Italianieuropei 3/2014
Italianieuropei 3/2014

Agenda

Senza finanziamento pubblico non c'è politica

Focus

Servizi pubblici locali, quale strategia?

In questo numero

Da anni, ormai, i redditi medi delle famiglie italiane sono in flessione. Le diseguaglianze continuano a crescere, e con esse il numero dei poveri, in particolare dei “poveri della crisi”, quelle famiglie e quei lavoratori che si riconoscevano nel ceto medio e stanno ora, invece, scivolando lentamente verso l’indigenza.

il Sommario

l' Editoriale

Diseguaglianze e impoverimento del ceto medio

È ben noto come la diseguaglianza, in termini di redditi e ricchezza pos­seduta, sia regolarmente aumentata negli ultimi decenni in pressoché tutti i paesi più sviluppati e con essa il declino del ceto medio. In Italia il processo è stato altrettanto profondo, con una crescita delle distanze e una brusca frenata, in pochi anni, dell’ascensore sociale.

gli Articoli

Prima pagina. Povera classe media

La diseguaglianza economica e le sue cause

of Maurizio Franzini e Michele Raitano

Tra il 1992 e il 1993 la disuguaglianza, in Italia, ha conosciuto un improvviso peggioramento: l’indice di Gini, con cui viene usualmente misurata, è aumentato del 5%. Le cause sono state molte, ma è stato decisivo l’effetto congiunto della crescente disoccupazione, da un lato, e della politica fiscale restrittiva attuata dal governo, dall’altro. Da allora, l’indice di Gini segnala che nel nostro paese la disuguaglianza è alta nei confronti internazionali, ma anche, forse sorprendentemente, che non è variata di molto, neanche negli anni della crisi. Quali sono le probabili cause della persistente alta disuguaglianza nel corso degli ultimi due decenni? È possibile che si siano verificati cambiamenti, anche rilevanti, nella distribuzione dei redditi che sfuggono all’indice di Gini?

Prima pagina. Povera classe media

Povertà e poveri, prima e dopo la crisi

of Giovanni Battista Sgritta

Il modello italiano di povertà non è altro che la conseguenza di un sistema di welfare che ha scaricato sulle famiglie compiti e responsabilità che nei paesi del Nord e Centro Europa sono invece condivisi dalla collettività e almeno parzialmente a carico dello Stato. Nel 2012, con il protrarsi della difficile situazione economica e del mercato del lavoro, si è modificato questo modello, aggiungendo ai “poveri tradizionali” i cosiddetti “poveri della crisi”, quelle persone “normali”, operai e impiegati, lavoratori autonomi e professionisti, che a causa del perdurare della crisi si sono improvvisamente ritrovate esposte a un rischio da cui si ritenevano al riparo, quello di cadere in povertà.

Prima pagina. Povera classe media

Politiche di contrasto alla povertà: il cammino intrapreso

of Maria Cecilia Guerra

Nonostante la crescita sempre più preoccupante della povertà, l’Italia è l’unico paese europeo in cui manchino misure efficaci per contrastarla. Una svolta importante si è avuta nel 2013 con l’elaborazione di un programma nazionale e universale di lotta all’indigenza denominato Sostegno all’inclusione attiva (SIA). Nonostante gli elementi di criticità emersi e le difficoltà di messa a punto delle procedure, i risultati della sperimentazione avviata sono incoraggianti e suggeriscono di non abbandonare il percorso intrapreso.

Prima pagina. Povera classe media

Crisi, politiche di austerità e distribuzione del reddito

of Massimo Baldini

La crisi economica ha ridotto in media i redditi di tutte le famiglie italiane, soprattutto quelle con i redditi più bassi. Se è possibile affermare che, in termini assoluti, c’è stato un impoverimento della classe media, la stessa cosa non può però essere detta in termini relativi, visto che la distanza fra poveri e classe media non sembra essere diminuita. Nella crisi un ruolo determinante è stato giocato, ancora una volta, dalla famiglia, che ha funzionato da ammortizzatore sociale.

Prima pagina. Povera classe media

Quando il lavoro non basta

of Fabrizio Pirro

Uno degli effetti della crisi è che il lavoro non basta più, sia perché non ce n’è per tutti sia perché non è più sufficiente a garantire il tenore di vita a cui le famiglie erano ormai abituate. Questo problema interessa in particolare il ceto medio, che ha subito non solo un netto peggioramento delle proprie condizioni economiche, ma, soprattutto, un ridimensionamento delle aspettative di avanzamento sociale normalmente riposte nei figli.

Prima pagina. Povera classe media

Salario minimo, pro e contro

of Francesca Bettio e Paola Villa

L’Italia, che non ha mai manifestato grande interesse verso il problema dei lavoratori a bassa retribuzione, fa parte di quei pochi paesi dell’Unione europea che non prevedono per legge un salario minimo legale. La deregolamentazione del mercato del lavoro degli ultimi decenni ha, inoltre, accresciuto il numero dei lavoratori che non usufruiscono neanche della tutela offerta dalla contrattazione collettiva nazionale. L’introduzione del salario minimo rappresenterebbe pertanto, anche a fronte di un eventuale rischio di perdite occupazionali, un indubbio strumento per ridurre le differenze sociali.

Prima pagina. Povera classe media

Dall'indebitamento alle rinunce: evoluzione dei consumi nella crisi

of Rosario Trefiletti

La contrazione della capacità di acquisto delle famiglie italiane, specialmente di quelle a reddito fisso, ha avuto il suo inizio nella cattiva gestione del passaggio dalla lira all’euro, che ha prodotto speculazioni e aumenti dei prezzi sconsiderati. A una prima fase, protrattasi sino al 2009, di ricorso al credito al consumo è seguita una di contenimento drastico delle spese, anche sanitarie. In questo contesto hanno proliferato non solo offerte di credito rischiose, come il prestito vitalizio ipotecario, ma anche l’usura. Sostegno al reddito fisso, tagli agli sprechi e ai privilegi e lotta all’evasione fiscale sono solo alcuni degli interventi necessari per ristabilire equità e ridare fiducia nello Stato.

Prima pagina. Povera classe media

L'euquilibrio imperfetto: le pensioni italiane tra sostenibilità, adeguatezza, equità

of Matteo Jessoula

Vent’anni di riforme sembrano aver permesso al nostro sistema pensionistico di raggiungere un punto di equilibrio tra sostenibilità economica e adeguatezza delle prestazioni. Tuttavia, il progressivo impoverimento del ceto medio e l’aumento del numero di lavoratori con contratto atipico, che sono solo debolmente garantiti nell’attuale sistema (multi-pilastro) anche dopo le riforme più recenti, sollevano importanti questioni di equità. Su questo aspetto dovrà concentrarsi ora il dibattito tra le forze politiche, avvalendosi anche dell’esempio dei paesi che hanno già affrontato problemi analoghi.

Prima pagina. Povera classe media

I futuri pensionati poveri

of Laura Dragosei

Dall’analisi degli interventi rivolti al sostegno degli attuali pensionati poveri emerge che le situazioni di sofferenza e deprivazione economica saranno, in futuro, concentrate tra i lavoratori che avranno accumulato, a settanta anni, una anzianità contributiva minore di trenta anni. Gli interventi assistenziali potrebbero essere utilmente riformati estendendo l’istituto della contribuzione figurativa a tutti i lavoratori nei periodi di disoccupazione. Inoltre, potrebbe essere recuperato il principio di valorizzazione dei contributi versati. Quel principio, infatti, è stato completamente annullato per i pensionati poveri in seguito al sovrapporsi, negli anni, di interventi di natura molto diversa.

Agenda. Senza finanziamento pubblico non c'è politica

Costo della politica e costo della democrazia: un paradosso italiano

of Ugo Sposetti

Mentre il Parlamento europeo discuteva e approvava, con il voto favorevole di tutte le principali famiglie politiche e di tutti i deputati italiani, un nuovo regolamento relativo allo status e al finanziamento dei partiti politici europei, quello italiano cancellava con un colpo di spugna la normativa sul finanziamento pubblico ai partiti. La nuova legge italiana, frutto di un’atmosfera dominata da demagogia e populismo, rischia di essere il punto di partenza di una nuova politica basata sul censo e non sulla partecipazione e il consenso.

Agenda. Senza finanziamento pubblico non c'è politica

Da iscritti a contribuenti, ovvero l'ideologia e la pratica dell'antipartito

of Nadia Urbinati

La politica dell’antipartito è diventata nel corso degli ultimi due decenni l’ideologia e la pratica dei partiti e dei movimenti vincenti, il passaporto per entrare di prepotenza nell’opinione mediatica e conquistare il gradimento elettorale. È questa la cornice che occorre tener presente quando si voglia cercare di capire la resistenza radicata nel Parlamento e fuori contro il finanziamento pubblico dei partiti, poiché la forma partito e la sua sussistenza economica sono intimamente connesse. È quindi dall’identità del partito (e dagli effetti della forma antipartito sul partito) che si deve procedere per inquadrare la questione del finanziamento dei partiti.

Agenda. Senza finanziamento pubblico non c'è politica

Regole e finanziamento dei partiti: un'occasione persa?

of Eugenio Pizzimenti

La recente conversione in legge del decreto 149 sul finanziamento pubblico ai partiti pone l’Italia in una condizione di anomalia rispetto alle altre democrazie europee, nelle quali l’intervento dello Stato nella vita dei partiti è previsto sia dal punto di vista della regolazione che da quello del finanziamento, attraverso contributi diretti, indiretti e privati. Questa anomalia presenta anche tratti paradossali, perché afferma, e nello stesso tempo di fatto nega, il ruolo dei partiti come “produttori” di beni pubblici. Che si tratti di un’ammissione di irriformabilità della nostra politica o di una strategia di deresponsabilizzazione, è un’incoerenza, questa, che lascia comunque molto perplessi.

Agenda. Senza finanziamento pubblico non c'è politica

Finanziamento dei partiti e partecipazione politica

of Francesca Biondi

La necessità di assicurare il finanziamento pubblico ai partiti è stata determinata, nelle democrazie europee, soprattutto da ragioni storiche, ed è stata spesso accompagnata dall’imposizione di un sistema giuridico differente da quello delle altre associazioni politiche. Il caso italiano è, da questo punto di vista, un’anomalia in quanto, mancando indicazioni specifiche nella Costituzione sull’obbligo da parte dello Stato di sostenere finanziariamente i partiti ed essendo prevalsa l’incapacità di trovare una sintesi tra dimensione istituzionale e dimensione associativa dei partiti, è stato possibile sostenere legittimamente tanto l’obbligo quanto il divieto per lo Stato di contribuire direttamente alle spese dei partiti. In ogni caso, gli effetti che il prevalere del finanziamento statale o di quello privato hanno sul partito devono essere tenuti in considerazione.

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

L'industria dei servizi di interesse generale: le potenzialità di uno sviluppo integrato

of Paola Matino

I servizi pubblici locali rappresentano un settore cruciale, complesso ed estremamente variegato dell’economia del paese e necessitano, dopo anni di interventi frammentari e disarmonici, di una riorganizzazione ispirata a un approccio strategico al settore, che sia sostenibile in termini economico-finanziari, ambientali e sociali, che soddisfi l’esigenza di integrazione dei principi nazionali con quelli europei e che guardi al comparto da una prospettiva nuova, non più incentrata solo sui temi della concorrenza o delle scelte di affidamento, ma su un efficace approccio industriale.

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

L'evoluzione degli assetti organizzativi e gestionali dei servizi pubblici locali

of Bruno Spadoni

La più recente evoluzione del quadro normativo relativo ai servizi pubblici locali ha favorito processi di aggregazione e di apertura dei mercati alla concorrenza nel quadro di un rafforzamento dei compiti e delle responsabilità degli enti territoriali riguardo alla definizione degli assetti territoriali e programmatori, degli indirizzi di politica industriale, degli obiettivi ambientali, delle soluzioni organizzative e gestionali adeguate alla specificità delle situazioni.

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

I servizi pubblici locali tra normativa europea e libertà degli stati

of Adriana Vigneri

La normativa europea in materia di servizi pubblici locali lascia agli Stati libertà di scelta fra gestione pubblica diretta ed esternalizzazione. Sono state, dunque, perlopiù le vicende interne del nostro paese e non il diritto dell’Unione a portare alla formulazione dei vincoli cui il legislatore italiano soggiace oggi. In questo contesto il ruolo che le Autorità indipendenti giocano nella definizione degli obiettivi, nella regolazione e nelle attività di verifica al riparo da interferenze e pressioni è fondamentale.

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

Le politiche energetiche europee: rischi di discontinuità e impatti per gli operatori

of Roberto Prioreschi

Il mercato europeo dell’energia, che ricopre un ruolo di enorme importanza strategica, tanto per l’Italia quanto per l’Europa nel suo
complesso, soffre di alcune gravi criticità che ne infirmano l’efficienza, influendo anche sui costi per il consumatore. Andrebbe, soprattutto per quelle fasi della catena del valore più esposte a rischi, come ad esempio la generazione elettrica, ripensata seriamente la sua regolamentazione, mentre per altre fasi, come la vendita di gas ed energia, sarebbe opportuno garantire una effettiva liberalizzazione, senza dimenticare le questioni delle emissioni e degli incentivi alle rinnovabili.

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

Una declinazione locale per l'agenda digitale italiana?

of Antonio Nicita

Nel quadro del generale ritardo rispetto al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda digitale europea, la situazione italiana presenta alcune caratteristiche peculiari. Prima tra tutte l’esistenza di condizioni estremamente differenziate per quanto riguarda la diffusione della banda larga e ultra-larga. Il rischio è che, ad aree interessate da una concorrenza feroce tra gli operatori e a elevata infrastrutturazione, si affianchino zone del paese alle prese con un drammatico digital divide. Dati questi presupposti, il modello della concorrenza infrastrutturata su base nazionale, seguito finora, rischia di essere inefficace, se non addirittura controproducente. Quali policy alternative sono allora possibili?

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

Dove va il mondo dei servizi pubblici

of Emanuele Lobina e David Hall

Si sta affermando negli ultimi anni un ritorno alla centralità del settore pubblico nella gestione dei servizi pubblici locali. Questo fenomeno riguarda non solo l’Europa, ma investe anche altri paesi industrializzati e in via di sviluppo, e coinvolge prevalentemente (ma non solo) i settori idrico, energetico, dei rifiuti e dei trasporti pubblici. L’aumento dell’efficienza dei servizi e la diminuzione dei costi sono le ragioni principali che spingono alla rimunicipalizzazione e i riscontri positivi in termini di qualità e sostenibilità fanno ritenere che il processo sia solo all’inizio.

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

Viaggio al termine della "munnezza"

of Antonio Massarutto

La valorizzazione dei rifiuti urbani, che in Italia è ancora lontana dal realizzarsi pienamente, prevede non soltanto la raccolta differenziata, ma anche degli impianti in cui trattare i materiali e, soprattutto, un mercato finale in cui collocarli, secondo il principio, sempre più diffuso a livello europeo, della responsabilità integrata. L’abbandono della discarica richiede una politica di disincentivo al suo uso, che potrebbe essere condotta, ad esempio, attraverso una tassazione sufficientemente elevata.

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

Verso il rilancio del trasporto pubblico locale

of Giuseppina Gualtieri

Pur trattandosi di un settore cruciale, indissolubilmente legato ad altri ambiti – dalla qualità dei servizi ai cittadini al risparmio energetico, dallo sviluppo economico e demografico alla tutela dell’ambiente –, il trasporto pubblico locale non ha conosciuto in questi anni né la piena attuazione dell’integrazione dei servizi, l’introduzione della concorrenza per il mercato e il riassetto organizzativo previsti dal decreto Burlando, né gli investimenti necessari per adeguare infrastrutture e qualità del materiale rotabile. Eppure è stato calcolato che investimenti congrui produrrebbero valore aggiunto e occupazione in un comparto essenziale in un’epoca di crescente urbanizzazione.

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

Il settore idrico tra criticità e ritardi

of Gerardino Castaldi e Andrea Cirelli

L’acqua è una risorsa delicata e fondamentale per l’uomo e come tale dovrebbe essere tutelata e preservata. L’emergenza idrica è però una minaccia sempre incombente e richiede da un lato l’adozione di politiche specifiche, dall’altro l’affermazione di una consapevolezza nuova del suo valore, anche in termini economici. Servono norme che incentivino la riduzione dei consumi e degli sprechi da parte dei cittadini-consumatori e che impongano l’adozione di criteri di efficienza, ispirati anche a canoni imprenditoriali, nell’operato degli enti gestori.

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

Servizi privi di rilevanza economica e sviluppo del territorio

of Veronica Nicotra

I servizi privi di rilevanza economica, che godono nel nostro paese di un’impostazione differente rispetto a quella propria del diritto comunitario, sono rivolti soprattutto alla persona e alla promozione della cultura e rappresentano, specialmente in tempo di crisi, un campo importante di sperimentazione di modelli gestionali innovativi. Tanto le ASP, aziende comunali che si muovono nell’ottica di integrare le politiche sanitarie con quelle sociali ed educative, quanto l’economia della cultura, che cerca di intrecciare in maniera feconda politiche territoriali e approccio culturale, dimostrano come questo tipo di servizi riguardi direttamente il rapporto tra cittadino e Stato e tra libertà e autorità.

Focus. Servizi pubblici locali, quale strategia?

I servizi sociali e le sfide della contemporaneità

of Elisabetta Scoccati

La crescente presenza di famiglie unipersonali, la non autosufficienza di anziani e invalidi, l’emergenza abitativa, la disoccupazione giovanile sono solo alcuni dei problemi su cui agiscono i servizi sociali. Il loro aggravarsi fa sì che la richiesta di interventi superi ampiamente la capacità del pubblico di farvi fronte e impone il ricorso, in via sussidiaria, a soggetti diversi, associazionismo e volontariato in primo luogo. Per affrontare al meglio le sfide imposte dai cambiamenti sociali occorre aprirsi alla comunità, lavorare per l’innovazione e individuare nuove forme di organizzazione.

Dizionario Civile

Euroscetticismo

of Michele Prospero

Quella di euroscetticismo pare una categoria onnicomprensiva che cammina con l’elmetto. In essa, cioè, l’obiettivo polemico, puntato verso movimenti e tendenze dati in caotica ascesa, si mescola con il proposito di classificare con una qualche attendibilità dei fenomeni reali che marciano nelle più disparate direzioni. La predilezione per raccogliere in un medesimo contenitore i più variopinti soggetti della protesta rende inservibile l’euroscetticismo come schema unico per comprendere un processo complesso di alienazione politica, che riguarda molti sistemi partitici continentali sfidati da ondate populistiche di natura sfuggente.

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