Italianieuropei 2/2005

il Sommario

l' Editoriale

Elezioni regionali, l'Unione verso il 2006

Questo numero della nostra rivista si apre con un articolo di Paolo Segatti, che offre una prima analisi dei risultati delle elezioni regionali. È un’analisi che lo stesso autore considera ancora parziale, ma basta a sorreggere tre solide riflessioni politiche: la prima riguarda gli elettori, la seconda la coalizione di centrodestra, la terza la nostra coalizione di centrosinistra. Gli elettori. Si era diffusa l’opinione che diversi elettori si fossero disamorati del centrodestra, ma non si fossero avvicinati al centrosinistra, perché questo – si diceva – appare loro confuso e non attrezzato come forza di governo (il programma, il programma, dov’è il programma?).

gli Articoli

Pensare la Politica

Elezioni regionali: analisi e promesse del voto

of Paolo Segatti

Gli effetti sugli equilibri politici prodotti dai risultati delle elezioni regionali dello scorso 3/4 aprile sono sotto gli occhi di tutti. E lo saranno ancora di più nei prossimi mesi. In tali circostanze è probabile che l’attenzione degli osservatori finisca per concentrarsi sempre più sull’evoluzione delle dinamiche politiche nazionali, dando per risolto il problema di capire cosa sia effettivamente successo alle scorse regionali. Il che non è. I risultati delle elezioni scorse pongono infatti un problema tanto nitido e chiaro quanto non facile da risolvere. Anzi, proprio la nitidezza della sconfitta della Casa delle Libertà rischia di rendere ardua la comprensione di come essa si sia prodotta. I termini della questione sono illustrati dalla tabella 1.

 

Welfare State

La disuguaglianza salariale: insegnamenti dagli Stati Uniti

of Francesco Avvisati

Per l’economia, gli anni del secondo dopoguerra hanno rappresentato un periodo «glorioso»: non solo i paesi europei crescevano a ritmo sostenuto, recuperando il ritardo prodotto dalla guerra, ma la fiducia nella capacità di evitare crisi con politiche keynesiane infondeva ottimismo sulle prospettive economiche. Anche per gli Stati Uniti quel periodo aveva qualcosa di miracoloso: negli anni Cinquanta e Sessanta la crescita, forse per l’ultima volta, beneficiò ogni strato della popolazione. Lo scarto tra ricchi e poveri si riduceva: finalmente, nel Ventesimo secolo il progresso tecnico sembrava rimare con eguaglianza.

Welfare State

Una modesta proposta contro scelte scandalose

of Franco Botta

Quando una buona notizia, come quella per cui le aspettative di vita stanno aumentando in Italia e in Europa, non suscita allegria ma sconforto, la situazione è da definirsi davvero paradossale. L’ultimo rapporto sull’invecchiamento della popolazione, presentato dalla Fondazione Pfizer, sottolinea questa tendenza e contemporaneamente racconta che, grazie al progresso della scienza medica e della sanità, si è allungato il tempo in salute che ci toccherà di vivere. In Europa si vive in media 78,2 anni e in salute fino a quasi settant’anni. Se il primo dato spaventa, il secondo viene rimosso dai commentatori, che si limitano a rilevare che l’Europa si riempirà di vecchi che vorranno la pensione, che i soldi non basteranno, che gli Stati resteranno senza denari lasciando i pensionati a bocca asciutta.

 

Welfare State

Una riforma socialdemocratica per un'Europa che invecchia

of Wolfgang Merkel

La storia della socialdemocrazia è stata la storia della capacità di adeguarsi a circostanze in continuo cambiamento. La vocazione alla revisione, usata in passato per stigmatizzare i riformatori socialdemocratici, è divenuta una delle virtù decisive per il successo della socialdemocrazia del futuro. Nonostante ciò, molto dipende da quanto revisioni e riforme siano effettivamente adatte alle sfide che la socialdemocrazia deve affrontare oggigiorno. Altro elemento cruciale è la profondità del processo di revisione e l’oggetto che partiti e governi socialdemocratici intendono riformare: si tratta delle proprie strategie, degli strumenti, delle politiche, delle istituzioni, o dei propri valori fondanti? Il politologo di Harvard Peter Hall distingue tali interventi di cambiamento in cambiamenti di primo, secondo e terzo grado. Quelli di primo grado modificano le politiche governative, quelli di secondo gli strumenti politici e le strategie politiche, mentre quelli di terzo vanno a porre mano ai valori di base nonché agli obiettivi normativi fondamentali della socialdemocrazia.

 

Welfare State

Ricominciando da Tre. Riflessioni per il welfare del futuro

of Claudio De Vincenti

La forzatura operata dal governo con il varo del secondo modulo di riforma dell’IRE – forzatura nei confronti di una finanza pubblica compromessa dalla politica di bilancio degli ultimi tre anni e nei confronti delle vere priorità di politica economica poste dalla stagnazione italiana – ha chiarito l’obiettivo di fondo della politica governativa, la riduzione del perimetro del welfare, e ha spinto l’opposizione di centrosinistra a esplicitare la propria, alternativa, visione del ruolo e dei compiti del welfare in una società avanzata. Al di là della polemica più immediata, ha finalmente acquistato centralità la discussione sulle prospettive dell’economia e della società italiana ed è stata impressa una accelerazione alla definizione da parte del centrosinistra delle proprie linee programmatiche. In questa stessa direzione vogliono andare gli elementi di analisi e di proposta presentati in questa nota.

 

Welfare State

Lo sviluppo delle donne conviene a tutti

of Alessandro Magnoli

Il Novecento ha sancito la rilevanza della condizione della donna La condizione della donna ha acquisito prominenza nel XX secolo. Poco a poco, è cresciuta sino a diventarne un tema centrale e una delle grandi conquiste. Infatti, nel corso degli ultimi sessant’anni, la comunità internazionale ha riconosciuto valenza universale ai diritti delle donne e ha dichiarato inaccettabile ogni discriminazione tra i sessi. Gli ultimi decenni hanno messo l’emancipazione della donna al centro del dibattito sociale.

 

L'Economia

Mercato del lavoro e fiscalità nelle politiche occupazionali

of Salvatore Biasco

Per formazione sono abituato a ritenere che il cuore delle politiche occupazionali sia nelle politiche di investimento e in quelle che sollecitano una competitività e vitalità delle imprese e del paese, mentre le politiche relative al mercato del lavoro hanno una funzione di sussidiarietà, quando addirittura non hanno una funzione strettamente sociale. È un’impostazione keynesiana, che rivendico. È vero che siamo di fronte a indirizzi complementari, ma, pur nella loro complementarietà, essi non hanno pesi identici, per cui le politiche dell’occupazione richiedono di essere affrontate soprattutto dal punto di vista delle politiche di sviluppo.

 

L'Economia

Mezzogiorno: uno sguardo dall'alto

of Nicola Rossi

Caltanissetta, 16 novembre 2004: «Le grandi cifre riguardanti i livelli di reddito e di occupazione continuano a porre in evidenza un distacco inaccettabile fra il Mezzogiorno e il resto del paese. Intollerabile è lo spreco di risorse umane e naturali, e di potenzialità». Le parole del presidente Ciampi costituiscono l’ineludibile punto di partenza per una riflessione sul Mezzogiorno d’Italia. Una riflessione che non può non partire da una semplice constatazione: se progressi vi sono stati nel Mezzogiorno in questi ultimi anni, essi sono stati troppo esigui per poter sperare di veder superata la «questione meridionale» nella prima metà del secolo appena apertosi.

L'Economia

L'identità della politica industriale

of Alessandro Aronica e Stefano Fantacone

La congiuntura che viene da lontano L’Italia sta vivendo un prolungato periodo di stagnazione dell’attività industriale. Come è ormai noto, anche il confronto con la «vecchia» e lenta Europa ci penalizza. Siamo l’unico fra i grandi paesi europei in cui il livello della produzione industriale ancora si colloca al di sotto dell’anno 2000; da metà del 2003 a oggi, inoltre, è maturata una divaricazione di 6 punti rispetto alla Germania e di 4 punti rispetto alla Francia e alla media europea. Per le esportazioni, la distanza cumulata dagli altri paesi europei è anche più marcata: 25 punti in meno nel confronto con la Germania, quasi 20 e 10 punti in meno rispetto alla media europea e alla Francia. Infine, la produttività italiana è scesa del 2% in un periodo in cui si sono registrati aumenti del 2% sia in Francia sia in Germania.

Europa/Europe /1

Lisbona: promesse, ritardi, rinvii

of Pier Carlo Padoan

Dopo il Consiglio europeo Nei mesi scorsi il dibattito sulla riforma del Patto di Stabilità ha infiammato gli animi. Ma i dibattiti sulla riforma del Patto sono stati tre, non uno solo. Il primo è quello sul «tre per cento» e si e svolto a colpi di dichiarazioni e di lettere ai giornali. Da parte di molti paesi si chiedeva di eliminare, anche formalmente, il limite sul deficit (considerato anche che il numero di paesi che già lo supera è estremamente elevato). Perché – ci si è chiesti – mantenere una regola che comunque non è rispettata, visto che farebbe comodo avere più spazio di manovra? Rispondeva negativamente il fronte dei disciplinati (i piccoli paesi del Centro e Nord Europa, la Commissione, la BCE). Il secondo dibattito è quello vero e proprio sulla riforma del Patto, che si è concluso al Consiglio europeo di marzo.

 

Europa/Europe /1

L'Agenda di Lisbona e il mercato del lavoro

of Alfonso Arpaia

Cambiamento istituzionale e cambiamento strutturale rappresentano una costante del processo di integrazione europea. Sebbene diverse possano essere le spiegazioni del nesso di causalità e delle possibili interconnessioni tra i due cambiamenti, il ritmo al quale hanno avuto luogo è stato spesso determinato dall’emergere di una domanda «endogena» di beni pubblici. In questo senso si può leggere il processo di integrazione economica e monetaria come una risposta coordinata alla domanda dei beni pubblici «stabilità macroeconomica» e «funzionamento efficiente dei mercati nazionali», che non poteva essere soddisfatta né dai mercati, né da strutture di governo nazionali o locali, se non, probabilmente, con elevati costi politici e sociali.

 

Europa/Europe /1

Per una nuova Strategia di Lisbona

of Stefan Collignon

In occasione del Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000, i capi di Stato e di governo promisero di rendere l’UE «l’economia basata sulla conoscenza più dinamica e competitiva del mondo, capace di dar vita a una crescita economica sostenibile con posti di lavoro più numerosi e migliori, maggiore coesione sociale e rispetto per l’ambiente» entro il 2010. Se tale dichiarazione era intesa a suscitare entusiasmo, allora non è stata capace di centrare il bersaglio. Assumendo un impegno al di sopra delle proprie capacità e promettendo obiettivi irraggiungibili ha di fatto ridicolizzato la politica europea. Con quella che potremmo definire una fuite en avant i governi hanno successivamente aggiunto voci allettanti a una lista sempre più lunga di desideri da realizzare, nella quale risuonavano gli echi dei vari desiderata più o meno cari al proprio elettorato nazionale.

 

Europa/Europe /2

Terra Santa o dannata?

of Carlo Pinzani

Il lungomare di Tel Aviv non è molto diverso da quelli di Scheveningen o di Viareggio: alberghi, una larga strada, luoghi di divertimento e stabilimenti balneari, una spiaggia profonda. Luoghi ameni, aperti, destinati al riposo e allo svago. La località israeliana, invece, il 1° giugno 2001 e il 26 febbraio 2005 è stata teatro di due attentati suicidi compiuti da giovani palestinesi che hanno causato la morte di loro coetanei israeliani in attesa di entrare in discoteca. Nell’infinita catena di orrori che punteggiano l’ormai secolare conflitto tra arabi ed ebrei in Palestina, questi due eventi hanno un rilievo periodizzante per l’ultima fase dell’interminabile vicenda. L’esplosione alla discoteca Dolphinarium dimostrava la capacità dei palestinesi di sconvolgere l’esistenza quotidiana degli israeliani in misura in qualche modo comparabile a quella loro inflitta dall’occupazione militare della Cisgiordania e di Gaza.

Europa/Europe /2

Israele e Unione europea: realtà e illusioni

of Maria Grazia Enardu

La questione dell’ingresso di Israele nell’Unione europea è problema soprattutto politico. Gli aspetti tecnici (criteri giuridici, parametri economici, e così via) non sono di per sé insormontabili, perlomeno non nel medio periodo. L’unica questione per definizione irrisolvibile, quella continuità geografica che pure costituisce titolo per la stessa Turchia grazie al suo frammento di Europa in Tracia, è stata in pratica riformulata, con il progetto di «Europa più ampia» che l’Unione sta discutendo già con alcuni paesi della sponda sud del Mediterraneo, Israele compreso, per creare un’area di cooperazione e stabilità. Dai tempi di Roma in poi, il Mediterraneo è parte dell’Europa, e i rapporti di pace o guerra tra le due sponde di un piccolo mare interno sono capitoli di una sola storia.

 

L'Ambiente

Protocollo di Kyoto e sviluppo energetico sostenibile

of Luigi De Paoli

Combattere i cambiamenti climatici provocati dall’attività umana è una delle sfide più complesse che la comunità internazionale abbia di fronte. La difficoltà del compito dipende da almeno quattro ragioni: l’incertezza su molti punti delle catene causa-effetto e della loro evoluzione nel tempo; l’intimo legame con il tema dello sviluppo economico; la mancanza di un criterio condiviso di giustizia intra e inter-generazionale; la necessità di ottenere la cooperazione di tutti i paesi. Benché gli studi abbiano ridotto il grado di incertezza su molti punti negli ultimi decenni, «le decisioni riguardanti il cambiamento climatico sono essenzialmente un processo sequenziale in condizioni di incertezza generale».

 

L'Ambiente

Dopo Kyoto: inquinamento, politica dei trasporti e industria dell'auto

of Andrea Boitani e Marco Ponti

Sono quotidianamente davanti ai nostri occhi due rilevanti problemi nazionali: l’inquinamento urbano – troppo spesso fuori dai limiti imposti dall’Unione europea – e la crisi dell’industria automobilistica nazionale. Lo scopo di questo intervento è mostrare come sia possibile affrontare tali emergenze sinergicamente, ovvero come una politica attenta all’ambiente possa avere degli spillover molto positivi per l’industria automobilistica italiana e non solo per essa.

 

L'Ambiente

Il Protocollo di Kyoto: quali effetti sul sistema sociale internazionale?

of Luca Bussotti

Quali novità ha introdotto il Protocollo di Kyoto sul sistema sociale internazionale? Quali equilibri ha alterato o rischia di alterare, se i principi su cui si basa saranno seguiti dai principali paesi industrializzati? E, viceversa, quali sono i rischi nel caso in cui ciò non dovesse avvenire? Questi interrogativi, che stanno animando il dibattito tra «ottimisti» e «catastrofisti» ambientali, sottintendono risposte complesse, le cui fondamenta sono da ricercare in un’analisi di tipo sistemico di carattere sociologico, che incidono o possono incidere sia sul genere di modello di sviluppo che sull’articolazione delle relazioni internazionali da essa derivante.

Le Idee

Il futuro della democrazia in Europa: tendenze, analisi e riforme

of Philippe C. Schmitter

Per essere qualcosa che non esiste, di democrazia si è parlato molto in tempi recenti. Almeno in Europa, la democrazia «reale» sembra avere un futuro promettente, nonostante il fatto che si trovi di fronte una varietà senza precedenti di sfide, così come di opportunità. Il problema non sta tanto nel fatto che le politiche nazionali, subnazionali e sopranazionali che configurano l’Europa divengano o rimangano democratiche, bensì se la qualità di questa rete regionale di democrazie sarà sufficiente ad assicurare il sostegno volontario e la legittima ottemperanza dei suoi cittadini.

Le Storie

Ritorno in Italia 2

of Glauco Della Sciucca

L’imponente edificio del centro di Roma. La sede legale, e produttiva, della rete televisiva per la quale Aldo lavora. La novità sta tutta, però, nel suo nuovo lavoro. Il suo mestiere adesso non è più il giornalismo. Il suo nuovo contratto lo vede impiegato in qualità di autore televisivo. Eccolo dirigersi, in tutta fretta, alla sala regia dello studio televisivo mentre udiamo, nel medesimo frangente, e provenienti da tutt’altro contesto, amorosi gemiti di passione. E voci provenienti da una televisione accesa. Suoni che ci conducono all’interno della camera da letto del nuovo compagno di Diletta, Rodolfo. I due stanno facendo l’amore, proprio – ironia della sorte – davanti al televisore, unica fioca fonte di luce nella stanza. Il televisore sta trasmettendo il nuovo programma a cui Aldo lavora.

 

Archivi del Riformismo

Quel nesso inestricabile tra scienza e politica

of Massimiliano Panarari

A proposito di Marcel Mauss e del «riformismo» delle scienze sociali della Terza Repubblica

È ampiamente nota, anche in Italia, l’opera antropologica e di teoria e metodologia delle scienze sociali di Marcel Mauss, che ne fa uno dei fondatori dell’etnologia in quel fecondissimo crogiolo della cultura europea che fu la Francia della Terza Repubblica a cavallo tra i due secoli. Un periodo che possiamo considerare come l’autentico laboratorio della sociologia e delle scienze umane moderne, luogo di incontro di quella grande cultura borghese, che costituisce uno degli apporti più peculiari della Francia alla storia e alla civiltà del nostro continente, con i fermenti di innovazione e trasformazione verso un mondo meno iniquo provenienti dal socialismo e dal movimento operaio, il quale andava acquisendo organizzazione e rappresentanze. In poche parole, le radici stesse e le origini ante litteram del «modello europeo».