Italianieuropei 4/2003

il Sommario

l' Editoriale

Per un nuovo soggetto politico, riformista ed europeo

Questa rivista è nata, ormai due anni fa, guardando alla necessità che il centrosinistra reagisse alla sconfitta attraverso un rinnovato impegno progettuale e politico. Abbiamo voluto essere un “bimestrale del riformismo italiano” non tanto per coltivare la purezza di un pensiero compiaciuto di sé, ma per offrire uno spazio e uno stimolo a tutte quelle culture politiche di cui si sarebbe dovuta alimentare una nuova stagione di governo progressista.

 

gli Articoli

Pensare la Politica

La Germania si rimette in movimento

of Redazione

Una volta lei ha affermato che i partiti della sinistra in Europa devono accettare la realtà come punto di partenza della loro politica per modificare questa realtà. Ma quali sono i passi necessari? In tutta l’Europa siamo confrontati con immense sfide connesse alla globalizzazione e allo sviluppo demografico. Questo è il punto di partenza. Se vogliamo salvaguardare il modello di Stato sociale europeo, e questo deve essere l’obiettivo dei partiti socialdemocratici in Europa, allora dobbiamo rinnovare le strutture dei sistemi di sicurezza sociale.

 

Pensare la Politica

L'Europa ha bisogno di un nuovo paradigma di crescita

of Pier Carlo Padoan

Tornare a crescere a tassi almeno vicini al suo potenziale (tra il 2 e il 2,5%) ma, sopratutto, avvicinare il potenziale a quello degli USA (superiore al 3%). È indispensabile per affrontare le grandi sfide che attendono l’Europa nei prossimi anni: l’invecchiamento dei suoi cittadini e l’allargamento dei confini. La pressione che l’invecchiamento pone sulle spese per la previdenza e per la salute sarebbe molto minore se le nostre economie crescessero di più.

 

Pensare la Politica

Emulazione e innovazione sociale. Lisbona e il metodo di coordinamento aperto

of Maria Joao Rodrigues

Una delle questioni maggiormente discusse durante la recente Convenzione sul futuro dell’Europa è stata la relazione da stabilire tra la Costituzione europea e il programma di riforme economiche e sociali in corso, adottato dal Consiglio europeo di Lisbona nel 2000. L’attuazione della strategia di Lisbona è cruciale per rafforzare il potenziale di crescita in Europa e richiede alcuni cambiamenti fondamentali a livello istituzionale in relazione al processo decisionale in ambito economico, sociale e tecnologico. Una delle maggiori innovazioni che deve essere accolta dalla Costituzione europea è il metodo di coordinamento aperto.

 

Le cose da fare

Berlusconi e il consenso infedele

of Paolo Natale

Il Berlusconi II si avvicina ormai al giro di boa; è allora il caso di verificare se si stia avverando o meno l’ultima profezia di Montanelli. Se, cioè, il giornalista avesse ragione nel pensare che, alla prova dei fatti, le promesse del centrodestra non potessero essere realizzate. E che i cittadini italiani sarebbero stati sempre più insoddisfatti sia del nuovo governo che del suo leader. Cosa è accaduto dunque in Italia, dal punto di vista degli orientamenti di voto e del clima politico-elettorale, dopo la vittoria della Casa delle Libertà?

 

Le cose da fare

Riforma del welfare: una legislatura persa

of Paolo Onofri e Stefano Toso

Ormai diversi mesi fa, con l’approvazione del disegno di legge delega per la riforma del sistema tributario (legge 80 del 2003), il governo aveva definitivamente formalizzato il proprio impegno elettorale (al primo punto del «Contratto con gli italiani») di abbattere la pressione fiscale. L’attuazione della riforma prevedeva l’emanazione, entro due anni dall’entrata in vigore della delega, di più decreti legislativi e, nel biennio successivo, di eventuali e ulteriori decreti di carattere integrativo e correttivo.

 

Il caso italiano

Il caso Torino, o della centralità della politica

of Sergio Chiamparino

La storia di Torino è, da più di un secolo, intrecciata strettamente con l’evoluzione della sua grande industria automobilistica, nelle fasi di espansione come in quelle di ristrutturazione che, in particolare nell’ultimo ventennio, hanno segnato la città con crisi profonde. Dal 1980 al 2000 Torino ha perso circa 200.000 abitanti. La FIAT aveva nel 1980 circa 170.000 dipendenti, all’inizio del 2000 ne contava 52.000 (FIAT Auto occupava allora 130.000 persone e oggi meno di 20.000).

 

Il caso italiano

La fatica più grande. Torino e la rappresentazione di sé

of Fiorenzo Alfieri

La fatica più grande che oggi i torinesi sono chiamati ad affrontare non riguarda tanto l’organizzazione delle migliori olimpiadi invernali della storia che si terranno nel 2006, e neppure il completamento della trasformazione urbana prevista per le celebrazioni del centocinquantenario dell’unità d’Italia nel 2011, quanto il cambiamento profondo di quella che la scienza cognitiva chiamerebbe «rappresentazione di sé». Si tratta dell’obiettivo più difficile perché per raggiungerlo i torinesi, e in particolare i maggiori decisori, dovrebbero modificare il loro punto di vista sulla città e sui suoi cittadini partendo però necessariamente dalla visione di cui dispongono al momento, che è appunto quella che dovrebbe essere cambiata: una questione piuttosto complicata.

 

Il caso italiano

Un ruolo per le fondazioni nell'innovazione e nello sviluppo locale

of Giovanni Ferrero

«Politici e manager senza visione del futuro hanno trasformato l’Italia in una colonia industriale. Per recuperare terreno occorre una politica economica orientata verso uno sviluppo ad alta intensità di lavoro e di conoscenza». «(...)Tutto rivela una discrepanza tra la realtà e il nostro modo di interpretarla. Senza una lingua per il futuro viviamo in una società mondiale del rischio».

Il caso italiano

Torino e la sfida demografica

of Federico Fornaro

C’è uno spettro che si aggira per il Piemonte: la demografia. Una scienza, spesso poco frequentata, che per fortuna non subisce le maligne influenze dell’ideologia, ma che impone ai decisori istituzionali, economici e politici di fare i conti con la realtà di oggi e con le proiezioni future. Senza fare sconti, ma utilizzando i dati per quelli che sono, senza compromessi dialettici tipici di altre discipline. Per Torino e il Piemonte la variabile rappresentata dall’evoluzione futura della popolazione costituisce uno dei nodi strutturali più importanti, un passaggio ineludibile se si vuole invertire l’attuale tendenza verso un declino e una progressiva marginalizzazione dal nucleo forte delle regioni europee.

 

Europa Europe / Gerusalemme, la cruna dell’ago

Due popoli e tre religioni. Il futuro di Gerusalemme in una prospettiva cristiana

of Monsignor Michel Sabbah

Di fronte a Gerusalemme, ci troviamo semplicemente davanti al mistero di Dio nella storia dell’umanità. Essa è stata e resta il centro del giudaismo; è diventata il centro della cristianità. È diventata anche uno dei luoghi santi dell’Islam. Oggi, come nel corso dei secoli, i fedeli di tre religioni, il giudaismo, il cristianesimo e l’islamismo, sono presenti a Gerusalemme e rivendicano i loro diritti.

 

Europa Europe / Gerusalemme, la cruna dell’ago

Raggiungere Gerusalemme

of Mustafa Barghouthi

La battaglia sullo status di Gerusalemme è spesso indicata come l’aspetto più delicato, centrale e appassionante del conflitto mediorientale. Si dice, seppure sottovoce, che la città di Gerusalemme, e quindi la soluzione che si adotterà in merito alla sua condizione finale, per il fatto stesso di incarnare le aspirazioni e i sentimenti nazionalisti e religiosi più accesi dei palestinesi e degli israeliani, sia la vera chiave per la creazione di una pace giusta e duratura.

 

Europa Europe / Gerusalemme, la cruna dell’ago

I nuovi laboratori di idee per una soluzione permanente

of Simonetta Della Seta

«Gerusalemme, porto di mare in riva all’eternità», ha scritto il poeta Yehuda Amichai. Un porto che ha conosciuto molte guerre e dove la ricerca della pace pare sempre accompagnata, e perfino sopraffatta, da continue esplosioni di violenza. Qui neppure i politici più audaci, o quelli spinti da maggiore desiderio di pace, sono riusciti a mettere d’accordo un pugno di uomini. E molte trattative si sono arenate proprio sul destino di una città nata per essere, paradossalmente, luogo di pace. A tutt’oggi Gerusalemme è un agglomerato di case costruite in pietra chiara su un crinale sassoso, in cui vive poco più di mezzo milione di persone (la popolazione attuale è di 635.000 abitanti, di cui 424.000 ebrei, 200.000 musulmani e circa 11.000 cristiani).

 

EUROPA EUROPE - Gerusalemme, la cruna dell’ago

Il crocevia della pace più difficile

of Luigi Sandri

Quello di Gerusalemme appare il nodo più complicato, tra gli altri pur intricati, da sciogliere per giungere alla pace tra lo Stato d’Israele e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Cercherò qui, per flash, di esaminarlo partendo da un lontano passato che incombe sull’oggi. Tremila anni fa David scelse Gerusalemme – città gebusea da lui conquistata – come capitale del regno d’Israele. Una scelta ben motivata: la città sorgeva su un colle (espandendosi poi su altri; e Sion, il nome di uno di questi colli, finirà per diventare sinonimo di Gerusalemme); quindi la rocca, potenziata, poteva garantire una valida difesa. Inoltre, la città era situata a metà strada, tra nord e sud del regno.

 

Europa Europe / Gerusalemme, la cruna dell’ago

Palestinesi. Il peso di leadership deboli

of Carlo Pinzani

Attorno all’anno 960 dell’era cristiana, Giuseppe, re dei cazari – tribù di origine turca che aveva costituito un fiorente regno sul Mar Caspio alla foce del Volga – narrava le vicende della conversione al giudaismo del proprio popolo, avvenuta circa due secoli prima. Corteggiato da bizantini e musulmani perché i cazari abbracciassero le rispettive religioni, il predecessore di Giuseppe, Bulan, prima di scegliere volle consultare anche un dotto israelita e, mettendo a confronto gli esperti delle tre fedi, li invitò ad accordarsi sulla scelta della migliore.

 

Europa Europe / Gerusalemme, la cruna dell’ago

L'impossibile spartizione della Terra santa

of Mahdi Abdul Hadi

La geografia della Palestina ha sofferto molto a causa dei numerosi cambiamenti negativi avvenuti nel corso del più lungo conflitto della storia moderna. La quantità e la complessità degli eventi di questo ultimo secolo, spesso intrecciati tra loro, rende intricati anche i ricordi e le percezioni della gente. Risulta quindi difficile, se non impossibile, comprendere appieno i motivi per cui non si è raggiunta a tutt’oggi una soluzione del conflitto israelo-palestinese. Ma un fatto almeno è chiaro: anche a costo di sforzare al massimo l’immaginazione, finora nessuno dei tentativi di dividere la Terra santa tra palestinesi e israeliani può essere considerato come un successo.

 

Dopo l'11 Settembre

Potere, guerra e opinione pubblica. Falchi e colombe in Europa e Stati Uniti dopo l'Iraq

of Ronald Asmus, Philip P. Everts, Pierangelo Isernia

Negli ultimi anni le relazioni tra le due sponde dell’Atlantico sono state oggetto, più che in passato, di un acceso dibattito e hanno registrato importanti divergenze, non ultima quella sulla guerra in Iraq. Non sorprende quindi che si cerchi di capire la natura e le cause di tali differenze. Si sono fatte diverse ipotesi: una di queste suggerisce che le differenze siano da attribuirsi alle politiche dell’amministrazione Bush. Un’altra sostiene che le cause dell’incompatibilità siano da ricercare nel crescente squilibrio di potere tra Europa e Stati Uniti.

 

Dopo l'11 Settembre

Dopo la light war: Bush e l'Iraq

of Renzo Guolo

Gli obiettivi che l’amministrazione Bush si era proposta con la guerra all’Iraq appaiono, almeno sino a oggi, lontani dall’essere realizzati. Certo, Saddam è caduto; ma le premesse ideologiche e strategiche che ispiravano l’originario disegno americano sono sottoposte a dure sollecitazioni. Recisione del supposto legame tra Iraq e terrorismo di matrice islamista; nation-building in un paese destinato a essere il laboratorio del «nuovo Medio Oriente»; esportazione della democrazia nel mondo islamico; linkage tra Iraq e questione palestinese; ridimensionamento del multilateralismo come fattore di governance mondiale.

 

Dopo l'11 Settembre

Iraq, il fallimento e la svolta

of Vojtech Mastny

L’intervento statunitense in Iraq e il suo penoso strascico saranno utili se potranno aiutare a chiarire i rischi e le possibilità dell’impiego della forza militare in un mondo in via di globalizzazione. L’esperienza dell’Unione Europea potrebbe indicare la strada, formando un nuovo consenso nella comunità internazionale. Resta, però, poco probabile che tale consenso emerga finché a Washington rimarrà al potere l’amministrazione Bush.

 

Dopo l'11 Settembre

Quasi gol? Convenzione e politica estera

of Antonio Missiroli

Alla domanda su quale fosse stato, a suo parere, l’impatto storico della Rivoluzione francese, Zhou Enlai – che aveva studiato proprio a Parigi prima di diventare la mente, più che il braccio, di Mao Zedong – notoriamente rispose che gli sembrava ancora troppo presto per poter dare un giudizio. Che sia così anche per i trattati europei? Quello di Roma non fu certo percepito, all’epoca (1957), come una svolta decisiva verso l’integrazione economica e politica in Europa. L’Atto unico parve poca cosa, a suo tempo (1986), ma ha portato il mercato unico. Maastricht (1991) fu addirittura criticato come largamente inadeguato e monco, eppure ha portato all’euro.

 

Le storie

Diario americano 2

of Giulio Sapelli

Oggi gli alberi del giardino sono coperti da uno strato sottilissimo di brina. Rilucono nelle prime luci dell’alba. Mi sono levato presto dal letto e sono corso a comprare il «New York Times», qui, all’edicola a poche decine di metri dall’entrata del mio building, come si ostina a chiamarlo la segretaria del Remarque, per sottolinearne l’imponenza e per valorizzare quindi lo sforzo che si fa nei miei confronti, a tutto vantaggio del prestigio mio e – a detta sua – del Remarque medesimo.

 

Le idee

La tentazione del perdono. Cinema e terrorismo

of Aldo Torchiaro

Il cinema scopre il fascino indiscreto del terrorismo. Lo fa il cinema americano, sotto la spinta degli eventi del terrorismo internazionale, e lo fa, per altre vie e in modo diverso, il cinema italiano. Indagando a ritroso la storia recente del nostro paese, rievocando, rileggendo, in alcuni casi rielaborando la cronaca degli anni di piombo. Operazione alla quale si ascrivono produzioni importanti, come «La meglio gioventù» di Marco Tullio Giordana, e film ambiziosi quali «Buongiorno, notte» di Marco Bellocchio.

 

Le idee

Il declino del G8

of Paolo Guerrieri

Nei due anni che sono trascorsi dai tragici avvenimenti dell’11 settembre un insieme di rilevanti cambiamenti ha interessato la scena internazionale. La priorità assoluta è divenuta la lotta al terrorismo internazionale. Una complessa sfida che vede saldamente legate tra loro, ancora una volta, questioni di sicurezza ed economia, sia pure con priorità ridefinite rispetto al passato. Sul piano delle relazioni economiche internazionali, al di là del netto peggioramento del quadro congiunturale mondiale negli ultimi due anni, gli scenari a medio-lungo termine non si prestano a facili letture.

 

Le idee

Femminismo e giovani donne. C'è ancora bisogno di un movimento?

of Marina Cacace

«Oggi il femminismo ha una presa così salda e organica nella vita delle donne, che tutto ciò che esse fanno può contenere elementi di “femminismo in azione” (…). Quello che sta accadendo sotto i nostri occhi è una “rivoluzione tranquilla”, che non viene espressa in assemblee pubbliche ma nella vita di tutti i giorni. (…) La nostra politica emerge dalla nostra vita quotidiana».

 

Novecento

Venezuela-Cuba, dalla fratellanza all'odio

of Marisa Bafile

Sogni che si intrecciano. I popoli dei due paesi sudamericani, oppressi da brutali dittature, tessono, nell’ombra, la difficile trama della resistenza. Marcos Pérez Jiménez in Venezuela e Fulgencio Batista a Cuba sono arrivati al potere con le armi e lo mantengono con la violenza e la corruzione. Le carceri trasudano terrore. Gli altoparlanti gracchiano musiche latinoamericane per mimetizzare le urla dei torturati. Basta poco per finire in galera o in esilio. Nonostante ciò la resistenza assorbe i colpi e si ricostruisce.

 

Gli archivi del Riformismo

Un riformismo di tutto il popolo. A proposito di Palmiro Togliatti e di "Ceto medio ed Emilia Rossa"

of Roberto Gualtieri

Questo celebre discorso fu tenuto da Togliatti al teatro municipale di Reggio Emilia il 24 settembre 1946. Come il lettore potrà notare, si tratta di un testo di notevole spessore analitico e teorico, caratterizzato allo stesso tempo da una semplicità di linguaggio che lo rende comprensibile a tutti: il che ne fa un vero e proprio modello di analisi gramsciana e di pedagogia politica. Per comprenderlo appieno, è tuttavia necessario collocarlo nel contesto in cui fu pronunciato, cioè nel vivo di una fase particolarmente delicata e complessa della vita politica italiana.