Alberto Melloni

Alberto Melloni

insegna Storia del cristianesimo all’Università di Modena-Reggio Emilia, è titolare della Cattedra  Unesco sul pluralismo religioso e la pace dell’Università di Bologna e dirige la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna.

Benedictus quondam papa XVI

La morte di Joseph Ratzinger il 31 dicembre 2022 ha avviato una nuova fase del modo in cui è egli stato usato e s’è lasciato usare nel cattolicesimo post conciliare.
Intellettuale traumatizzato dal Sessantotto, incline ad autocommiserarsi in ogni scritto autobiografico come vittima di una feroce ostilità teologica (sentimento quanto meno paradossale in un prefetto dell’ex sant’Uffizio e in un papa), mordace nell’aggredire le posizioni di chi aveva semplicemente visioni teologiche differenti dalle sue, d’un candore personale tale da fargli ritenere che nel disastro morale del clero novecentesco potesse aver avuto un peso la presenza delle mogli dei catechisti e dei diaconi nelle mense dei seminari dopo il Vaticano II, Joseph Ratzinger era diventato l’alfiere di una cultura conservatrice più grossolana della sua, ma che lo venerava perché certa del fatto che non avrebbe mai saputo affilare teologicamente lo stylum Romanæ Curiæ come lui e affondarlo con la sua stessa eleganza.

Oceano Tevere. Il papato di Francesco e la politica italiana

Gli storici della DC non si sono particolarmente appassionati a spiegare – carte alla mano, e non con ipotesi convenienti o promittenti – se o quanto o come l’abisso che separa il destino della CDU tedesca (protagonista delle elezioni del 2021) da quello della sua omologa italiana (“dichiarata” sciolta nel 1994) abbia a che fare con la contiguità fra il partito cattolico, la Chiesa italiana e la stessa Santa Sede.1 Questione distesa su più decenni, assai distanti da questi anni Venti del secolo XXI, eppure non di poco conto per chi voglia provare a capire perché oggi il Tevere di Francesco è diventato grande come un oceano: privo di ponti, con affollate rive, tempestoso e navigato da sottomarini.

Riforma della Chiesa, riforma del papato

Papa Francesco mostra di avere un’idea chiara della riforma della Chiesa e del papato e del modo di realizzarla: attraverso un processo che, a norme invariate, agisce sulla leva del tempo per muovere, senza atti d’imperio, processi di enorme portata. Non ha così riformato per prima e sola cosa la curia, ma ha invece riformato il papato: sia nello stile che nella sostanza. E ha riformato la Chiesa, facendo della sinodalità lo strumento ordinario della vita delle Chiese.

Roma e la presenza della Chiesa

Ogni riflessione sul rapporto fra la Chiesa cattolica e la città di Roma non può prescindere da una considerazione iniziale: il papa è anche vescovo della città e, in quanto tale, pur con i differenti gradi di episcopalizzazione del ruolo petrino sperimentati dai diversi pontefici, continua a volgere alla città uno sguardo particolare, senza con questo voler essere, o riuscire ancora a essere, quell’entità eterna ed eternamente incombente sulla vita politica nazionale e locale cara a tanta retorica.

Le chiese nella primavera araba fra dialogo e scomparsa

È un’ingenuità pensare che, per la prima volta nella storia, nelle sommosse della Primavera araba ci sia stata una prevalenza degli strumenti della comunicazione, social network soprattutto, sulla politica. Al contrario siamo di fronte a una lunga estate salafita che ha trasformato il collasso violento di quei regimi in un paradossale pericolo per i cristiani.

Unificare la nazione, unificare lo Stato: il posto delle Chiese

Dall’Unità in poi, seppure a fasi alterne e non prive di contraddizioni, le Chiese hanno contribuito alla salvaguardia del valore della nazione, anche intervenendo in modo palese nella politica dei partiti e in particolare nei giochi di alleanze della DC. Chiusa la fase del ruinismo il paese si trova adesso sull’orlo di una crisi che la Chiesa cattolica non è più in grado di arginare: arriverà a risolverla una nuova “primavera spirituale” della società civile?

Il lungo inverno dell'intesa fra Chiesa e società

I profondi cambiamenti che segnano la società odierna, e le paure e le spinte individualistiche che provocano, avreb­bero potuto essere vissuti dalla Chiesa come sfide da af­frontare con la forza dei valori più nobili del cristianesimo. Sono invece stati il pretesto per assumere un atteggiamen­to di chiusura rispetto al futuro, aggrappandosi all’idea che ci fosse qualcosa da preservare e difendere dagli attacchi condotti da quello stesso popolo che si sarebbe dovuto ser­vire. In questa incapacità di interpretare i disorientamenti e le pulsioni della società sta l’origine di un inverno della Chiesa di cui ancora non si intravede la fine.

Elezioni politiche e "correntizzazione" dei cattolici

La campagna elettorale ha visto emergere ancora una volta la questione cattolica, declinata però in un’accezione parzialmente nuova. I rappresentanti cattolici inseriti in tutte le liste elettorali sono stati scelti, con poche eccezioni, per portare avanti e difendere i cosiddetti “valori non negoziabili”. Questo comportamento implica un limite della politica italiana e avrà probabilmente come conseguenza la “correntizzazione” dei cattolici, un risultato che per alcuni rappresenterà un successo, ma che potrà allo stesso tempo trasformarsi in un fattore di vulnerabilità per la Chiesa.