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La rappresentanza degli interessi e l’ipertrofia degli esecutivi

A partire dagli anni Sessanta si è assistito a una progressiva crisi dell’equilibrio tra i poteri dello Stato, accompagnata all’esaltazione della rappresentanza degli interessi privati come unica forma di rappresentanza politica. L’ipertrofia degli esecutivi è causata non solo dall’elezione diretta dei presidenti delle Regioni, ma anche dalla sovrarappresentazione dell’individuo nelle società moderne.

La sfida energetica e ambientale della città di Venezia

Le amministrazioni locali, e in particolar modo quelle più prossime ai cittadini come le amministrazioni comunali, possono svolgere un ruolo estremamente importante per la diffusione delle energie rinnovabili e delle buone pratiche di risparmio energetico. Anche realtà con caratteristiche del tutto peculiari, come la città di Venezia, non possono più sottrarsi alla sfida, per loro ancor più audace, di conseguire elevati livelli di sostenibilità ambientale.

La via umbra alla sostenibilità energetica

In un contesto nazionale caratterizzato da un forte incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, l’Umbria, soprattutto grazie al contributo portato dal settore idroelettrico, può già contare, per il soddisfacimento del proprio fabbisogno di elettricità, su una quota considerevole di energia pulita. L’obiettivo che l’amministrazione regionale si prefigge consiste nel fare dell’intera Umbria un laboratorio per la sperimentazione di un nuovo approccio alla produzione e all’utilizzo di energia rinnovabile, allo scopo di valorizzare ancora di più le realtà produttive locali già attive nel settore e nel tentativo di raggiungere un nuovo equilibrio fra esigenze di sviluppo e di tutela del territorio.

Le Regioni e il futuro delle energie rinnovabili: il caso della Puglia

La sentenza 119 della Corte costituzionale del 26 marzo 2010 ha messo in crisi il sistema di regolamentazione che ha consentito alle Regioni di promuovere le energie rinnovabili nei propri territori. D’altra parte, la nuova programmazione europea garantirà, a queste ultime, ingenti risorse in tema di energia, che ne consentiranno inedite funzioni di indirizzo.

La necessaria armonizzazione della normativa sulle energie rinnovabili

Il quadro normativo relativo alle energie rinnovabili del nostro paese necessita di un urgente e auspicabile lavoro di armonizzazione. Il ritardo del legislatore nazionale e l’iperattività dei parlamenti regionali ha infatti determinato il crearsi di una situazione sempre meno incoraggiante per gli operatori del settore e per gli investitori.

Una prospettiva diversa

Fino a poco tempo fa venivano ancora messe in dubbio l’esistenza del cambiamento climatico provocato dall’aumento della concentrazione in atmosfera dei gas serra e la sua dipendenza dall’attività umana. Solo recentemente il riscaldamento globale è stato riconosciuto come un fatto incontrovertibile. È ora indispensabile non solo individuare gli interventi necessari per contrastare questo fenomeno, riducendo le emissioni di gas serra connesse al modo in cui produciamo, distribuiamo e utilizziamo l’energia; ma bisogna anche governarne l’impatto, stabilendo cosa esso significhi per le comunità e sviluppando azioni di adattamento.

Strategie regionali in tema di ricerca e innovazione. Il caso della Regione Puglia

Nel quadro della globalizzazione i meccanismi di in­novazione e competitività sono interessati da co­stanti trasformazioni. Di questo e delle strategie da adottare abbiamo discusso con Adriana Agrimi e Davide Filippo Pellegrino, prendendo ad esempio il caso della Regione Puglia che, con l’istituzione di un Sistema regionale pugliese dell’innovazione – strumento che integra imprese, ricerca e istituzio­ni e che promuove l’interazione tra tali soggetti – ha dimostrato di voler assegnare alle politiche per la ricerca e l’innovazione un ruolo centrale.

L'attuazione dell'articolo 116, comma 3 e il riequilibrio del regionalismo italiano

Il concreto avvio del “regionalismo differenziato” è essenziale per rivitalizzare l’esperienza autonomistica italiana, fino ad oggi improntata al carattere dell’uniformità, e non più in grado di soddisfare e tenere unite esigenze regionali fortemente diversificate. Nonostante alcuni rischi insiti nella differenziazione, che vanno sempre tenuti in debita considerazione e controllati da parte degli interpreti e degli operatori politici, l’attuazione dell’articolo 116, comma 3 della Costituzione si presenta come un elemento di integrazione e arricchimento del sistema delineato dal Titolo V della Parte II della Costituzione, riformato nel 2001.

Differenziazione e specialità regionale nell'unità e indivisibilità della Repubblica

Il tema della attuazione del cosiddetto “regionalismo differenziato” si intreccia ormai da tempo, nelle riflessioni della dottrina costituzionalistica, con quello – assai più risalente – della crisi delle autonomie speciali e dei tentativi di ripensare le ragioni e le pro¬spettive di tale specialità. La necessità di individuare i limiti costituzionali “comuni” all’asimmetria delle forme e condizioni dell’autonomia regionale, quale presidio dell’unità e dell’indivisibilità della Repubblica, sembra costituire il punto di congiunzione della riflessione sui due temi e, al tempo stesso, la base indispensabile su cui fondare una prognosi comples¬siva del futuro del nostro regionalismo.

Il rendimento istituzionale delle Regioni italiane, un decennio dopo l'elezione diretta

A dieci anni dalla riorganizzazione della forma di governo regionale è lecito interrogarsi sugli effetti di tale riforma. Nonostante la consapevolezza che questa trasformazione sia stata accompagnata da alcuni effetti negativi, non è pensabile proporre un ritorno al passato; è auspicabile invece che le istituzioni nazionali recuperino la capacità di guida del processo di regionalizzazione/federalizzazione. Nella prospettiva, tra l’altro, dell’istituzione di una seconda Camera rappresentativa delle Regioni.
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