Nicola Pedde

Nicola Pedde

è direttore dell’Institute for Global Studies.

Svolta istituzionale E sociale, una sfida per l’Arabia Saudita

Oltre a una ostilità etnico-culturale e confessionale, c’è anche la gestione del processo generazionale a marcare la frattura tra Iran e Arabia Saudita. Ma la descrizione di una guerra tra sunniti e sciiti non rispecchia la realtà, perché il conflitto è tutto interno al mondo sunnita. Finora l’Arabia Saudita non è stata in grado di comprendere le proprie dinamiche interne e fronteggia la crisi del suo sistema non con improrogabili riforme istituzionali e sociali, ma alimentando una contrapposizione ideologica con Teheran.

Negoziati Iran e 5+1: la Francia fa saltare l’accordo, ma resta la volontà di definire una soluzione

Le speranze che lo scorso finesettimana si potesse raggiungere un primo accordo fra Iran e i 5+1 sulla riduzione del programma nucleare iraniano sono, per il momento, rimandate al prossimo incontro, che si terrà il 20 novembre. La Francia, infatti, a sorpresa, ha sottolineato l’esistenza di elementi di divisione fra le parti. A prescindere dalle molte difficoltà che ostacolano il cammino verso un compromesso, le dichiarazioni francesi gettano un’ombra sulle ambizioni regionali di Parigi.

Elezioni presidenziali iraniane: alcune considerazioni in attesa dell’ufficializzazione delle candidature

Il prossimo 14 giugno si terranno in Iran le elezioni per eleggere il successore di Ahmadinejad, il quale non può, secondo la Costituzione iraniana, correre per un terzo mandato consecutivo. Fra i ben 686 aspiranti presidenti (la cui candidabilità è al momento al vaglio del Consiglio dei Guardiani) spiccano i nomi di Akbar Hashemi Rafsanjani, già presidente per due volte dal 1989 al 1997, di Mohammad Baqer Qalibaf, sindaco di Teheran, e soprattutto quello di Esfandiar Rahim Mashaei, cognato di Ahmadinejad e fautore della politica di scontro diretto con l’establishment teocratico.

La crisi in Siria e gli interessi strategici dell'Iran

La crisi siriana sta di fatto modificando gli equilibri mediorientali e mettendo a repentaglio l’alleanza, più strategica che religiosa o ideologica, tra Damasco, Teheran ed Hezbollah in Libano. Il timore di un possibile disfacimento del regime di Assad sta spingendo il governo iraniano verso una revisione della propria politica di alleanze regionali e a proporsi nell’inedito ruolo di mediatore internazionale, con l’obiettivo di salvaguardare la sua integrità territoriale.

L'Iran dopo Obama

L’antiamericanismo e, più in generale, l’atteggiamento di chiusura verso l’esterno tipico della Repubblica islamica, hanno radici profonde nella storia del paese. Tuttavia, le generazioni successive a quelle direttamente coinvolte nella rivoluzione, soprattutto nel decennio successivo alla guerra con l’Iraq, sono state portatrici di un profondo mutamento di concezione, mostrando quanto il quadro politico iraniano sia eterogeneo e composito. Su queste basi, si guarda oggi con notevole interesse alle aperture politiche di Obama, che hanno reso la questione del dialogo con gli Stati Uniti uno dei punti principali su cui si giocheranno le elezioni presidenziali iraniane.