I dati sul tasso di disoccupazione, in controtendenza negli ultimi due anni rispetto alle dinamiche registrate nell’area OCSE, dovrebbero indurre a ridimensionare l’ottimismo circa la capacità del nostro sistema produttivo di riassorbire i disoccupati e di offrire opportunità di lavoro ai giovani. Questi ultimi, anche se in possesso di un’elevata qualificazione professionale, trovano difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro a causa di profili formativi e competenze che non sempre rispondono alla domanda e, soprattutto, di un sistema imprenditoriale caratterizzato dalla forte presenza di piccole imprese a gestione familiare, poco propense a valorizzare la conoscenza. Quale strada è allora necessario percorrere per svincolarsi dalle tradizionali ingessature italiane e fare ripartire il motore della crescita?
Perché in Italia i giovani hanno tanta difficoltà a trovare lavoro e in Germania no? Molte sono le ragioni di questa differenza nelle dinamiche dell’occupazione giovanile; tra esse vi sono sicuramente la diversa struttura della scuola media superiore e la presenza, in Germania, di un percorso facilitato di transizione dalla scuola al lavoro coerente con le scelte e la vocazione del sistema produttivo tedesco. Correlazione tra scuola e mondo del lavoro che, purtroppo, in Italia ancora manca.