Maurizio Massari

Maurizio Massari

è a capo del Servizio stampa del ministero degli Affari esteri.

L'Italia, il G8 e il futuro della governance

La presidenza italiana del G8 dovrà affrontare temi importanti in una congiuntura internazionale caratterizzata dalla crisi economica globale. Al governo italiano tocca dunque il difficile compito di determinare le priorità dell’agenda del G8, dalla crisi economico-finanziaria al cambiamento climatico, alla sicurezza in Afghanistan e Pakistan, alla non-proliferazione. Al di là delle oggettive difficoltà, la crisi offre delle irripetibili opportunità per riformare la governance globale e, in particolare, il G8 stesso.

La leadership americana nel mondo complesso

Il prossimo presidente degli Stati Uniti si troverà ad affron­tare una situazione internazionale sempre più complessa, dalle tensioni con la Russia allo stallo dell’Afghanistan, al-l’emergere di nuovi attori internazionali, al global war­ming e così via. Una presidenza che sia adeguata alle ne­cessità di questo mondo articolato dovrà muoversi insie­me all’Europa, concordando una nuova agenda comune con l’obiettivo di creare un mondo più stabile, garantito da una comunità allargata di potenze responsabili.

La promozione della democrazia e il ruolo dell'Italia

Sul perché promuovere la democrazia, al di là delle ovvie motivazioni etiche e politiche («la democrazia è la peggior forma di governo, con l’eccezione di tutte le altre», diceva Churchill) il dibattito teorico si è incentrato soprattutto sulla natura pacifica delle democrazie e, più di recente, sul rapporto tra democrazia e terrorismo. Alla legge empirica «kantiana» secondo cui i governi democratici sono anche più pacifici (o più correttamente non tendono a farsi la guerra l’uno contro l’altro) si è aggiunta, dopo l’11 settembre 2001, l’argomentazione, promossa dall’attuale amministrazione americana, secondo cui la democrazia sarebbe il migliore antidoto contro il terrorismo. Ma è proprio quest’ultimo assunto quello che è oggi sotto processo, a causa degli sviluppi degli ultimi anni in Medio Oriente. È stato fatto notare da parte di molti analisti che al Qaeda non agisce per affermare gli ideali della democrazia nel mondo arabo, bensì per resuscitare l’idea del califfato islamico, che i terroristi islamici più che per la democrazia lottano soprattutto contro l’occupazione straniera, e infine che, senza la previa maturazione di un solido contesto istituzionale, la spinta verso la democrazia elettorale produce regimi illiberali (come sostiene Fareed Zakaria) o addirittura favorisce l’ascesa al potere di gruppi terroristici, come si è visto nel caso di Hamas.

 

Dal vecchio al nuovo allargamento: una nuova agenda per l'Occidente

Cosa è restato della strategia dell’Occidente dopo la vittoria nella guerra fredda e la disavventura americana in Iraq che tanto condiziona anche il dibattito sulla politica estera tra i candidati alla successione di Bush? Esiste oggi un’agenda dell’Occidente per governare la globalità? Dalla fine della guerra fredda all’Iraq questa agenda era stata dominata da una priorità fondamentale: il tentativo di allargamento della comunità e del modello di sviluppo politico ed economico occidentali.