è capodelegazione del Partito Democratico e presidente del Gruppo Spinelli al Parlamento europeo.
Nel racconto di quanto avvenuto in quest’ultimo frangente di storia del nostro pianeta, scriviamo oggi un capitolo che descrive una realtà profondamente mutata rispetto a quella che conoscevamo solo pochi anni fa. È stato un periodo durissimo, di grande dolore, di grave incertezza e instabilità, individuale e collettiva, economica e politica.
Avanzando come una mareggiata improvvisa e apparentemente inarrestabile, la pandemia da Covid-19 ha generato una crisi senza precedenti dai tempi del secondo dopoguerra e provocato dei cambiamenti di portata epocale, sia a livello macro che micro.
Il mercato del lavoro italiano presenta una drammatica carenza di lavoro, in particolare per i più giovani, e la persistente presenza di precarie forme di inquadramento contrattuale. È questo il quadro d’insieme di cui è necessario tenere conto per immaginare forme di welfare più avanzate e adeguate alle esigenze delle nuove generazioni quali, ad esempio, una misura universalistica di assicurazione contro la disoccupazione o un reddito di inclusione sociale. Rilevante, da questo punto di vista, è la risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso gennaio in materia di diritti sociali.
La disoccupazione giovanile è un fenomeno preoccupante che, pur registrando in Italia picchi insostenibili, riguarda tutta l’Europa. Ed è appunto sul piano europeo che occorre agire per contrastarlo efficacemente, sia con misure specifiche come un sussidio comune di disoccupazione per l’eurozona o Garanzia giovani – il programma dell’Unione europea che mira a fornire ai ragazzi tra i 15 e i 29 anni un’offerta di lavoro, di formazione, di proseguimento dello studio o di tirocinio entro quattro mesi dall’inizio del periodo di disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione – sia con più ampi provvedimenti a sostegno della crescita economica e della trasformazione tecnologica del sistema produttivo.
Cos’è Garanzia giovani? Una misura importante di contrasto alla disoccupazione giovanile che però non è in grado, di per sé, di creare posti di lavoro. È un tassello importante che potrà dispiegare pienamente il suo potenziale quando si deciderà di dare corso a una politica più ampia e incisiva per l’occupazione.
Il recente accordo sul prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea non solo prevede tagli importanti a capitoli erroneamente ritenuti inutili, quali gli investimenti in ricerca e infrastrutture tecnologiche, dunque nella crescita, ma investe cifre ancora irrisorie proprio a beneficio di quanti sono più colpiti dalla crisi economica: i giovani.
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