Andrea Ciarini

Andrea Ciarini

è ricercatore in Sociologia economica presso l’Università di Roma “Sapienza”.

Ritorna lo Stato, ma per fare cosa? Investire in welfare e salute per una crescita inclusiva

Dopo anni in cui è stata esplicitamente e con convinzione esclusa la possibilità di un benefico apporto pubblico alla crescita economica, si torna ora a riflettere sul ruolo dello Stato e delle sue leve strategiche di intervento per lo sviluppo e il riposizionamento del sistema produttivo nazionale. In questo quadro generale, però, ci si concentra prevalentemente sul ruolo che lo Stato può avere nel rilancio dell’industria e nella creazione di infrastrutture materiali, dimenticando quanto strategica potrebbe essere – e con un impatto sull’occupazione decisamente rilevante – l’azione pubblica nel comparto dei servizi sanitari e di welfare, che non ha subito alcuna flessione durante la crisi e che anzi si prevede crescerà sempre più in futuro in ragione delle dinamiche demografiche del paese.

Voucher e lavoro accessorio in Italia. Perché è necessario uno schema di reddito minimo

Introdotto per la prima volta nel 2003 allo scopo di favorire l’emersione di sacche di lavoro nero, il lavoro accessorio ha conosciuto un vero e proprio boom in questi ultimi anni, venendo applicato non solo agli impieghi saltuari in agricoltura, come in origine, o ai servizi alla persona, come avviene in Francia, ma anche al commercio, al settore del turismo e dei servizi. La particolare declinazione che esso ha avuto in Italia fa sì che il lavoro accessorio (e lo strumento attraverso cui esso concretamente si realizza, il voucher) presenti alcuni importanti elementi di criticità in merito alla qualità del lavoro creato, più esposto rispetto ad altri settori al problema dei bassi salari. È questa la ragione per cui il dibattito sulla riorganizzazione del sistema dei voucher nel nostro paese non può essere separato da una riflessione più ampia e, per molti versi ormai imprescindibile, sul reddito minimo garantito.

Politiche del lavoro e limiti della (mancata) crescita italiana

La riforma del mercato del lavoro appena approvata si inserisce in un quadro di debolezze strutturali del nostro sistema produttivo, caratterizzato da un terziario avanzato non solo di ridotte dimensioni ma addirittura in decrescita e dalla grande diffusione del lavoro parasubordinato e delle partite IVA monocommittenti. Per uscire dalla via bassa alla competitività non sono sufficienti sole misure di incentivazione indiretta. Occorre una nuova politica degli investimenti che sia in grado di agire direttamente sulla domanda rilanciando la creazione dioccupazione nei settori a più alto tasso di valore aggiunto.

Tutela del lavoro e regole nel Jobs Act. Effetti e limiti della riforma appena approvata

La riforma del mercato del lavoro appena approvata si inserisce in un quadro di debolezze strutturali del sistema produttivo. Al di là delle diverse criticità che potrebbero emergere dall’applicazione della nuova normativa, è lecito chiedersi dunque se il rilancio dell’occupazione possa dipendere dalla sola revisione delle tipologie contrattuali senza un parallelo rilancio degli investimenti.