è advisor scientifico del Censis e segretario generale del Forum per la ricerca biomedica.
Numerose valutazioni di organismi internazionali testimoniano di come la sanità italiana riesca a erogare servizi di buon livello dal punto di vista clinico, in media con gli standard europei e, a volte, tali da porla in cima alle graduatorie internazionali. Quando però vengono prese in considerazione le valutazioni degli utenti, non solo l’Italia non riceve punteggi particolarmente positivi ma registra anche una significativa decrescita della qualità percepita, soprattutto nelle Regioni sottoposte a Piano di rientro per disavanzi di bilancio.
La crisi dello sviluppo che stiamo attraversando dipende, oltre che da evidenti dinamiche economiche e finanziarie, anche dagli squilibri che investono i rapporti tra generazioni, che ormai si contendono sempre di più gli spazi sociali e lavorativi. Come conseguenza, la mobilità professionale, specie nei settori di maggiore responsabilità, è bloccata e i giovani rimangono ai margini della vita attiva. Il paradosso di questo fenomeno, definito in maniera impropria “gerontocrazia”, è che gli anziani tendono a rifiutare la loro condizione e a rincorrere, in una sorta di mimetismo giovanile, un’immagine innaturale e falsificata che penalizza quanti di essi sono soli, non autosufficienti o poveri. Simili contraddizioni richiedono delle politiche di segmento, cioè personalizzate a seconda delle specifiche circostanze, in grado di promuovere una longevità attiva intesa come possibilità di vivere piacevolmente la terza età.