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Dov’è la vittoria? Note sulla guerra in Ucraina

Di Carlo Galli - 4/11/2023

Può forse darsi che la guerra in Ucraina venga sommersa da altre più crudeli, o più nuove; e che divenga una guerra dimenticata fra le molte altre che si combattono, stancamente, pervicacemente, come una maledizione incessante, in tante parti del mondo, dall'Azerbaigian allo Yemen. Contraddizioni irrisolte, ferite senza cicatrice. O può darsi che ri-esploda, alimentata dalla violenza che circola in Medio Oriente, e che con essa si saldi a circondare il Sud e l'Est dell'Europa.

Articoli del numero 2/2023

Del numero 2/2023 di Italianieuropei sono disponibili integralmente gli articoli di  Anna Colombo, Danilo Türk, Angelo Vincenzo Zani, Hannes Swoboda, Fausto Anderlini e Marcella Mauthe.

 

Una pace possibile per l'Europa. Astensionismo e crisi dei sistemi democratici. Italianieuropei 2/2023

Una pace possibile in Europa | A poco più di un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, nonostante i quotidiani appelli alla fine del conflitto, non si intravedono spiragli né per un cessate il fuoco né per l'attuazione di un concreto percorso di pacificazione. Si fa strada solo la certezza che siamo di fronte ad un conflitto che travalica la dimensione regionale e la cui soluzione richiederà il coinvolgimento di tutte le grandi potenze del nostro tempo nel tentativo di sviluppare una pace duratura e un sistema di sicurezza sostenibile per l’Europa del futuro.

Astensionismo e crisi dei sistemi democratici | Sebbene la partecipazione al voto in Italia sia in costante declino ormai da molti anni, il dato relativo all'astensionismo nell'ultima tornata delle elezioni politiche supera la peggiore delle aspettative, con la percentuale di votanti crollata al 63,9%, quasi dieci punti inferiore rispetto al 2018. Numeri che necessariamente spingono ad una approfondita riflessione sullo stato di salute della nostra democrazia.

 

L’utopia sostenibile

“L’utopia sostenibile” è il titolo di uno dei libri più recenti del professor Enrico Giovannini. Nel testo vengono illustrate le ricadute necessarie per conformarsi all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Interessante notare che accanto agli ovvi obiettivi ecologici, e a quelli – chissà, meno scontati – di sostenibilità sociale (lotta alla fame, alla povertà, alle diseguaglianze, per sanità ed educazione universali ecc.), l’Agenda fa riferimento a precisi obiettivi di cooperazione internazionale e a istituzioni forti, democratiche e autonome affinché non solo essa si concretizzi, ma abbia dei riferimenti resilienti e duraturi nel dialogo, nella diplomazia, nella partecipazione, nella democrazia e lo Stato di diritto. Dopo qualche esitazione iniziale, la UE si è data almeno sulla carta l’ambizione di essere “il” continente dello sviluppo sostenibile, facendo dell’Agenda 2030 il riferimento della sua trasformazione.

Verso la pace in Ucraina

Quattordici mesi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, diversi attori internazionali iniziano a parlare di pace. Le loro visioni della pace includono o la convinzione che la guerra si concluderà con una completa vittoria militare dell’Ucraina contro l’aggressore, oppure alcune proposte di mediazione. Sembra che nessuno si aspetti una vittoria russa. La situazione sul campo di battaglia è incerta e le aspirazioni di pace non sono ancora chiare. Pertanto, le attuali attività diplomatiche possono essere descritte come “esplorazioni”.
Gli sviluppi politici degli ultimi mesi riflettono l’attuale livello di incertezza. Il 24 febbraio, la Cina ha pubblicato un documento di posizionamento sulla soluzione politica della crisi ucraina. Erroneamente definito dai media internazionali “Piano di pace cinese”, il documento ha suscitato aspettative su un possibile ruolo della Cina come mediatore nel conflitto.

Ri-costruire e consolidare La pace. Spunti dal magistero della Chiesa

L’invasione dell’Ucraina ha portato all’evidenza processi già in corso negli anni precedenti e ha contribuito a trasformare il conflitto armato in sistema per risolvere le controversie, come sta verificandosi in varie altre zone del mondo. Va osservato che la spesa militare complessiva a livello mondiale, in seguito a un’ascesa cominciata nel 2015, ha superato i 2000 miliardi di dollari l’anno; anche gli Stati dell’Unione europea, dopo i fatti dell’Ucraina, hanno cominciato la rincorsa.
Insieme a questo dato non si può ignorare un altro fattore, iniziato ben prima dell’invasione dell’Ucraina, e cioè la costruzione di muri e recinzioni per cercare di separare ciò che in realtà è strutturalmente unito. Oggi esistono nel mondo 80 muri per quasi 50.000 chilometri, l’equivalente della circonferenza dell’intero pianeta. Sui confini europei nel 1990 non esistevano muri, nel 2014 vi erano 315 chilometri di barriere e a fine 2022 si contano 2048 chilometri.

Le condizioni per la pace tra Ucraina e Russia

Sono in pochi a desiderare il prolungarsi della guerra in Ucraina, una guerra che rischia di sfociare in un disastro nucleare. Tuttavia, politici, esperti militari e politologi hanno opinioni contrastanti su come si potrebbe porre fine a questo conflitto. Molto dibattuti sono anche i motivi per cui la guerra è iniziata e anche chi l’abbia iniziata. Per parlare di una possibile fine pacifica della guerra, dobbiamo innanzitutto esaminare le origini del conflitto. Sebbene possa sembrare ovvio chi abbia iniziato la guerra, nei paesi occidentali ci si continua a chiedere chi sia il “vero” responsabile.

Il ruolo dell’allargamento Della NATO nella guerra In Ucraina

I leader statunitensi ed europei sostengono che Vladimir Putin abbia lanciato una guerra non provocata il 24 febbraio 2022. Quel giorno, il presidente americano Joe Biden ha dichiarato che l’invasione della Russia è stata «senza provocazione, senza giustificazione, senza necessità». Secondo Biden, Putin «ha respinto ogni sforzo che gli Stati Uniti e i nostri alleati e partner hanno fatto in buona fede per affrontare i nostri problemi di sicurezza reciproca attraverso il dialogo per evitare un conflitto inutile e scongiurare una tragedia per l’umanità».
Questa narrazione è falsa. La Russia ha lanciato la sua invasione il 24 febbraio 2022 per perseguire i suoi obiettivi di sicurezza nazionale, soprattutto per impedire all’Ucraina di diventare membro della NATO.

Appartenere a una minoranza nazionale e guardare al dramma ucraino

È da prima che il presidente russo Vladimir Putin desse l’ordine alle proprie truppe di invadere l’Ucraina, per “smilitarizzarla e denazificarla”, come disse cercando di spiegare gli obiettivi di quella che non volle mai fosse definita guerra, ma semplice “operazione speciale”, il 24 febbraio dello scorso anno, che ragiono e pubblico sui quotidiani sloveni in merito alle ragioni di questo fattaccio, che ha scioccato l’Europa e scosso non poco l’ordinamento internazionale costituito. Preciso: a Kiev ci son stato una volta sola, nel lontano 1975, ai tempi dell’Unione Sovietica e della guerra fredda, di passaggio, da turista, con mio fratello. Mai altrove in Ucraina. Quindi quanto so per capire e dire cosa ne penso, lo raccolgo dalla storia e dalle tante fonti che i media classici e in rete ci forniscono. Insomma, da tavolino. E poi ragiono. Ah, sì, ho la nuora che è di Donetsk, un po’ russa, un po’ ucraina.

In questo numero

Una pace possibile in Europa | A poco più di un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, nonostante i quotidiani appelli alla fine del conflitto, non si intravedono spiragli né per un cessate il fuoco né per l'attuazione di un concreto percorso di pacificazione. Si fa strada solo la certezza che siamo di fronte ad un conflitto che travalica la dimensione regionale e la cui soluzione richiederà il coinvolgimento di tutte le grandi potenze del nostro tempo nel tentativo di sviluppare una pace duratura e un sistema di sicurezza sostenibile per l’Europa del futuro.

Astensionismo e crisi dei sistemi democratici | Sebbene la partecipazione al voto in Italia sia in costante declino ormai da molti anni, il dato relativo all'astensionismo nell'ultima tornata delle elezioni politiche supera la peggiore delle aspettative, con la percentuale di votanti crollata al 63,9%, quasi dieci punti inferiore rispetto al 2018.Numeri che necessariamente spingono ad una approfondita riflessione sullo stato di salute della nostra democrazia.
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