L'Internazionale socialista e la pace in Medio Oriente

Written by Redazione Saturday, 01 June 2002 02:00 Print

La risoluzione sul Medio Oriente pubblicata qui è stata adottata dal Consiglio dell’Internazionale socialista riunito a Casablanca lo scorso 31 maggio e rappresenta il significativo risultato di un lavoro intenso e coraggioso, avviato dall’Internazionale negli scorsi mesi. Il Comitato esecutivo dell’Internazionale aveva deciso lo scorso 23 aprile a Madrid – in una riunione a cui parteciparono, tra gli altri, il presidente dei DS Massimo D’Alema, il ministro degli esteri israeliano Shimon Peres e il responsabile internazionale di Al-Fatah Hanni al Hassan – di incaricare l’ex primo Ministro e leader del Partito laburista norvegese Thorbjørn Jagland di negoziare con i tre partiti israeliani e palestinese che fanno parte dell’Internazionale una proposta di risoluzione che avesse, per le sue caratteristiche, la portata di un vero e proprio «piano di pace» per il Medio Oriente. Il risultato è lusinghiero.

 

La risoluzione sul Medio Oriente pubblicata qui è stata adottata dal Consiglio dell’Internazionale socialista riunito a Casablanca lo scorso 31 maggio e rappresenta il significativo risultato di un lavoro intenso e coraggioso, avviato dall’Internazionale negli scorsi mesi. Il Comitato esecutivo dell’Internazionale aveva deciso lo scorso 23 aprile a Madrid – in una riunione a cui parteciparono, tra gli altri, il presidente dei DS Massimo D’Alema, il ministro degli esteri israeliano Shimon Peres e il responsabile internazionale di Al-Fatah Hanni al Hassan – di incaricare l’ex primo Ministro e leader del Partito laburista norvegese Thorbjørn Jagland di negoziare con i tre partiti israeliani e palestinese che fanno parte dell’Internazionale una proposta di risoluzione che avesse, per le sue caratteristiche, la portata di un vero e proprio «piano di pace» per il Medio Oriente. Il risultato è lusinghiero. Il Partito laburista israeliano (al governo), il Meretz (all’opposizione) e Fatah (la principale formazione politica palestinese), così come l’unanimità dei partiti che fanno parte dell’Internazionale socialista, hanno avuto il coraggio e la lungimiranza politica di individuare i punti essenziali per un realistico percorso verso un accordo definitivo nella regione. Negoziare su tutto, negoziare senza tabù, con generosità e realismo. La pace può essere a portata di mano e garantire i diritti di entrambi i popoli, israeliano e palestinese: questo è il messaggio che viene da Casablanca. Significativamente, peraltro, lanciato da un paese arabo. Non a caso il reciproco riconoscimento deve essere alla base del negoziato e deve esserne l’unica condizione preliminare. Occorre uscire da una situazione, drammaticamente prevalsa negli ultimi mesi, in cui è apparso a più riprese che a dettare l’agenda nella regione fossero essenzialmente coloro che hanno alimentato la spirale di violenza. I punti essenziali proposti per il negoziato sono chiaramente identificati nel documento. Essi offrono un quadro esaustivo della cornice entro la quale tutti i principali attori – nella regione e sul piano internazionale – dovrebbero agire. Occorre infine sottolineare come, attraverso il documento di Casablanca, l’Internazionale socialista abbia colto l’occasione per rilanciare il proprio ruolo politico, sullo scenario mondiale, di forza essenziale per la pace, il progresso e lo sviluppo.

Luciano Vecchi

 

L’Internazionale socialista annuncia che i suoi partiti membri, il Partito laburista israeliano, il Meretz (Israele) e Fatah (Palestina), concordano sul fatto che il reciproco riconoscimento dello Stato di Israele e dello Stato di Palestina, come due Stati che devono vivere fianco a fianco, dovrebbe essere l’impegno iniziale prima che i negoziati tra i due popoli prendano avvio.

I principali elementi per una soluzione definitiva sono chiari da molto tempo per la maggioranza delle parti interessate: applicazione della risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza dell’ONU; creazione di uno Stato palestinese accanto allo Stato di Israele, con garanzie di sicurezza irreversibili per entrambi gli Stati; frontiere che assicurino che Cisgiordania e la striscia di Gaza facciano parte dello Stato palestinese ma apertura alla possibilità di scambi negoziati di territori; entrambi gli Stati avranno la loro capitale a Gerusalemme, e vi sarà una soluzione giusta alla questione dei rifugiati.

L’Internazionale socialista e i suoi partiti membri summenzionati sottolineano che i negoziati devono iniziare immediatamente e tutti i temi aperti devono essere affrontati. La cessazione del fuoco non può essere una condizione pregiudiziale per l’apertura dei negoziati. Gli estremisti non possono godere del vantaggio del ricatto. Le parti summenzionate rinunciano alla violenza e si asterranno dal partecipare a qualunque attività violenta che metta in pericolo la vita di civili. Si dovranno adottare misure efficaci contro tali atti. Sollecitiamo le parti a prestare una particolare attenzione alla protezione della popolazione civile.

Il Partito laburista di Israele, il Meretz e Fatah si impegneranno immediatamente in attività congiunte per la costruzione della fiducia, con l’aiuto e l’appoggio dell’Internazionale socialista e dei suoi partiti membri. Si formeranno gruppi congiunti per discutere e istruire questioni specifiche che si manifesteranno nel quadro del negoziato per lo status finale.

L’Internazionale socialista lavorerà nell’obiettivo di incoraggiare gli Stati Uniti, la Russia e l’Unione europea a trovare una posizione comune sui temi dello status finale. Questa posizione deve essere coerente con il diritto internazionale e godere del sostegno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Deve anche permettere agli Stati arabi interessati di aderire ad essa. In particolare, deve prendere in considerazione i parametri previsti dalla recente iniziativa dell’Arabia Saudita. Questa posizione comune di base dovrebbe essere elaborata prima di una conferenza di pace internazionale, con la partecipazione di Israele, dell’Autorità palestinese, di importanti paesi arabi, degli Stati Uniti, dell’Unione europea, della Russia e delle Nazioni Unite.

Le parti del conflitto dovranno essere invitate alla Conferenza sulla base dei principi fondamentali: territori in cambio della pace, risoluzione 242 e un accordo sul consolidamento dei due Stati e sulla sicurezza per entrambi. La Conferenza dovrà fissare il calendario per i negoziati sullo status finale.

L’Internazionale socialista incoraggia inoltre i propri partiti membri che sono parte nel conflitto a preparare le rispettive opinioni pubbliche ad un compromesso. Israele non può avere pace mantenendo nel contempo gli insediamenti, così come i palestinesi potranno dover accettare un compromesso, sostenuto internazionalmente, sulla questione dei rifugiati.

L’Internazionale socialista sostiene l’idea di costituire un fondo per i rifugiati palestinesi, che potrebbe essere amministrato dalle Nazioni Unite, una volta che si sia ottenuto un accordo politico permanente su questo tema. Il fondo dovrà assicurare una compensazione per le perdite e le sofferenze dei rifugiati, e dare loro l’opportunità di cominciare una nuova vita, basandosi nella conclusione di un accordo definitivo di pace. Meglio si riuscirà a dimostrare che le soluzioni sono a portata di mano, più facilmente si potrà cominciare a lavorare per una soluzione politica anziché per una militare.

C’è bisogno di programmi di recupero e ricostruzione urgenti per l’Autorità palestinese, compresi il recupero di imposte, diritti doganali e altre risorse ancora bloccate. Lo sviluppo e la sicurezza dipendono dallo sviluppo di istituzioni democratiche e dal consolidamento di una autorità centralizzata di sicurezza.

L’Internazionale socialista insiste nella necessità di garanzie internazionali, vigilanza internazionale sulla messa in pratica di ogni accordo, conseguenza politica internazionale dei negoziati, e sulla presenza sul terreno di una forza multinazionale di mantenimento della pace che pattugli le frontiere.