffre le conseguenza della contrazione della domanda globale, avvenuta in seguito alla crisi economica e finanziaria. La caduta del prezzo del petrolio e la riduzione dell’export generale hanno accentuato il deficit cronico della bilancia dei pagamenti. Inflazione al 35% per il 2010 e spesa pubblica in costante aumento e fuori controllo, anche a causa di una burocrazia statale profondamente corrotta, inefficiente e improduttiva, completano un quadro già di per sé desolante. Una gestione macroeconomica fallimentare e senza capacità di pianificazione strategica, in sintesi, nonostante gli enormi poteri nelle mani del presidente da ormai dodici anni, e la quasi totale assenza di opposizione alle sue proposte.

Gli scenari possibili
In una situazione oggettivamente difficile, lo spazio per questa opposizione resta tuttavia circoscritto. Profondamente screditata, corrotta e inefficiente quando era al governo, viene accusata di essere stata la causa dell’ascesa e del consolidamento del potere del presidente Chavez. Il consenso nei confronti dei partiti storici stenta, pertanto, a fare massa critica e pare difficile che questi possano proporsi come asse della futura classe dirigente. Sarebbe un ritorno al passato. Non va esclusa, invece, l’ipotesi che un eventuale cambio possa sorgere all’interno del sistema chavista, attraverso defezioni di dirigenti locali e nazionali e facendo leva sul dissenso e sul malcontento presente nel PSUV e nei partiti della coalizione che hanno recentemente sottratto il proprio appoggio all’esecutivo. In ogni caso, se è chiaro che il risultato elettorale di domenica serve a misurare gli attuali rapporti di forza e a valutare possibili geometrie future, l’obiettivo di Chavez restano le elezioni presidenziali del 2012. Le parlamentari di domenica sono soltanto una tappa hasta la victoria final.

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