Il nuovo ruolo dell'Italia in Europa

Written by Martin Schulz Friday, 01 September 2006 02:00 Print

Le elezioni politiche italiane dello scorso aprile hanno una straordinaria importanza per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Tutti gli appuntamenti elettorali nell’Unione europea hanno cessato da tempo di essere un fatto esclusivamente nazionale. Le politiche europee influenzano la vita di milioni di cittadini, ed è evidente che esse possono cambiare secondo la composizione del Consiglio europeo e dei consigli dei ministri. Questa constatazione diventa macroscopica nel caso italiano. L’esperienza del governo Berlusconi è stata negativa per l’Italia ed è stata altrettanto nefasta per l’Europa, in tutti i campi: in politica estera, frenando l’azione comune europea a vantaggio di un appoggio incondizionato all’unilateralismo americano e alla “guerra preventiva” in Iraq; nei temi legati allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, ponendo il veto alla decisione quadro sulla lotta al razzismo e alla xenofobia, al mandato d’arresto europeo, o ancora adottando leggi in materia di immigrazione repressive e inefficaci; in economia, con la “finanza creativa” e il mancato rispetto delle regole comuni.

Le elezioni politiche italiane dello scorso aprile hanno una straordinaria importanza per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Tutti gli appuntamenti elettorali nell’Unione europea hanno cessato da tempo di essere un fatto esclusivamente nazionale. Le politiche europee influenzano la vita di milioni di cittadini, ed è evidente che esse possono cambiare secondo la composizione del Consiglio europeo e dei consigli dei ministri.

Questa constatazione diventa macroscopica nel caso italiano. L’esperienza del governo Berlusconi è stata negativa per l’Italia ed è stata altrettanto nefasta per l’Europa, in tutti i campi: in politica estera, frenando l’azione comune europea a vantaggio di un appoggio incondizionato all’unilateralismo americano e alla “guerra preventiva” in Iraq; nei temi legati allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, ponendo il veto alla decisione quadro sulla lotta al razzismo e alla xenofobia, al mandato d’arresto europeo, o ancora adottando leggi in materia di immigrazione repressive e inefficaci; in economia, con la “finanza creativa” e il mancato rispetto delle regole comuni.

Il gruppo socialista al Parlamento europeo ha sostenuto in modo costante la propria delegazione italiana e tutte le forze del centrosinistra al Parlamento europeo per contrastare le politiche del governo Berlusconi in sede europea e preparare un’alternativa forte e vincente. Allo stesso modo, abbiamo sostenuto con convinzione Romano Prodi durante i suoi anni alla guida della Commissione europea, riconoscendo in lui uno dei migliori presidenti che l’esecutivo UE abbia avuto.

Con i primi cento giorni del governo Prodi, abbiamo assistito ad una soluzione di continuità sul piano europeo che mai è parsa più rapida ed efficace. Non solo sono radicalmente cambiate le posizioni sui temi chiave, ma l’Italia sta rapidamente assumendo su tutti i dossier un ruolo attivo di proposta e indirizzo per gli altri partner europei.

L’immediato e appassionato impegno di Romano Prodi e Giorgio Napolitano per il rilancio della costruzione europea e per la Costituzione, in continuità con il loro lavoro rispettivamente da presidente della Commissione europea e da presidente della Commissione costituzionale al Parlamento europeo, conferisce nuovamente all’Italia l’autorevolezza che merita nelle sedi comunitarie.

L’intensa azione dell’Italia in occasione della recente crisi in Medio Oriente, e in particolare il lavoro politico e diplomatico di Massimo D’Alema, ha dato un contributo decisivo alla fine dell’unilateralismo americano nell’area. L’Italia ha esercitato un’indubbia leadership per il rilancio dell’azione dell’ONU e della stessa Unione europea, per garantire la sicurezza duratura di Israele, un Libano sovrano e un vero processo di pace che risolva una volta per tutte la vera questione centrale, quella palestinese.

Le tragedie di Lampedusa, così come quelle drammaticamente simili sulla costa spagnola, o a Malta, chiamano l’Europa intera alle proprie responsabilità. Un’Europa politica, che trovi soluzioni comuni e durature alle grandi sfide della nostra epoca. È quindi con grande soddisfazione che accogliamo le tempestive proposte di Giuliano Amato, impegnato a favore di comuni politiche europee per l’immigrazione, che lottino efficacemente contro la tratta di esseri umani e lo sfruttamento, e promuovano l’effettiva integrazione dei cittadini dei paesi terzi attraverso diritti e doveri di cittadinanza.

E nelle prime decisioni economiche e sociali riconosciamo finalmente l’Europa sociale e solidale per la quale ci battiamo, che sappia coniugare rigore e competenza nella gestione dei conti pubblici con il rilancio degli investimenti e della crescita, creando lavoro e benessere e combattendo ogni forma di esclusione. Un’Europa più integrata, per raggiungere l’obiettivo che ci siamo dati a Lisbona, quello di divenire l’economia più competitiva del mondo, basata sulla conoscenza, sul sapere e la formazione permanente, modernizzando un sistema nel quale crescita e progresso economico devono essere sinonimo di sviluppo sostenibile, equità e progresso sociale, giustizia e democrazia. E per il rilancio del sistema Europa la promozione dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo tecnologico sono fondamentali. Grazie al nuovo governo italiano, che ha favorito un compromesso laico ed efficace sulla ricerca delle cellule staminali, è stato possibile adottare in tempi brevi il Settimo programma quadro europeo di ricerca, dopo gli inutili ritardi provocati da Berlusconi sul programma precedente.

È nel quadro di un rafforzamento del ruolo dell’Unione europea che guardiamo con soddisfazione e speranza alla costante crescita di voti del centrosinistra in Italia. I Democratici di Sinistra, la più grande forza della coalizione, hanno avuto un ruolo decisivo nel rilanciare l’Ulivo e vincere le elezioni. Per questo abbiamo molto apprezzato la visita di Piero Fassino a Strasburgo, un atto politicamente molto significativo: una visita tempestiva al nostro gruppo parlamentare, quello dei socialisti europei, pochi giorni fa per discutere insieme delle priorità del governo italiano e del centrosinistra.

Ancora una volta, abbiamo riscontrato la generosità e la passione per la costruzione dell’unità del centrosinistra italiano, per fare dell’Ulivo il luogo dell’unità dei riformismi che caratterizzano la storia e la politica italiana, processo al quale il gruppo socialista guarda con attenzione e interesse.

Uno dei tratti specifici della storia italiana è stato infatti il manifestarsi di vari riformismi di diversa ispirazione: socialista, cattolico-democratica, liberaldemocratica, laica e repubblicana. Ricordo bene come, in passato, queste diverse esperienze riformiste abbiano militato in campi opposti, in Italia e in Europa.

Occorre ormai fare evolvere questa peculiarità tutta italiana in modo definitivo, per unire i diversi riformismi in un’unica forza politica. I tempi sono maturi e le energie sono in campo, lo chiedono i nostri militanti ed elettori. Io penso che questo processo possa trovare la sua collocazione più efficace nel socialismo europeo, in quanto espressione delle esperienze più significative del riformismo democratico del nostro continente.

È chiaro che quello dell’Ulivo è un percorso positivo e opportuno, cominciato ben undici anni or sono, e che ha in modo costante aumentato consensi e sinergie per un campo sempre più largo di forze riformiste e democratiche. Si tratta di consolidare un processo che dovrebbe portare l’Italia, in una chiara logica di alternanza, a contare su un polo progressista e unito, capace di attirare il 35%-40% dei consensi, così come avviene negli altri grandi paesi europei con le forze di ispirazione socialdemocratica e riformista, che pur spesso contano al loro interno diverse anime che si confrontano in modo costruttivo su strategie, programmi, alleanze.

Insieme, possiamo e dobbiamo impegnarci strenuamente per il rilancio dell’azione europea in tutti i campi. La globalizzazione, i flussi migratori, le politiche economiche e sociali, la competitività e l’innovazione, il rilancio delle organizzazioni internazionali per promuovere un vero multilateralismo, sono grandi sfide che nessun paese, da solo, può pensare di affrontare. La nostra azione comune, se lungimirante, efficace e capace di rispondere alla inquietudini e ai bisogni dei cittadini, può certamente rilanciare la fiducia nel progetto dopo la crisi legata ai due referendum in Francia e in Olanda, e allo stallo sulla Costituzione europea. Questo è senz’altro l’obiettivo che il gruppo socialista intende perseguire al Parlamento europeo, con le altre forze europeiste, democratiche, progressiste e riformiste. Abbiamo il compito di contribuire finalmente a costruire l’Europa politica, attore forte e coeso sulla scena internazionale. A questo proposito, colgo l’occasione per annunciare la visita imminente di Madeleine Albright al gruppo socialista, a Bruxelles, ulteriore tappa di una sempre più stretta collaborazione fra i democratici americani e la famiglia socialista in Europa, definita dalla stessa Albright come “alleato naturale” durante una recente visita di una nostra delegazione a Washington.

Insieme dunque, prepariamoci a costruire finalmente un mondo diverso e migliore, una globalizzazione dei diritti. Del resto, anche grazie all’azione coordinata degli eurodeputati italiani eletti nella lista dell’Ulivo nel 2004, che siedono nel gruppo socialista e nel gruppo ALDE, riscontriamo crescenti convergenze su molti temi chiave, come la politica estera e lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Ci auguriamo che questa collaborazione contribuisca a ridurre le divergenze significative che ancora esistono fra i due gruppi in materia economica e sociale e sul ruolo dei pubblici poteri nel limitare  l’onnipotenza di mercati e imprese, a favore dell’Europa sociale che noi vogliamo promuovere e difendere.

Riconoscendo l’originalità e la peculiarità italiana nell’incontro attuale dei diversi riformismi, siamo pronti a dare un contributo al dibattito in corso sulla creazione del Partito Democratico in Italia. Continueremo dunque la lavorare insieme, come del resto è nella migliore tradizione di dialogo e cooperazione che caratterizza l’azione del Parlamento europeo, coscienti di come questo passaggio possa rappresentare una carta fondamentale per il futuro e la stabilità del progetto europeo.