Italianieuropei 1/2005

il Sommario

gli Articoli

Le cose da fare

L'agenda di una sinistra nuova

of Massimo D'Alema

La sinistra italiana si trova di fronte a un momento importante non solo per il suo destino, ma anche per quello del nostro paese. Il mutamento storico del paradigma economico e politico mondiale che nasce dalla globalizzazione dei mercati, dalle nuove sfide dei paesi emergenti, dai grandi problemi legati all’integrazione dell’Europa obbliga l’Italia ad affrontare sfide nuove e difficili. L’impetuosa crescita di paesi emergenti, come ad esempio la Cina, mostra in modo evidente quanto sia anacronistico indugiare in idee antiche e in analisi pigre che disegnano il rischio inesistente di un mondo governato da una sola grande potenza «imperiale».

 

Pensare la Politica

All'origine del cattivo funzionamento del bipolarismo italiano

of Paolo Segatti e Hans M. A. Schadee

A poco più di dieci anni dai suoi primi passi il bipolarismo all’italiana sembra barcollare sempre di più. Quasi ogni giorno reca con sé qualche segnale delle sue difficoltà di funzionamento. Gli ultimi giorni del 2004 si sono chiusi con lo scontro in seno al centrosinistra. I primi giorni del 2005 si sono aperti con nuove tensioni nel centrodestra. Domani le parti potrebbero nuovamente rovesciarsi. La musica però non cambia, da molto tempo. Il bipolarismo costruito in questi anni è palesemente in difficoltà. Alcuni autorevoli analisti, come Sartori, hanno per tempo e ripetutamente indicato nel nostro sistema elettorale una delle cause delle difficoltà del bipolarismo. I partiti sono «costretti» a stare assieme nella parte maggioritaria della competizione e si dividono in quella proporzionale. Date tali premesse il risultato non può essere che un’andatura barcollante.

 

Pensare la Politica

Quale legge elettorale per la Terza Repubblica?

of Andrea Pinto

Il dibattito sviluppatosi in queste settimane sull’opportunità di reintrodurre la legge elettorale proporzionale per rimediare ai macroscopici difetti del Mattarellum (secondo la caustica definizione di Giovanni Sartori) e a un tempo superare – secondo alcuni con il «ritorno alla Costituzione», secondo altri con il passaggio alla «Terza Repubblica» – l’era della Seconda Repubblica, si presta a un’interessante contaminazione interdisciplinare tra le regole di concorrenza che oramai governano il nostro sistema economico e quelle che governano il sistema politico che forse aiuta a capire meglio il paradosso che affligge la vita politica italiana.

 

Pensare la Politica

Leggi elettorali e rendimento dei governi

of Stefano Passigli

È ormai opinione largamente condivisa, in dottrina come nella pubblicistica, che in materia di legge elettorale non si possa giungere a indicare soluzioni valide per ogni tempo e per ogni sistema politico, e che la maggiore o minore bontà di una legge vada giudicata in relazione all’assetto istituzionale in cui essa opera. In particolare in relazione alla forma di governo adottata e alle modifiche del sistema partitico che si ritenga necessario promuovere. Ed è opinione altrettanto condivisa che ogni sistema elettorale debba assolvere oltre che a funzioni simboliche di legittimazione delle istituzioni, anche a quelle – sovente tra di loro alternative – di consentire la formazione di stabili ed efficaci maggioranze di governo e di rappresentare quanto più fedelmente possibile la molteplicità delle posizioni politiche presenti nel paese.

 

Pensare la Politica

Sul soggetto politico riformista

of Roberto Gualtieri

Nel dibattito politico italiano è invalsa l’abitudine di ricondurre l’esistenza e la tenuta del bipolarismo a un non meglio precisato «spirito del maggioritario», concepito come una virtuosa disposizione a «piegare» al bene comune gli interessi dei partiti attraverso gli strumenti della legge elettorale uninominale maggioritaria e dell’elezione diretta. In realtà, il carattere bipolare assunto dieci anni fa dal sistema politico italiano ha cause meno aleatorie e volontaristiche e ben più corpose, riconducibili all’impatto della «grande trasformazione» che ha posto fine all’età del fordismo e del lungo dopoguerra: la fine della guerra fredda e i progressi del processo di integrazione europea, la globalizzazione dei mercati, la diffusione dell’economia dell’informazione e il conseguente sviluppo di un nuovo ceto medio del «lavoro dipendente unificato», la crisi dei tradizionali apparati statali di welfare e di regolazione dell’economia.

 

Archivi del Riformismo /1

I novant'anni di Antonio Giolitti, lungimirante e impolitico

of Giuliano Amato

Il tratto umano e la ricchezza culturale della personalità di Antonio Giolitti mi hanno accompagnato quasi ininterrottamente lungo gli oltre cinquant’anni della mia vita di adulto. Ne avevo poco più di diciotto quando mi iscrissi al PSI e a farmi decidere (ci pensavo da tempo) fu la rottura del patto d’unità d’azione con i comunisti dopo i fatti d’Ungheria. Giolitti allora non lo conoscevo, ma fu largamente lui a contribuire alla mia decisione, con la fermezza e la limpidezza delle posizioni che espresse nel motivare la sua uscita dal PCI, legittimando l’autonomia socialista come veicolo degli ideali che professava e nei quali mi riconoscevo io stesso.

 

Archivi del Riformismo /1

Antonio Giolitti, un intellettuale illuminista

of Luciano Cafagna

In quello splendido libro di ricordi e riflessioni che è «Lettere a Marta», Antonio Giolitti anticipò singolarmente una sua soluzione del problema delle «radici storiche» dell’Europa, quel problema che è stato di recente oggetto di vivaci polemiche in occasione della stesura del preambolo al Trattato costituzionale europeo. Si tratta delle pagine finali delle «Lettere a Marta», proiettate verso il futuro (tutto il libro lo è, e non a caso è dedicato alla giovane nipote, simbolo, appunto, di futuro). In quelle pagine Antonio Giolitti ammonisce che «la politica riformatrice», sostanza del moto europeo, ha bisogno soprattutto di «idee».

 

Archivi del Riformismo /1

Antonio Giolitti: novanta ma non li dimostra

of Giorgio Ruffolo

Il più grande torto che si potrebbe fare ad Antonio Giolitti in occasione del felice compimento del suo novantesimo anno sarebbe di celebrarne le sue personali, indiscutibili virtù. Una grande parte della profonda amicizia che nutro per lui, insieme a tanti suoi e miei affettuosi amici, sta non nella sua «modestia» – aggettivo che non gli si addice affatto – ma nella schiva ripugnanza verso ogni forma di pathos dimostrativo e retorico. La cosa più ragionevole che si può fare è leggerlo (e rileggerlo), nella grande varietà, profondità e rigore della sua opera.

 

Archivi del Riformismo /1

Riforme e rivoluzione

of Antonio Giolitti

Le rivelazioni scaturite dal XX Congresso del PCUS e dai fatti di Polonia e di Ungheria stanno a dimostrare non solo che la via italiana al socialismo può essere diversa da quella percorsa dall’Unione Sovietica e dalle democrazie popolari, ma soprattutto che essa non può non essere diversa. Gli errori da evitare non sono accessori, sono essenziali; vietano, per non essere ripetuti, di percorrere la stessa strada. E sia detto subito, senza la minima esitazione o reticenza – proprio per tagliare tutti i ponti e le vie traverse che a quella strada potrebbero inavvertitamente condurre – che si tratta non solo di errori ma di delitti.

 

Europa / Europe

Israele e il dilemma dei laburisti

of Colette Avital

La maggior parte degli osservatori della situazione israeliana concordano nell’affermare che qualcosa sta finalmente cambiando in questa parte del mondo. Dopo un lungo periodo di guerra, durante il quale ogni tentativo di raggiungere una tregua è fallito, si intravede un barlume di speranza. Israeliani e palestinesi sono convinti di trovarsi di nuovo di fronte a un’opportunità che non può non essere colta. A seguito di un annoso ed acceso dibattito, il Partito laburista si è unito al governo nel tentativo di realizzare un cambiamento di rotta, e di contribuire ad attuare il ritiro da Gaza.

 

Europa / Europe

Il velo islamico e la spada di Dreyfus

of Massimo Nava

All’inizio del corrente anno scolastico è entrata in vigore in Francia la legge sulla laicità, approvata – a larghissima maggioranza – dall’Assemblea nazionale e dal Senato fra il febbraio e il marzo del 2004. I quattro articoli del provvedimento, le circolari e le disposizioni successive sono stati il risultato di un grande dibattito nella società francese e del complesso lavoro di ricognizione compiuto dalla Commissione Stasi, che ha preso il nome del suo presidente. Bernard Stasi, ex mediatore della Repubblica (la funzione del garante fra cittadini e istituzioni) ed eminente figura di giurista e intellettuale, è stato incaricato dal presidente Jacques Chirac di sintetizzare pareri e indagini di una articolata pattuglia di giuristi, intellettuali, sociologici, personalità religiose e politiche di varia estrazione.

 

Europa / Europe

La pelle dell'orso

of Carlo Pinzani

«Sono sempre stato convinto che la Russia sarebbe tornata alle sue frontiere del 1914 e che non si sarebbe fermata fin quando non avesse conseguito lo scopo». Queste parole scritte da Winston Churchill nel 1920 dovrebbero esser tenute presenti nella valutazione della prolungata e accesa contesa elettorale ucraina, conclusasi con la vittoria del candidato progressista e democratico Viktor Yuschenko a spese del capo del governo Viktor Yanukovich, rappresentante degli interessi conservatori della vecchia nomenklatura dei tempi sovietici.

 

La Cina

La riforma economica cinese e il ruolo del credito

of Luigi Tomba

La Cina non è il solo paese al mondo il cui problema principale è quello di gestire una transizione economica. Spostare l’asse di un intero sistema economico da un’economia pianificata a un sistema decentralizzato, competitivo e flessibile può far tremare le ginocchia alla leadership di qualsiasi paese. In nessuno dei molti paesi ex-socialisti questo tipo di transizione è stata indolore, né è avvenuta senza una fondamentale trasformazione del sistema politico e una sostanziale transizione verso forme di governo alternative. Il caso cinese, con la sua anomala capacità di resistere al cambiamento politico, ha tuttavia messo in crisi quasi tutti i principali modelli di transizione, basati sulla diretta discendenza della liberal-democrazia dalla mercantilizzazione dei rapporti economici.

 

La Cina

Cina: dietro il "miracolo", il regime resta dittatoriale

of Jean Philippe Béja

Lo sviluppo dell’economia cinese impressiona gli uomini politici di tutto il mondo. D’altronde, come potrebbero non rimanere affascinati da tassi di crescita che sfiorano il10%, quando a casa propria hanno difficoltà a raggiungere l’1,5%? Il ragionamento che ne consegue è ovvio: un mercato che registri una simile espansione non potrebbe mai essere ignorato dai paesi occidentali, in particolare da quelli europei. Tale atteggiamento è condiviso sia dalle forze conservatrici che da quelle progressiste in seno all’Unione europea. Da qualche anno assistiamo a un arrembaggio al mercato cinese da parte degli uomini politici, dei diversi paesi europei, tanto di sinistra che di destra. Chirac, Berlusconi, Schroeder, Blair, tutti sono andati in pellegrinaggio a Pechino durante lo scorso anno. E tutti si sono meravigliati del successo di quella che non si chiama più la nuova Cina.

 

La Cina

L'aggiustamento degli squilibri globali e il ruolo della Cina

of Pier Carlo Padoan

Se la Cina continuasse a crescere ai tassi degli ultimi anni in pochi decenni diventerebbe la più grande economia del mondo. Ma anche se così non fosse la Cina è già oggi uno degli attori fondamentali del sistema globale. Basta considerarne la impressionante crescita delle quote di esportazione nel mondo (vedi Tabella 1). Trovare la collocazione «giusta» di questo paese nel sistema mondiale è una delle principali sfide dei prossimi anni. Il compito che gli altri attori si trovano di fronte è quello di identificare modi e tempi per un inserimento della Cina nella divisione del lavoro da cui possa derivarne il massimo beneficio per tutti. Non si tratta di un omaggio formale a una superpotenza economica nascente, ma di una oggettiva necessità, visto il ruolo centrale che la Cina occupa oggi nel complesso incastro degli squilibri del sistema globale e, inevitabilmente, nella soluzione dei problemi che questi squilibri pongono.

La Cina

Reagire alla sfida cinese. Rischi di declino e prospettive di rilancio della manifattura italiana

of Stefano Chiarlone

L’integrazione economica della Cina è destinata a modificare in maniera strutturale i vantaggi competitivi delle nazioni, inclusa l’Italia. Essa acquisisce, inoltre, particolare pericolosità per l’Italia perché si completa in una fase nella quale la nostra economia tende verso un eventuale declino. Lo scenario recente della macroeconomia italiana è stato particolarmente negativo, nonostante una forte ripresa del commercio mondiale, prevalentemente a causa della debolezza degli investimenti e di una performance delle esportazioni altamente insoddisfacente, solo in parte per l’apprezzamento dell’euro.

L'Economia

Europa e Stati Uniti e la governance dell'economia

of Ferdinando Targetti

Nei principali paesi europei crescono le preoccupazioni per il declino economico dell’Europa di fronte al dinamismo stupefacente dell’Oriente e di una superiore performance economica degli Stati Uniti d’America. Se la teoria ci aveva già preannunciato che paesi late comers potessero correre molto più svelti dei paesi maturi (e l’Italia stessa aveva goduto nel passato del vantaggio dell’ultimo arrivato), la stessa cosa non può dirsi del divario di performance con gli Stati Uniti. Questi ultimi, pur avendo un livello di reddito pro-capite superiore a quello dell’Europa, crescono più velocemente dell’Europa. Perché? Per cercare di avanzare qualche ipotesi interpretativa vanno stilizzati alcuni fatti e distinti tre periodi.

 

L'Economia

Ricetta imprenditoriale per un salto di qualità dell'Unione europea e dell'Italia

of Ugo Andrea Poletti

Europa sotto assedio L’Europa è assediata da giganti dell’economia – Cina, India e Stati Uniti – e non riesce a uscire da una fase di bassa crescita a causa delle sue debolezze di carattere economico, politico e demografico. Le previsioni degli specialisti dicono che il centro del mondo economico e finanziario si sposterà nel XXI secolo nell’area del Pacifico. La Cina, di cui si temeva la concorrenza sulle produzioni povere (tessile e abbigliamento) grazie al basso costo del lavoro, è invece oggi un agguerrito concorrente anche nelle produzioni ad alta tecnologia (computer e telefonini).

 

L'Economia

Dal paradigma della ricerca agli obiettivi per il nuovo millennio

of Valeria Costantini e Salvatore Monni

Tra il 26 e il 30 gennaio a Davos in Svizzera si è svolto il World Economic Forum, che ha visto come ogni anno la partecipazione dei principali esponenti del mondo finanziario e politico. Al centro dell’agenda molti temi importanti, dal cambio dello yuan cinese con il dollaro e l’euro fino al ruolo della democratizzazione dei media. Ma si è parlato soprattutto di povertà, di paesi poveri e di Africa. Le ricette come al solito non sono mancate, ma la novità da registrare è che anche qui, come accade ormai da qualche anno, accanto alle tradizionali politiche di crescita anche i potenti del mondo hanno iniziato a porre l’accento sullo sviluppo e sulle conseguenti politiche. In particolare, il cancelliere dello scacchiere britannico Gordon Brown ha ribadito che va rispettato l’impegno dei Millennium Development Goals (MDG) e che bisogna oltremodo procedere alla cancellazione totale del debito dei paesi più poveri.

 

L'Economia

Il sistema produttivo italiano è alla deriva?

of Gianfranco Viesti

Un’economia alla deriva È stato efficacemente detto che l’economia italiana è «alla deriva». Continua cioè a seguire, per inerzia, una «rotta» che in passato le ha permesso straordinari successi, ma che nell’attuale quadro competitivo presenta crescenti difficoltà. La deriva nasce dalle ben nuove condizioni esterne e interne (concorrenza internazionale, crescente diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, mutamento del regime di cambio, aumento della pressione fiscale sulle imprese, in conseguenza del doveroso aggiustamento fiscale). Queste nuove condizioni rendono più stringenti i vecchi vincoli allo sviluppo dell’economia italiana: la bassa qualità dei servizi pubblici, la modesta e decrescente (in chiave comparata) dotazione di infrastrutture, la presenza di situazioni di monopolio – o comunque di insufficiente concorrenza – in molti dei settori dei servizi e a rete che producono input chiave per tutti i produttori di beni e servizi finali.

 

Le Idee

Costruire ponti tra la Chiesa e il centrosinistra: eliminare i pregiudizi, affrontare i problemi

of Stefano Ceccanti

In vari paesi dell’Europa, soprattutto del Sud Europa, c’è chi ha interesse a creare un fossato tra la Chiesa cattolica e le posizioni politiche di centrosinistra, quasi che ci debba essere uno «scontro di civiltà» tra un socialismo laicista (che sarebbe il nuovo nemico storico della Chiesa dopo la fine del comunismo) e una Chiesa paurosa della democrazia politica, sostanzialmente regredita a posizioni pre-conciliari. Sono entrambe immagini caricaturali, ma se non si affrontano direttamente, anche e soprattutto nella loro limitata parte di verità, rischiano di diventare vere nella coscienza di molte persone, soprattutto perché quelle due immagini deformate si rafforzano a vicenda: se il centrosinistra europeo fosse davvero laicista nei termini in cui è descritto dai settori della destra politico-ecclesiastica, la Chiesa dovrebbe davvero compattarsi contro di esso in modo analogo a quanto fece col comunismo, forse anche con sanzioni canoniche.

Le Idee

Municipalizzazione e interesse pubblico

of Alfredo De Girolamo

Riflettere sui cento anni della «municipalizzazione» in Italia può costituire l’occasione per migliorare l’analisi sulle politiche adottate in Italia sui servizi pubblici locali, aumentare il tasso di lucidità nel guardare a un comparto attraversato negli ultimi anni da profonde trasformazioni strutturali, ma anche da un dibattito fortemente ideologizzato e poco rigoroso. La prospettiva storica, forse, può aiutare a fornire una lettura meno legata alla contingenza e alle fasi politiche e culturali del momento. Invero, l’analisi del settore ha sempre risentito, forse troppo, del clima politico generale, del favore che nei vari momenti ha caratterizzato la sfera pubblica e quella privata, delle contingenze economiche.

 

Le Storie

Ritorno in Italia 1

of Glauco Della Sciucca

Negli scampoli iniziali di una diretta per il telegiornale della mezzanotte, va in onda il servizio da New York, rigorosamente live, di uno dei suoi corrispondenti più noti, il giornalista principe della televisione commerciale: Aldo Maria Branchi. Il celebrato conduttore di notiziari e speciali dal Nord America, sta concludendo il suo ultimo collegamento dagli States, armato di un palese moto d’orgoglio, e mescolato all’ostentato, strumentale barlume della malinconia che tanto piace alla sonnolente audience di quella fascia oraria.

Archivi del Riformismo /2

Quell'America liberal che ci piace tanto

of Massimiliano Panarari

Se all’indomani del tragico e fatidico 11 settembre, come aveva titolato «Le Monde», l’intero Occidente si era sentito «tutto americano» come un sol uomo, per i progressisti è diventata impellente, più di recente, una nuova e ulteriore identificazione: quella che non troppo tempo fa Timothy Garton Ash ha emblematicamente sintetizzato, affermando che «siamo tutti americani blu ora», dal colore del Partito democratico ancora adesso, almeno parzialmente, sotto shock, dopo la sconfitta elettorale, e orfano di un leader. Or dunque, il quesito fondamentale è: esiste veramente un’«Altra America»? Qualcuno dice che è soltanto un’idea, la proiezione di una lista di desiderata tipicamente europei che c’entra poco o nulla con la prima (e unica) superpotenza planetaria odierna, int enzionata a fare e disfare, e a rimodellare l’ordine mondiale all’insegna di un «Nuovo secolo americano», in maniera – per usare un eufemismo – quanto meno sbrigativa, preoccupandosi assai poco dei propri partners e men che meno dell’Unione europea.