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The need for a progressive discussion on the future of European cancer prevention policy

The battle against cancer, including equal access to healthcare, is still a very important societal challenge The European Union is right to address it. As such, the „Europe’s Beating Cancer Plan“ is one of the key pillars of the future envisaged European Health Union. It aims to provide better cancer care and bring about structural improvements across the EU.

On February 16th, 2022 the European Parliament adopted the report on Strengthening Europe in the fight against cancer. This report was the result of the 18 months term of a dedicated European Parliament’s Special Committee on Beating Cancer. With this report, the European Parliament responded to the European Commission’s Europe’s Beating Cancer Plan, as the EU strategy to combat this disease presented already February 2021.

Invecchiare in Svizzera oggi

Nel giro di poco più di dieci anni, in Svizzera, in tema di cure e accompagnamento delle persone anziane non autosufficienti si è registrato un formidabile salto di qualità. La casa di riposo ha perso quell’immagine, in qualche modo sordida, di luogo in cui coesisterebbero negligenza e maltrattamenti, trasformandosi in un luogo di lavoro attrattivo, in cui vengono valorizzate la dimensione interdisciplinare dell’attività, la componente relazionale e le sfide connesse alla crescente complessità delle cure. Questa situazione, positiva sotto diversi aspetti, ha anche i suoi paradossi: se la casa di riposo sembrava aver perso l’immagine di anticamera della morte, la ritrova attraverso il suo statuto di Istituto medico-sociale di fine vita, in quanto ultimo anello di una catena di prestazioni

Caducità fisica e durata del mandato del Papa. Retorica e ritualità medievali.

Il secolo XI fu un periodo di profonda trasformazione del papato medievale. Infatti, nei medesimi anni in cui il divieto di traslazione di un vescovo dalla sua diocesi a un’altra, che di fatto impediva ai vescovi di salire al soglio pontificio, veniva a cadere, il cardinale Pier Damiani compiva una fondamentale scoperta cronostorica, e cioè che il mandato di nessuno dei pontefici succedutisi sino ad allora aveva superato quello di S. Pietro, tradizionalmente fissato in venticinque anni. Descriveva inoltre alcuni riti di umiliazione tipici della cerimonia d’incoronazione imperiale bizantina che servivano a ricordare ai pontefici l’inevitabilità della fine del loro mandato e la caducità della loro persona fisica e che si sono mantenuti intatti sino agli inizi del secolo scorso..

Bomba demografica e "medicalizzazione" degli anziani

L’aumento dell’aspettativa di vita degli italiani comporta una inevitabile e crescente ospedalizzazione degli anziani, nei quali si riscontrano sempre più multimorbilità, mancanza di autosufficienza e fragilità. E, poiché ogni anziano presenta un fabbisogno assistenziale estremamente variabile, l’unico approccio medico efficace per garantirgli una buona qualità di vita è quello multidimensionale e multidisciplinare, rivolto al paziente e non alla malattia, come purtroppo continua ancora ad avvenire. I benefici riguarderebbero non solo il paziente, ma il sistema sanitario nel suo complesso, che risparmierebbe in modo sostanziale sulla spesa.

La medicina della complessità nella cura dell'anziano

Il sensibile aumento della popolazione in età avanzata, dovuto ai bassi tassi di natalità da una parte e all’allungamento dell’aspettativa di vita dall’altra, prefigura un cambiamento importante del ruolo sociale riservato agli anziani, che divengono sempre più una risorsa, come dimostra la loro crescente presenza nelle attività del Terzo settore. Anche la prospettiva clinica è mutata: si sta infatti imponendo un modello multidimensionale che tiene conto di tutte le variabili che incidono sulla condizione di salute dell’anziano e che suggerisce interventi multiformi. Si delinea così una medicina personalizzata e partecipativa, che supera il pessimismo dei numeri e rispetta la centralità della persona e la sua dignità.

Esperienze per la vecchiaia sul territorio

Il continuo invecchiamento del nostro paese produrrà nel tempo scompensi economici importanti, che potrebbero innescare conflitti sulle risorse pubbliche. È pertanto necessario ripensare il modello di welfare e questo compito è ormai nelle mani delle Regioni e degli enti locali. La Toscana, in particolare, ha riorganizzato il suo sistema sanitario collegando tra di loro ospedali specializzati, piccoli presidi e volontariato. Anche grazie a percorsi integrati di “presa in carico”, il sistema toscano garantisce una personalizzazione e un monitoraggio costanti dei bisogni degli anziani, diversificando l’offerta dei servizi e rafforzando le reti territoriali.

Nuove politiche per una vecchia Italia

Il progressivo invecchiamento della popolazione richiede il superamento di un modello di welfare che non sembra più adeguato alla realtà e, in tempo di crisi, rischia di essere insostenibile sul lungo periodo. Diviene quindi doveroso investire sugli anziani sin dagli anni più verdi perché possano mantenersi attivi e rappresentare una risorsa per le famiglie e la società. Sono necessari interventi concreti e politiche mirate, anche che vadano oltre la sfera socio-sanitaria, come il potenziamento dell’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti, il miglioramento dell’offerta dei servizi residenziali, la promozione di progetti di coabitazione intergenerazionale.

I rischi dell'invecchiamento diseguale

La riforma di dicembre 2011 ha omogeneizzato di fatto l’età di ritiro di tutti i lavoratori senza tenere adeguatamente conto dell’eterogeneità degli individui rispetto alla possibilità di proseguire l’attività lavorativa e alla loro aspettativa di vita. Le ricadute negative di questo nuovo assetto, che accresce il rischio di disoccupazione in età avanzata e avvantaggia chi già ha goduto di uno status socioeconomico più agiato, rischiano di essere considerevoli sia dal punto di vista dell’efficienza del sistema che della sua equità. Andrebbero perciò introdotte riforme complementari nel settore del welfare, nel mercato del lavoro e nel sistema produttivo tali da offrire ai lavoratori più maturi effettive garanzie di occupabilità.

Invecchiare e rimanere attivi. Una promessa o una minaccia

La nostra società vive il paradosso di valorizzare la vecchiaia nel segno della sua capacità attiva e di svalutare al contempo i giovani,
che non riescono più ad accedere ai posti di lavoro e ai centri decisionali. Eppure questo tipo di approccio, evidentemente biopolitico
perché considera gli anziani solo dal punto di vista biologico, trascura le specificità di ogni individuo e nasconde una logica economica
di ottimizzazione e problem solving che penalizza chi non riesce a mantenersi dinamico e giovanile. L’invecchiamento attivo è
senz’altro positivo se serve a superare la passività propria del vecchio welfare burocratizzato, ma coglie nel segno solo laddove spinga l’anziano all’autodeterminazione e all’inventiva e non a corrispondere a un’immagine tanto stereotipata quanto fasulla di riuscita, salute ed efficienza a tutti i costi.

"Anziano a chi?". Le nuove età della vita

Da un secolo e mezzo circa a questa parte l’aspettativa di vita delle nuove generazioni è superiore di alcuni anni rispetto a quella dei genitori, tanto che oltre la metà di quanti nascono oggi raggiungerà la soglia dei 100 anni. Le stagioni che hanno subito una maggiore dilatazione sono quelle della giovinezza e, più recentemente, dell’anzianità, che viene ormai suddivisa dai demografi in tre fasi. Quella dei 60 anni diventa così la parte della vita potenzialmente più soddisfacente. Occorre allora attrezzarsi per godere delle opportunità che essa offre e minimizzarne i rischi e, soprattutto, mantenersi attivi il più a lungo possibile.

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