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Futuro digitale e America Latina. Italianieuropei 4/2020

Futuro digitale. L’epidemia di Coronavirus e il lockdown dei mesi scorsi hanno rivelato non solo quanto le tecnologie digitali siano già presenti nella nostra quotidianità, ma anche le tante potenzialità insite in un loro più efficace e consapevole utilizzo. I lunghi mesi di quarantena hanno però, allo stesso modo, messo in luce anche i tanti limiti e rischi ad esse connesse e l’esistenza di un ampio divario digitale sia di natura economico-sociale che infrastrutturale. Governare il futuro digitale che ci attende è una grande sfida a cui non bisogna sottrarsi.

 

Per una strategia di rafforzamento delle infrastrutture critiche

La recente diffusione delle nuove tecnologie come il 5G, l’Internet of Things (IoT), il machine learning e l’intelligenza artificiale (IA) e lo spostamento dei conflitti dal terreno fisico a quello digitale costituiscono due premesse fondamentali per comprendere a fondo le sfide della sicurezza a livello nazionale e globale. Lo spazio cibernetico spinge, infatti, a ripensare il concetto di confine nonché quello di difesa, aprendo nuove prospettive alla ricerca tecnologica, su cui incidono, oggi più che mai, implicazioni di natura geopolitica.

 

Tecnologia e diseguaglianza: una visione progressista dell’intelligenza artificiale

La Saccheria Franceschetti di Provaglio d’Iseo è una classica storia di made in Italy: inizia 80 anni fa producendo sacchi da vecchi tessuti, oggi conta una cinquantina di addetti e 20 milioni di fatturato ed è il terzo distributore di imballaggi flessibili in Europa. Ciò che la differenzia dalla gran parte delle PMI italiane è la scelta, decisamente precoce, di investire in innovazione. Già nel 2017 ha iniziato ad adottare soluzioni di intelligenza artificiale (IA), in particolare per la gestione del magazzino, e oggi tutto il processo dall’ingresso delle merci fino alla consegna è automatizzato e monitorato, riducendo al minimo il rischio di errori.

La democrazia digitale tra pandemia e partecipazione

Il dibattito pubblico sulla democrazia digitale ha un andamento carsico; è stato, infatti, molto popolare fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, quando si sono affermate le posizioni tecno-ottimiste sull’uso del digitale, per poi restare a lungo confinato nelle aule universitarie. È poi rientrato nell’agenda dei media e della politica con lo sviluppo delle piattaforme di partecipazione e l’emersione dei cosiddetti “partiti piattaforma”, sebbene spesso la democrazia digitale (o e-democracy) sia stata confusa con le politiche e le pratiche dell’open government. La necessità del lockdown come misura per il contenimento del contagio da Covid-19 ha riaperto la discussione sulle tecnologie digitali, sia come necessità per lo smart working sia come strumento per garantire la continuità delle istituzioni democratiche.

Le mille opportunità della digital health

Quanto sta cambiando il modo di fare salute nell’era della digitalizzazione? E quali differenze possiamo notare rispetto al passato? Guardiamone alcune insieme.
Venti anni fa, indossavamo l’Holter per monitorare l’attività elettrica del cuore nelle 24 ore. Oggi, dispositivi indossabili (i cosiddetti weareable devices) controllano il battito cardiaco, la pressione arteriosa e altri parametri, ci dicono se il nostro stile di vita è corretto, se abbiamo assunto le terapie prescritte, se abbiamo bisogno di indagini diagnostiche. Venti anni fa, ci recavamo periodicamente nell’ambulatorio medico per accertamenti e controlli e, non di rado, aspettavamo a lungo prima di essere visitati o di ritirare un referto clinico.

Covid-19, con la chiusura delle scuole tutti risultano perdenti

La misura di quanto è accaduto e ancora accade nel mondo per effetto della pandemia da Covid-19 è contenuta nei dati che quotidianamente la Johns Hopkins University rende noti. Mentre scrivo, la dimensione mondiale della pandemia nei primi mesi di questo tragico 2020 è giunta a oltre 10 milioni di contagi e a più di mezzo milione di decessi, con un tasso di guariti comunque elevato: 4,4 milioni di persone che hanno attraversato l’epidemia uscendone indenni. In Italia, i numeri che ci vengono consegnati dalla Protezione civile ci dicono che sono circa 240.000 i contagiati, e circa 35.000 i decessi, mentre coloro che sono guariti si attestano sui 180.000.

Il sistema 5G: opportunità e criticità

Uno degli aspetti più importanti emersi nel corso della pandemia di Covid-19 riguarda le reti di telecomunicazioni. Durante il lockdown, grazie alle reti, miliardi di persone in tutto il mondo sono riuscite a lavorare, studiare, fare acquisti e vedere i propri parenti all’interno delle loro case in piena sicurezza. Internet è ormai diventato il centro di tutte le nostre attività sociali, ricreative e lavorative, nonché il canale privilegiato per interagire con le pubbliche amministrazioni. Le telecomunicazioni hanno subito una rapida evoluzione negli ultimi trent’anni e oggi siamo alla vigilia del prossimo stadio evolutivo delle reti: il sistema 5G.

Le chiavi dell’innovazione per lo sviluppo dell’intero paese

La decisione dell’Unione europea di mobilitare 750 miliardi di euro per il Recovery Fund e di assegnarne ben 173 all’Italia rappresenta molto più di una speranza. Rappresenta una opportunità di cambiamento e di rinascita per il paese che non ci si può lasciar scappare. Ma, come è stato detto dai primi commentatori, dobbiamo essere pronti a usare bene questi fondi, elaborando un progetto di sviluppo che davvero coinvolga Nord, Centro e Sud, identificando aree territoriali, settori produttivi e infrastrutture materiali e immateriali sulle quali investire per una visione di lungo termine.

In questo numero

Futuro digitale. L’epidemia di Coronavirus e il lockdown dei mesi scorsi hanno rivelato non solo quanto le tecnologie digitali siano già presenti nella nostra quotidianità, ma anche le tante potenzialità insite in un loro più efficace e consapevole utilizzo. I lunghi mesi di quarantena hanno però, allo stesso modo, messo in luce anche i tanti limiti e rischi ad esse connesse e l’esistenza di un ampio divario digitale sia di natura economico-sociale che infrastrutturale. Governare il futuro digitale che ci attende è una grande sfida a cui non bisogna sottrarsi.

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