Le passioni della politica. Atti del primo ciclo di incontri

Written by Italianieuropei Wednesday, 21 December 2011 11:47 Print


Dal 3 gennaio in libreria gli atti del primo ciclo di incontri de "Le passioni della politica". Con contributi di Massimo Adinolfi, Leonardo Becchetti, Remo Bodei, Piero Coda, Gianni Cuperlo, Carlo Galli, Agostino Giovagnoli, Mauro Magatti, Luisa Muraro, Andrea Peruzy, Elena Pulcini, Massimo Recalcati.


La politica, oggi come sempre, oggi in modo del tutto peculiare, è chiamata a risvegliare lo spirito della speranza e a organizzare i suoi cantieri.

     — Piero Coda - Speranza



copertina_8_2011Tra politica e antropologia vi è un nesso molto stretto, ma su entrambi i versanti tutto è oggi in movimento. La politica stenta a trovare un nuovo vocabolario in grado di motivare l’adesione a un progetto di senso collettivo; l’antropologia stenta a farsi politica, stenta a trovare cioè le risorse per resistere al suo confinamento negli spazi e nelle forme di un’esistenza meramente individuale. C’è una questione politica e una questione antropologica, e l’una e l’altra sembrano essere la stessa questione. Il primo ciclo su “Le passioni della politica” ha provato dunque ad affrontarle, a fornire elementi di diagnosi e qualche prognosi, descrivendo, perlomeno, le pareti della bottiglia dalla quale bisognerà che prima o poi ci si tiri fuori.

     — Massimo Adinolfi



Il fatto che da anni – troppi – è come se si fosse introiettata la convinzione che i partiti possano riacquistare credibilità quasi esclusivamente sul terreno della maggiore o minore sintonia programmatica con i rispettivi elettorati. In altre parole, che per Gianni Cuperlo è presidente del Centro Studi del Partito Democratico. 19 20 colmare il fossato tra la politica e il paese servano sostanzialmente un ceto di persone oneste e un ottimo programma di cose da fare. Anche in questo caso facciamo a capirci: è ovvio che entrambi i requisiti sono necessari, il punto è se li possiamo ritenere sufficienti. O se, dietro la frattura della quale parliamo, non vi sia soprattutto una enorme difficoltà delle attuali culture politiche a collocarsi nel reale, a smuovere passioni sopite ma non scomparse, a declinare un ordine delle priorità non tanto e solo sul fronte della materialità – le condizioni di vita e tutto il resto – ma del “senso” da dare a un indirizzo, una visione del futuro, una gerarchia delle speranze umane. Non cose di poco conto o di scarso peso quando si tratta di fondare un equilibrio “tra” e “dentro” le persone.

Gianni Cuperlo

La politica oggi opera in un contesto profondamente diverso da quello in cui erano nati e cresciuti i partiti, si erano formate le tradizioni culturali a cui questi si richiamavano e delineati i profili personali della maggior parte dei loro leader. Il contesto è cambiato in quasi tutti i suoi tratti: confini, luoghi, soggetti; è cambiato anche il sottofondo delle certezze scientifiche ed etiche e l’ordine su cui la politica basava talune delle sue scelte più delicate, complici anche le nuove tecnologie, che hanno, per così dire, aperto orizzonti e prospettive totalmente nuovi. Eppure, anche se oggi sembra essere principalmente un grande problema, la politica rappresenta ancora una straordinaria opportunità. Forse mai come in questo momento prendere posizione in difesa della politica può apparire azzardato: viviamo tempi caratterizzati dall’allontanamento, dalla delusione, se non addirittura dal rifiuto verso l’agire politico. Di questi atteggiamenti la politica porta in parte la responsabilità, perché l’antipolitica nasce sempre dagli errori della politica. E il populismo, che dell’antipolitica è la degenerazione più frequente, ne sfrutta abilmente i sentimenti per diventare, esso stesso, la politica dell’antipolitica.

Andrea Peruzy

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