L'esplosione dei prezzi alimentarli e il nuovo scenario di scarsità

Written by Lino Rava e Andrea Segrè Thursday, 26 June 2008 19:14 Print
I processi di trasformazione economica e sociale che hanno accompagnato il fenomeno della globalizzazione negli ultimi anni hanno inciso fortemente sul settore agroalimentare. In particolare, il forte aumento della domanda alimentare, dovuto all’incremento dei consumi e alla variazione degli stili di vita,
soprattutto nei paesi emergenti e in via di sviluppo, non ha potuto trovare riscontro nell’offerta, tradizionalmente poco elastica. Si è avuto così un forte incremento dei prezzi dei prodotti alimentari, a cui
hanno concorso anche altri fattori, quali il costo dell’energia, gli effetti di eventi climatici avversi e gli investimenti speculativi.

Scarsità e crescita della domanda

Le trasformazioni di questi ultimi anni sono state profonde e straordinariamente rapide. Hanno investito la società, l’economia, l’assetto delle risorse naturali. In particolare, l’intensità della crescita economica ha reso sempre più evidente e preoccupante il problema dello squilibrio tra sviluppo e risorse utilizzate e disponibili.

Crisi energetica, crisi ambientale e crisi alimentare: questi i tre grandi temi che condizionano il presente e sono destinati a condizionare in futuro i modelli di crescita. Grandi questioni tra loro intimamente connesse e rispetto alle quali ha progressivamente acquisito importanza il ruolo del settore agroalimentare, anch’esso protagonista di enormi cambiamenti.

Sono mutati il ruolo e il peso dell’agricoltura in termini economici e sociali e nel rapporto con l’ambiente; è profondamente cambiata l’articolazione dei rapporti tra produzione, trasformazione, distribuzione e consumo. Molteplici fenomeni associati al paradigma della crescita industriale e postindustriale hanno da un lato marginalizzato il peso economico del settore primario e, dall’altro, reso il consumo alimentare uno dei più straordinari fenomeni “globalizzanti”, cui sono associati valori sociali ed economici estremamente rilevanti.

I mutamenti del settore agricolo hanno accompagnato, e in gran parte subito, le grandi trasformazioni strutturali dell’economia e della so- cietà moderna. Il modello di crescita dominante ha favorito il decremento delle attività e delle superfici agricole, oltre che la cessione di manodopera e territorio dalle campagne ai poli urbani.

Una tendenza che si è manifestata e continua a manifestarsi a livello globale, con intensità e formule diverse in relazione ai contesti geografici e ai livelli raggiunti dallo sviluppo. Alla crescita economica è, quindi, generalmente associata una progressiva contrazione del settore primario, ma anche incrementi dei consumi e mutamenti degli stili alimentari.

Proprio l’elevato tasso di crescita e sviluppo di alcune grandi aree del mondo costituisce il principale fattore che condiziona l’attuale stato di “crisi alimentare”, la cui più evidente manifestazione risiede nella rapida crescita dei prezzi dei prodotti agricoli. Una crescita che coinvolge quasi tutti i prodotti e che procede a tassi mai sperimentati negli ultimi decenni.

Dal 2003 a oggi i prezzi delle principali commodities sono più che raddoppiati, quelli di burro e latte quasi triplicati, il prezzo del riso ha subito incrementi intorno al 50% solo negli ultimi cinque mesi. Il rialzo dei prezzi è principalmente la conseguenza dello squilibrio tra domanda e offerta e dei ridotti livelli delle scorte alimentari.

Una situazione prodotta dalla progressiva crescita della popolazione e dei redditi. Il numero di abitanti del pianeta, pur crescendo a ritmi inferiori rispetto al passato, aumenta comunque di circa l’1,1% l’anno (pari a circa 75 milioni di persone). I maggiori incrementi riguardano i paesi emergenti e quelli in via di sviluppo. In diverse aree del mondo la ricchezza prodotta è aumentata rapidamente e la crescita continua ad essere sostenuta. In paesi come Cina e India il prodotto interno lordo è cresciuto al ritmo di circa il 9% l’anno. In queste aree, al rapido aumento della ricchezza è corrisposto un altrettanto rapido aumento dei consumi alimentari, oltre che un radicale mutamento delle diete. La crescita, anche in questo caso, ha penalizzato le superfici agricole a vantaggio di quelle urbane e ha generato imponenti flussi migratori dalle campagne verso le città.

Nella spesa per consumi alimentari di questi paesi si sta verificando un progressiva sostituzione degli alimenti di base (grano, riso, mais ecc.) con carne, prodotti lattiero-caseari, frutta e pesce. Una trasformazione delle abitudini di consumo che riguarda centinaia di milioni di consumatori e che è destinata a rafforzarsi di qui ai prossimi anni, come evidenziano le proiezioni della FAO, che stimano incrementi nel consumo di prodotti come carne e latte compresi tra il 50% e il 100% entro il 2025.

La rapidità con cui la domanda alimentare è evoluta non ha potuto trovare riscontro nell’offerta, tradizionalmente poco elastica. La reazione della domanda procede lentamente, a ritmi dell’1-2% per ogni 10% di incremento dei prezzi, e ancora più lentamente nello scenario attuale caratterizzato da una elevata volatilità degli stessi. Se a questo si aggiunge che a partire dalla metà degli anni Novanta le scorte di derrate alimentari si sono ridotte progressivamente, risulta chiaro che l’attua- le situazione si presenta come assolutamente straordinaria in termini di rapporto domanda-offerta. Inoltre, la sostituzione nelle diete di quote considerevoli di nutrimenti amidacei con carne e prodotti lattiero- caseari, contribuisce a innalzare la domanda di prodotti cerealicoli, considerando che occorrono circa 8 kg di cereali per la produzione di un chilo di carne bovina e quasi sette per un chilo di carne suina.

Solo in Cina, dove vivono più di un miliardo di persone, il consumo pro capite di carne è passato dai 20 kg degli anni Ottanta agli attuali cinquanta. Si sono quindi prodotti significativi picchi della domanda, nel suo volume e nella sua articolazione. È, quindi, del tutto evidente che il fattore più significativo nell’impennata dei prezzi dei prodotti agricoli e alimentari è questa veloce ridefinizione dei comportamenti, ma anche dei fabbisogni alimentari a livello mondiale.

Gli altri fattori

Tuttavia, all’incremento dei prezzi hanno concorso anche una serie di altri fattori, tra loro intimamente connessi, che fanno da sfondo e da collegamento alle tre grandi crisi citate.

In primo luogo, l’aumentato valore dell’energia. L’incremento del costo dell’energia ha inciso su ogni fase del sistema produttivo. Il prezzo del petrolio ha raggiunto picchi elevatissimi, crescendo anch’esso rapidamente negli ultimi anni, per gran parte sotto le stesse spinte che hanno condizionato l’evoluzione dei prezzi agricoli. La produzione agricola è divenuta più costosa perché più costoso è divenuto l’accesso ai fattori di produzione. È così aumentato il costo dei fertilizzanti, dell’irrigazione, dei trasporti, dei processi di conservazione, contribuendo in maniera non marginale all’incremento dei prezzi (si stima che il costo dell’energia contribuisca mediamente per oltre il 10% al costo della produzione vegetale).

Inoltre, le connessioni tra produzione alimentare e sistema energetico sono rese più salde dalla convertibilità di alcune produzioni agricole in energia. In alcune aree del mondo il ruolo dei biocarburanti, in termini di domanda di prodotti cerealicoli, non è trascurabile. Gli Stati Uniti spendono 13 miliardi di dollari l’anno per il sostegno ai biocarburanti, che consumano tra il 20 e il 30% del mais USA, rispetto al 5% della fine degli anni Novanta.

La competitività tra usi energetici e alimentari rischia di concorrere in maniera significativa, nel prossimo futuro, alla composizione dei prezzi di alcuni prodotti, anche in ragione dei sussidi accordati agli agricoltori che decidono di destinare la loro produzione al comparto energetico. Gli Stati Uniti prevedono di produrre, entro il 2017, 132 miliardi di litri di carburanti cosiddetti verdi e se si considera che per produrre cento litri di etanolo (il pieno di un’auto di grossa cilindrata) occorrono fino a 240 kg di mais risulta evidente che l’opzione di sostenere il biodisel può avere in futuro effetti estremamente significativi sui prezzi di alcune commodities. Le stesse considerazioni possono valere per l’obiettivo europeo di arrivare entro il 2020 a coprire con i biofuel il 10% del fabbisogno di carburanti da trasporto. Altro rilevante elemento in gioco è stato rappresentato dagli effetti di eventi climatici avversi, che in particolare negli ultimi due anni hanno contribuito alla riduzione dell’offerta. La siccità ha condizionato la produzione cerealicola australiana, che si è ridotta del 50%, e quella canadese, ed ha aumentato la vulnerabilità degli agricoltori, rendendoli maggiormente esposti ai rischi di produzione. A questo tema si lega anche quello dell’emergenza idrica, associata sia ai nuovi fenomeni climatici, che al generale aumento dei fabbisogni idrici civili, agricoli e industriali. Lo stesso incremento della domanda alimentare ha implicazioni rilevanti sui consumi di acqua: l’agricoltura, per adeguarsi alla crescita della domanda, necessita di maggiori quantitativi di acqua, soprattutto per soddisfare il crescente consumo di prodotti zootecnici, caratterizzati da elevati consumi di questa risorsa che inizia ad essere scarsa. I problemi di disponibilità idrica e i fenomeni di desertificazione costituiscono ulteriori vincoli all’adeguamento dell’offerta.

Infine, va considerato il ruolo degli investimenti speculativi, soprattutto in relazione al contributo che essi forniscono in termini di spinta alla formazione e realizzazione delle aspettative sui prezzi. In momenti di incertezza come quello attuale, caratterizzati da elevati livelli di volatilità dei prezzi, le operazioni sui mercati finanziari, siano esse speculative o funzionali alla gestione del rischio da parte degli agricoltori, tendono a sensibili incrementi, contribuendo ulteriormente alla volatilità dei prezzi. Solo nella prima parte del 2008 il volume globale delle negoziazioni che hanno interessato futures e options sul grano è aumentato del 32% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Va comunque detto che i fenomeni speculativi sono soprattutto una manifestazione più che una causa dell’attuale crisi dei prezzi alimentari. I maggiori investimenti in titoli legati direttamente o indirettamente ai prezzi dei prodotti alimentari, oltre a rilevare un maggior ricorso dei produttori a strumenti di copertura dal rischio, è indicativo della crescita delle opportunità di investimento nel settore agricolo.

Un cambiamento strutturale rapido che richiede risposte urgenti

L’effetto dell’incremento dei prezzi sull’inflazione è stato estremamente significativo e addirittura imponente nei paesi meno sviluppati. Si è trasmesso con intensità variabile dai mercati internazionali a quelli domestici. Il peso di questo rialzo sull’inflazione globale è legato alla grossa quota che le spese per cibo e alimentazione hanno all’interno dei consumi, soprattutto in alcune aree del mondo. In paesi come la Cina, il rialzo dei prezzi alimentari contribuisce per quote superiori al 50% al fenomeno inflattivo. Stessa cosa in America Latina. Nei paesi più poveri il rialzo dei prezzi produce effetti drammatici, che rischiano di incrementare considerevolmente la quota delle persone sottonutrite e di quelle vulnerabili dal punto di vista della sicurezza alimentare.

L’evoluzione della situazione alimentare mondiale è guidata dalla combinazione di diverse forze e in primo luogo dall’aumento della domanda globale. Diverse forze e diversi effetti si combinano tra loro e con i nuovi vincoli che oggi condizionano l’accesso alle risorse produttive, terra e acqua in primo luogo. L’aumento dei prezzi riguarda tutti i prodotti alimentari.

Anche se situazioni di prezzi elevati sono già state sperimentate in passato, la situazione attuale è profondamente diversa. Oggi si sono prodotti vincoli inediti sul lato dell’offerta e un maggior legame tra mercato dei prodotti agricoli e altri mercati. Ciò ha condizionato anche la velocità con cui gli effetti della crisi si sono manifestati. Il passaggio agli attuali livelli di prezzo è stato, infatti, improvviso e rapido, tanto che solo nel 2005 il documento finale del vertice mondiale delle Nazioni Unite segnalava la necessità di risolvere il tema della debolezza dei prezzi agricoli. Oggi, a distanza di soli tre anni, i prezzi di mais, riso e grano hanno toccato livelli record. Secondo stime della Banca mondiale, per far fronte alla crescita della domanda la produzione alimentare dovrà crescere di circa il 30% entro il 2030. Siamo, quindi, di fronte a un cambiamento strutturale che richiede risposte non solo immediate, come suggerisce lo stato di tensione sociale che si vive in diverse aree del mondo, ma che siano anche efficaci nel medio-lungo periodo.