“Crisi di legittimità” in Grecia ed Europa

Written by Philippos Savvides Wednesday, 12 February 2014 17:32 Print

Il 2014 sarà un anno determinante per la Grecia, che in questi mesi detiene la presidenza semestrale dell’Unione. Si tratta di un’occasione importante per Atene, che cercherà di migliorare la propria immagine, offuscata da anni di crisi economica e politica. Il pericolo però incombe e le elezioni europee di maggio potrebbero segnare l’ulteriore avanzamento degli estremisti di Alba Dorata, ai quali potrebbe rivolgersi un elettorato prostrato e disilluso.

 

Il 2014 sarà un anno politicamente intenso per la Grecia. La prima metà del 2014 sarà cruciale per determinare se la Grecia sarà o meno in grado di riorganizzarsi, far fronte ai propri obblighi e venir fuori dalla stagnazione economica. Da ciò deriverà la sua capacità di compiere lo sforzo finale verso la ripresa. Gli sviluppi economici daranno poi forma a quelli politici. In maggio in Grecia si terranno due importanti tornate elettorali: le elezioni europee e quelle amministrative, i cui risultati saranno determinanti per il futuro del governo di coalizione formato dal partito conservatore Nuova Democrazia e dal socialista PASOK. Se i due partiti di governo subiranno forti perdite, le pressioni sul primo ministro Antonis Samaras per indire elezioni anticipate aumenteranno. La scommessa per le forze politiche greche è dunque assicurare la stabilità politica, che è a sua volta condizione per la stabilizzazione economica.

In questo scenario politico ed economico fluido e incerto, la Grecia deve affrontare sfide importanti. Fino alla fine di giugno detiene la presidenza semestrale dell’Unione europea. E il successo di questa presidenza potrebbe aiutare il paese a migliorare un’immagine che negli ultimi anni è stata fortemente offuscata.

Certo, alle attuali condizioni nessuno in Europa, e in Grecia, si aspetta che la presidenza greca dell’Unione sia particolarmente brillante. Tuttavia, la Grecia ha tutte le potenzialità per completare il proprio mandato senza grandi problemi. Si tratta di un’opportunità unica per giocare il ruolo di partner europeo attivo, energico e costruttivo. Una presidenza soddisfacente migliorerebbe di sicuro l’immagine del paese.

Frattanto la società greca ha raggiunto il proprio limite di sopportazione. Le pesanti misure di austerità introdotte negli ultimi cinque anni hanno compromesso la stabilità e persino la sopravvivenza della classe media greca. Essa versa ormai in condizioni disperate, ed è alla ricerca di una via d’uscita dal labirinto nel quale si trova. Questa disperazione, inevitabilmente, influenza l’atteggiamento nei confronti della politica e le scelte di voto. E, ancora più grave, può incoraggiare un sentimento di delusione verso il sistema politico democratico e i partiti moderati che lo rappresentano.

Tutti i sondaggi mostrano che i cittadini stanno perdendo la loro fiducia nel sistema e nelle regole del gioco democratico. Un indagine condotto il 29 e 30 gennaio da Metron Analysis per il portale TheTOC.gr mostra che più della metà degli intervistati ritiene che la Grecia abbia raggiunto “l’ultimo gradino della scala europea”, crede che l’Europa abbia cominciato a perdere la propria autorità e che dovrebbe avviare una “ristrutturazione” per diventare un’unione federale, con un’enfasi sul proprio ruolo politico. Inoltre, il 92% degli intervistati è convinto di stare attraversando un’epoca di importanti cambiamenti, ma il 77% di loro teme che si tratti di cambiamenti negativi per il paese e per i suoi cittadini.

Sembra di essere vicini a quella che Jürgen Habermas chiama “crisi di legittimità”. Con “legittimità” Habermas intende la percezione che i cittadini hanno delle istituzioni, quando le considerano giuste, benevolenti, desiderose di agire nell’interesse del popolo, e quindi meritevoli del sostegno popolare, di fedeltà e dedizione. Quando questa percezione si incrina o viene persa, il sistema democratico e quello economico entrano in crisi. Ne consegue il bisogno del popolo di trovare istituzioni rappresentative cui concedere la propria fiducia. E quando le forze moderate e democratiche sono associate a questa crisi di legittimità del sistema, sono inevitabilmente i partiti populisti ed estremisti a trarne beneficio.

Non sorprende, dunque, che nonostante gli sforzi compiuti dal governo e dalle altre forze politiche per minimizzare l’influenza del movimento neofascista Alba Dorata, questo partito estremista sia rimasto integro. Non solo, ma gli ultimi sondaggi pubblicati mostrerebbero che il partito è forte. Sin dall’arresto dei suoi leader alcuni mesi fa, le proiezioni danno Alba Dorata a uno stabile 10-12%. Se le cose non cambieranno, è molto probabile che i neonazisti alle prossime elezioni diventino il terzo partito in Parlamento. Questo è un pericolo reale non solo per la Grecia ma anche per gli altri paesi europei. Suona un segnale di allarme per tutte le forze democratiche e progressiste europee. Questo perché ciò che accade in Grecia non rischia di non essere un caso isolato.

Già a livello dell’Unione, le forze estremiste e populiste si stanno avvicinando per formare un robusto fronte reazionario contro le prospettive di un’Europa più unita, per bloccare ogni iniziativa volta a rafforzare l’integrazione. L’obiettivo sarebbe “ri-nazionalizzare” l’Europa. Se le forze progressiste e democratiche permetteranno ciò, l’Europa correrà il rischio di un “ritorno al futuro” del suo triste passato di frammentazione e conflitto.

 

 


Foto: © European Union 2014 - European Parliament

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